laccanzone del giorno: Metric, ‘Dark saturday’

Darcdarcdarc, ogni promessa è debito: la promessa è il primo singolo, qua sotto con video girato con smartphone, e il debito è il disco a settembre.

Metric, Dark saturday, il disco è annunciato per il 21/9. Come dice Emily Haines, “le chitarre tornano in auge” ed è vero, a sentire le premesse: l’anda richiama Fantasies e questo è solo bene. Molto bene. Soddisfatto, anelo.

Lemmetti vuole stare comodo

Roma intrattiene rapporti di pseudo-gemellaggio con Parigi ma non disdegna, giustamente, il colloquio con Londra, nonostante la Brexit.
Per questo motivo, il rappresentante speciale di Londra presso l’UE, Jeremy Browne (al centro nella foto), era a Roma il 25 luglio scorso. Naturalmente è stato ricevuto con piacere dai rappresentanti del Sindaco di Roma, il vicesindaco Bergamo (a destra nella foto) e un attempato fan dei Metallica.

Ah, no, è l’Assessore al Bilancio Gianni Lemmetti. Molto appropriato, elegantone.
Promuoviamo l’eccellenza e l’eleganza italiana, sempre, e la profonda conoscenza musicale che ci appartiene: almeno i Jethro Tull o, che so, i Cream. No, lui spurtivo.
Pubblicato dall’account ufficiale del Comune di Roma, tra l’altro.

english people on the beach

The Great British Seaside è la mostra fotografica che illustra, fino al 30 settembre, il curioso rapporto tra gli inglesi e le spiagge.

Whistling sands, Pothoer, Aberdaron, 2004. (David Hurn, Magnum Photos)

Curioso perché se per noi spiaggia è sinonimo di costume da bagno, per loro si sposa invece anche con cappotto, maglione, stivali e così via.

Brighton, East Sussex, 1967 circa. (Tony Ray-Jones, National science and media museum/Sspl)

E ascoltare dischi, perché no? Anche perché, 1967, voleva dire ascoltare per la prima volta Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Something Else by the Kinks e, voglio dire, Surrealistic Pillow. Ovvio che uno si portava il mangianastri in spiaggia.

Tra i lavori fotografici, anche alcune foto di Martin Parr.

una delle ragioni per cui non vedremo Sherlock per un bel po’

Ammesso che lo si riveda, tra l’altro. La ragione, attuale, si chiama Patrick Melrose.

Cumberbatch interpreta un alcolista, mentalmente instabile e con difficoltà nei rapporti umani, praticamente Sherlock senza la deduzione: ovvero, i ruoli che meglio si attagliano all’attore, Dottor Strange uguale, il cattivo di Star Trek idem, Amleto pure. Vista la prima, non male, anzi, posso consolarmi dell’attesa vana, sebbene si tratti di miniserie e durerà solo cinque puntate (dai romanzi di Edward St Aubyn).

balla balla ballerina

Non si è parlato molto dei mondiali di calcio, da noi, perché se non c’è l’Italia è un po’ come se i mondiali non ci siano. Certo.
Ma i mondiali c’erano e quando giocava la Russia, paese ospitante, al Bolscioi accadevano anche queste cose (la foto è di Bruna Gaglianone):

Naturalmente è impossibile non pensare a Degas:

La foto originale, se possibile, è ancora più ballerinesca:

E la risposta della rete non si è fatta aspettare:

Giusto.

don’t wanna hold hands and talk about our little plans alright!

Ci sono cose che uno dovrebbe ricordarsi, prima di andare in mezzo agli inglesi: primo, che quando loro andavano nudi vestiti solo di pelle di coniglio, noi già si ammazzava un Giulio Cesare.

Secondo, che se vai a un concerto a Manchester e pretendi di stare in prima fila o quasi, dovrai vedertela con una bella quantità di liamgallagheri belli decisi ad avere il tuo posto.

Detto fatto: Jet, O2 Ritz, Manchester, lunedì scorso, prima fila o quasi, come da foto.
Confermati anche i liamgallagheri, che non erano necessariamente solo maschi, i quali con atteggiamento amichevole hanno sfoggiato gomitelli, spintonelle, pugnetti e arguzielle da linguaggio corporeo non verbale tutt’altro che disprezzabili: non sarò certo io che mi tiro indietro, viva l’amicizia a cena e le belle cose di gruppo. Ma che fatica. E che scambio di fluidi corporei.

I Jet: concerto clamoroso, potente, ribaldo e ben suonato nonostante i quindici anni da Get born, impossibile stare fermi e impossibile non accettare la sfida inglese.
E terzo, sugli inglesi: ora ho capito, un manchesteriano gallagheriano degli Oasis non potrà mai andare d’accordo con un londiniano albarniano dei Blur (non parliamo di James, figuriamoci), troppa distanza e troppe cose.
Quante cose si imparano, a viaggiare.