minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 83

Oggi scartoffie. Dopo quasi tre mesi di oblio, di proroghe per ogni tipo di scadenza – fiscale, amministrativa, qualsiasi – oggi mi è toccato ricominciare. È ripresa anche questa, d’altra parte, o «Fase 2» come l’abbiamo chiamata finora. Ho costruito, nell’arco di questi ottanta giorni, una bella piletta di carte, man mano che arrivavano o che le trovavo, depositandole lì in nome del poi. E lo stesso con le mail, etichettate per poterle ritrovare in ordine e via, in un angolo. E senza leggerle. Le telefonate che accompagnavano le scartoffie, invece, sono andate sparendo da sole, a fianco del lockdown che prendeva piede in modo inversamente proporzionale. Devo dire che è stata una delle cose positive di questo periodo: potersi occupare di sé, degli altri, dedicarsi alle spese alimentari, sì, ma davvero a poco altro. Ed è pur vero che di soldi ne sono entrati pochini, per non dire quasi niente, ma ne sono usciti anche meno, rispetto al solito. Unica spesa costante, l’affitto e le utenze, il resto tutto rimandato. Mi ero concesso solo la revisione e il cambio delle gomme dell’auto e della motoscurreggia ma era solo per cogliere l’occasione di andare in giro, non per le cosa in sé. Non male. Non male no. Nel frattempo, la piletta di carte ha raggiunto il proprio massimo statico e ne ha generata un’altra ma io, saldo, indifferente. Se persino le scadenze delle patenti sono state proprogate, perché mi devo agitare? Le mail accatastate hanno raggiunto la tripla cifra e io niente, avanti col minidiario e il cosare di testa. Poi arriva la «Fase 2», il 4 e poi il 18 maggio e io a pensare ai viaggi che farò, a dove è concesso andare, mica alla piletta. Alle pilette, anzi. Poi, da questo lunedì, qualcosa è successo: sono ripartiti gli altri. Io non ancora ma loro sì. C’è voluta una settimana dal 18, immagino per mettersi a norma, cominciare a rodare, mettere i séparée tra le scrivanie, infilare i guanti, compilare i moduli, ma poi sono tornati. Salve, ha visto la mail? Non abbiamo ricevuto… Lei sa quando potrà liberare… Ci darebbe una data? È in scadenza… Merda, se ne sono accorti. Posso far finta di niente? No abla, no entiende. Nono, il mio nome è Aieie Brazorf. Non credo, non per molto. D’altronde, vuoi la libertà? Allora questo è uno dei prezzi, le scartoffie. In carcere sei tranquillo, da questo punto di vista. Certo, hai una miriade di altri problemi dalla sveglia alla luce che si spegne, ma questo no. E allora sia: scartoffie, via col contest.

Prendo la piletta per le corna, comincio dall’alto e cerco di essere inesorabile. Ma al secondo documento è già chiaro: sono rallentato. Ho perso l’allenamento. E non ricordo assolutamente nulla. Ah sì, c’era una cosa che dovevo fare, mi pare, ma. No. Bene, sarà dura ma da qualche parte bisogna ricominciare, è come rifarsi gli addominali dopo anni di disinteresse, le prime volte sono da spasmo. Poi di solito si molla, lo so, ma io ce la farò. Avanti con gli addominali, e il fiato, della burocrazia, dei documenti e delle scadenze. In ordine di urgenza: IMU e TASI. D’accordo. Faccio il punto, c’era una variazione, la ricordo, poi abbiamo fatto un cambiamento, bene, poi ci sono le posizioni di persone a me vicine che comunque seguo io, d’accordo, le metto in fila. Non ricordo alcune cose ma il commercialista c’è per quello. Lo chiamo, è un amico, ci siamo anche sentiti nel periodo di clausura ma per raccontarci gli stati d’animo, non per le incombenze. Parliamo qualche minuto, è rallentato anche lui, lo siamo in due, non ricordiamo nulla di quello che c’eravamo detti. Ottimo. Ridiamo. Seconda scadenza: dichiarazioni dei redditi. In fila: fatture, spese sanitarie per detrazioni, erogazioni liberali, servono le certificazioni, poi le detrazioni per lavori, poi l’affitto, poi gli accessi al sito dell’Agenzia, il cassetto fiscale, i contributi, i contributi dei dipendenti, c’era una lettera del condominio, mi pare, qualcosa del genere, otto, cinque, due per mille. Richiamo il mio amico, ridiamo di più. Dobbiamo rodare, eccome. Rimettiamo in fila almeno alcuni principi generali, questo è da pagare, questo no. Almeno. Vado avanti da solo. I bolli delle auto, giusto. La risposta al notaio. Il trasloco dei mobili, era per la fine di aprile. E le nuove ante delle finestre, ordinate e pagate, chissà se hanno ripreso. E l’abbonamento al basket? E i cinque voli aerei che mi sono saltati in questo periodo? E i biglietti dei concerti? Perché va detto, a soldi incassati tutti zitti, eh? Io non ho emesso nemmeno una fattura da febbraio, dovrei farlo, meglio che ne parli, prima. Le spese condominiali! Caz… Presto, un riepilogo. E dovevo fare una radiografia, senza fretta mi aveva detto il medico, per forza caro. Si potranno fare, ora? Dalla piletta escono ricevute delle farmacie, bollettini MAV e bollettini normali, atti notarili, certificazioni bancarie, la modulistica di acquisto dei BTP del covid, un successo, saldi da pagare, affitti, F24, autocertificazioni e la pianto qui perché potrei andare avanti per molto. Le pilette adesso sono diventate un tappeto, ricoprono metà casa, raggruppate per tipo. Perché per un’invasione serve avere prima un piano dettagliato e io l’avrò, perdio, l’avrò. Come avrò degli addominali formidabili. Grazie a dio è venerdì.

I giorni precedenti:
giorno 82 | giorno 81 | giorno 80 | giorno 79 | giorno 78 | giorno 77 | giorno 76 | giorno 75 | giorno 74 | giorno 73 | giorno 72 | giorno 71 | giorno 70 | giorno 69 | giorno 68 | giorno 67 | giorno 66 | giorno 65 | giorno 64 | giorno 63 | giorno 62 | giorno 61 | giorno 60 | giorno 59 | giorno 58 | giorno 57 | giorno 56 | giorno 55 | giorno 54 | giorno 53 | giorno 52 | giorno 51 | giorno 50 | giorno 49 | giorno 48 | giorno 47 | giorno 46 | giorno 45 | giorno 44 | giorno 43 | giorno 42 | giorno 41 | giorno 40 | giorno 39 | giorno 38 | giorno 37 | giorno 36 | giorno 35 | giorno 34 | giorno 33 | giorno 32 | giorno 31 | giorno 30 | giorno 29 | giorno 28 | giorno 27 | giorno 26 | giorno 25 | giorno 24 | giorno 23 | giorno 21 | giorno 20 | giorno 19 | giorno 18 | giorno 17 | giorno 16 | giorno 15 | giorno 14 | giorno 13 | giorno 12 | giorno 11 | giorno 10 | giorno 9 | giorno 8 | giorno 7 | giorno 6

Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 83

  1. Cunial for President

    La notizia del giorno è che, allo stato attuale dell’arte (mancano pochissimi giorni, del resto, ed è arrivato il tempo di tirare le somme) restano confermate le riaperture dal 3 giugno, con la riapertura della mobilità interregionale in attesa che – con modalità variabili e ancora incerte – da metà giugno si possa tornare a circolare liberamente anche all’interno dell’Unione europea. In tutto questo, nel contest per la maglia nera tra le situazioni locali in Italia, la Lombardia continua a stracciare qualsiasi altro ipotetico concorrente dello show: siamo la regione col PIL più alto d’Europa e facciamo il 70 (dico il SETTANTA) per cento dei nuovi contagi italiani. E gli altri, invidiosi, sono ancora lì a pettinare le bambole…
    Figuriamoci se, a fronte di questa inesausta produttività, qualcuno può provare a romperci i coglioni con ulteriori lacci e lacciuoli. Oddio, qualcuno in effetti ci prova, come ad esempio la Procura della Repubblica di Bergamo, che ha convocato l’assessore Gallera come persona informata sui fatti per varie vicende legate alla gestione del covid, inclusa quella della mancata istituzione delle “zone rosse” in val Brembana. La risposta è stata che “aspettava che si muovesse il Governo”. Per quanto mi riguarda, è il perfetto equivalente di quando agli esami, nel momento in cui lo studente non sa rispondere alla domanda sul motivo per cui è stata adottata una certa normativa, risponde “ce lo chiede l’Europa”. Applausi, sipario, colpo di pistola.
    Da lunedì qui a Brescia riapriranno palestre e piscine. Mi domando chi mai avrà voglia di andarci. Oddio, la voglia di andare a fare una nuotata ce l’avrei anche, ma il coraggio? Anche qui, la psicologia conta e ora come ora di transitare in uno spogliatoio necessariamente umido e stare in vasche dove la distanza difficilmente potrà essere rispettata un po’ mi inquieta. Del resto, devo anche smetterla di proiettare me stesso sugli altri, visto che ormai è conclamato che non (la) pensano come me e sicuramente non agiscono come me.
    A proposito di persone che sicuramente non la pensano e non si comportano come me, grazie alla inesauribile generosità del mio amico F. ho potuto apprezzare un personaggio della nostra scena politica che in precedenza non avevo sufficientemente inquadrato. Si tratta di Sara Cunial, parlamentare attualmente del gruppo misto ma eletta coi Cinque Stelle, nota per le sue posizioni pacate come quella in cui, qualche tempo fa, aveva definito i vaccini un “genocidio gratuito”. L’onorevole Cunial, per chi se lo fosse perso, il 24 aprile si profondeva in una perorazione intensa contro le misure liberticide del Governo in materia di covid, concludendo la sua performance con la voce rotta, lamentando la distruzione dei “diritti fondamentali, naturali e costituzionali” mentre strappava drammaticamente un foglio che rappresenta il DPCM (non un DPCM preciso, direi l’idea stessa del DPCM). Nell’ultimo intervento in Parlamento riesce a mettere insieme vari classici del complottismo come le congiure ebraiche, il nuovo ordine mondiale, gli oscuri piani di Bill Gates per vaccinare l’intero Pianeta e controllare le nascite (mi sfugge onestamente il nesso e sono incerto circa il fatto che il controllo delle nascite sia o meno considerato da Cunial un fine in sé negativo) e ovviamente i danni del 5G.
    Mi verrebbe – così, per curiosità – voglia di chiederle un paio di cosette, magari a partire dai fondamenti del diritto costituzionale, ma non vorrei poi essere tacciato a mia volta di “scientismo della Santa Inquisizione da salotto televisivo” e quindi per ora mi taccio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *