da “Para vivir mejor” al pinochettismo in quattro anni senza passare dal via

A fine dicembre del 2021, davvero incredulo, festeggiavo la vittoria di Gabriel Boric alle presidenziali cilene. Ma da non credere, giovane, progressista, sostenuto da partiti di sinistra ed estrema sinistra, con un programma di riforme poderoso, compresa la costituzione. In Cile? Da non credere, infatti.

Quattro anni dopo, ora, ha stravinto il suo avversario di allora, José Antonio Kast: candidato di estrema destra, “disgustoso fascista sostenitore di Pinochet, omofobo e contro ogni forma di immigrazione” dicevo allora e confermo. Che ha imparato la lezione di quattro anni fa, ha attenuato i toni pinochettisti, ha puntato come ogni destrorso su criminalità, sicurezza, immigrazione e, complice il deludente mandato di Boric, s’è preso il paese. Ecco, adesso sono meno incredulo.

Certo, il discorso è complesso e Boric non aveva certo vinto perché il paese fosse diventato socialista e progressista, figuriamoci, come probabilmente ora non è diventato (del tutto) fascista. Certo è che il mandato di Boric, che ha puntato tutto in una fase iniziale sulla riforma costituzionale, poi sonoramente bocciata dal popolo, è stato caratterizzato da un ridimensionamento generalizzato delle intenzioni politiche, il che ha portato poi a un risultato complessivamente deludente. Complice il riposizionamento di Kast, ecco il solito Cile. Quello che mantiene l’intitolazione della Carretera austral a Pinochet senza fare troppe pieghe e che senza troppi timori passa da sinistra a destra, estrema, in quattro anni.

Ultima nota: in Cile questa volta è stato sperimentato il voto obbligatorio. Ovvero, chi non vota paga multa. Ed è così che ha votato il doppio delle persone che avevano votato all’ultima tornata elettorale, presumibilmente quindi anche una certa sostanziosa quantità di persone poco interessate, sulle quali probabilmente la proposta di nuove prigioni, espulsioni di immigrati, maggiori diritti alla polizia deve aver fatto presa. Probabile che questa cosa del voto obbligatorio cominci a prendere piede, in qualche forma seppur non così esplicita. Comunque, per fortuna nel Cile progressista di Boric ci sono stato: che bella aria c’era… (seee).

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