Nel 1916, il giovane medico Mihail Bulgakov, appena laureato all’università imperiale di Mosca e abituato alle piacevolezze della capitale e del teatro Bol’šoj, venne mandato a esercitare la professione di medico condotto nel villaggio di Nikol’skoe, nel governatorato di Smolensk. Ovvero, la morte civile e professionale per un giovane ambizioso come lui.
Da quella esperienza nacquero i «Racconti di un giovane medico», otto racconti scritti nel 1917 che narrano quell’esperienza di un neolaureato in medicina messo a capo di un piccolo ospedale di campagna in Russia, tranne uno che si riferisce invece a un periodo successivo nella vita dello scrittore.
Da quei racconti, poi, è stata tratta una serie televisiva nel 2012, «Appunti di un giovane medico», che narra la vita del medico agli inizi in un piccolo ospedale di campagna e poi, da adulto e affermato, a Mosca. Con piglio umoristico e tragicomico (in senso russo, si badi bene), il racconto segue le vicende di un paese che prova a modernizzarsi e nel frattempo la parabola di un giovane ambizioso che prova ad affermarsi. Sia i racconti che la serie sono particolarmente ben riusciti (e terribili, per ironia e narrazione macabra), consiglio caldamente entrambi, la stessa vicenda del medico adulto che guarda a se stesso giovane con spirito e comprensione è davvero ben raccontata sia con le parole che con le immagini. Una delle prime scene, in cui il dottore deve amputare una gamba a una paziente con un seghetto arrugginito e sdentato, è da antologia.
Se recuperare la serie tv è cosa che non mi compete, segnalo che per la miseria di un euro e novantanove centesimi è possibile acquistare un bel volumone in formato elettronico, «Romanzi e racconti», che contiene a un prezzo vergognoso tutti ma proprio tutti i tesori di Bulgakov. E poi c’è gente che si lamenta del prezzo dei libri…