gioventù meloniana: il film dell’estate

Ho preso le due puntate dell’inchiesta di Fanpage.it, le ho salvate, unite e ripubblicate su YT. Perché guarda un po’ si fa pure fatica a trovarle, adesso, se non su Frontpage.it, appunto, e nascoste qua e là su YT, mentre dovrebbero essere proiettate nelle pubbliche piazze, come abbiamo fatto ieri sera, un bel po’ tutti insieme.
Così poi nessuno dica che non lo sapeva.

Ciò che inquieta, oltre a tutto quanto già noto e ipotizzabile, è la saldatura tra potere e base inneggiante, ovvero la consapevolezza di come la fedeltà – cori, slogan, dimostrazioni, saluti, obbedienza – senza pensiero critico sia il trampolino per l’assalto alle istituzioni, il comune di Roma da colle Oppio e da lì in su. Gli stessi campi sullo stile di quelli hobbit costringono a una riflessione. E da parte nostra, intendo sinistra, trovare un nuovo modo di affrontare questa cosa, in tutto ciò che va dall’istituzionale al bastone. Perché pretendere una parola di denuncia da Meloni chiaramente, semplicemente, non basta.

fuori dalle balle, finalmente

Dopo quattordici anni e una serie pressoché infinita di danni, tra una settimana i tories inglesi non saranno più al governo. Finalmente.

A differenza di Francia e parecchi paesi europei prima, la Gran Bretagna va se non a sinistra almeno in direzione progressista. Dopo quel criminale deficiente amorale di David Cameron, dal 2010, dimessosi nel luglio 2016 dopo il disastro della Brexit ma attualmente ministro degli esteri, ancora, Theresa May, dal 2016 al 2019, sostituita poi da Boris Johnson, vergognoso tra l’altro pure durante la pandemia, per toccare il fondo con Liz Truss, rimasta in carica solo dal 6 settembre al 25 ottobre 2022, il tempo di far morire la regina, e poi lo scadentissimo Rishi Sunak. Una bella sequela di fetenti disastrosi, complimenti.
Alle elezioni del 4 luglio, il Partito laburista è dato al 41 per cento, contro i conservatori, fermi al 20 per cento secondo le intenzioni di voto. Colpisce la presenza, di nuovo, della destra populista di Reform Uk, il partito di Nigel Farage, che dopo il macello dell’Ukip per la Brexit ancora lo votano.

Bisogna festeggiare. Un giretto. Magari più d’uno, visto che si respira meglio che qui, là. Dopo i Jet, il pretesto potrebbe essere una data del tour di Paul Heaton, che è in giro con Rianne Downey e di supporto gli interessanti The Zutons.

Sì, ci vuole, biglietti da oggi.

no other gods before me versione Louisiana

Jeff Landry è il governatore della Louisiana. Repubblicano anche se si sarebbe capito tra otto parole. Landry ha firmato una legge che rende obbligatoria l’esposizione nelle scuole pubbliche dei dieci comandamenti della Bibbia, con carattere «grande e facile da leggere» e specificando che i comandamenti sono stati «una parte importante dell’istruzione pubblica statunitense per almeno tre secoli».

Certo. Ma come funziona? E perché, soprattutto? Visto che nel 1980 la Corte Suprema aveva giudicato incostituzionale una legge simile e in molti altri stati leggi simili sono state ritirate? Notorietà. La Corte adesso è a maggioranza conservatrice, grazie alle nomine di Trump, e piccoli governatori come Landry non vedono l’ora di finire sui giornali per una qualche causa che arrivi fin là e, chissà, magari avere pure una qualche parte di concessione in questo senso. Per poi capitalizzare il tutto per chissà quale altro traguardo politico e non.

E comunque basta la polemica. Già il fatto che io ne stia parlando qui, a millemila miglia dalla Louisiana, è un risultato. Entrare nel merito è sacrosanto, sia chiaro, ma serve a poco, salvinianamente. Servirebbe spaccare qualche faccia o qualche pensionato in panda che faccia notturna giustizia.

ancora Donald

Una volta i video musicali raccontavano storie strutturate, piccoli film a corredo di una canzone. Non tutti, quelli però che avevano una buona produzione e un budget sufficiente sì. I registi di videoclip erano molto richiesti e servivano buone idee. Oddio, tutto questo valeva anche per le canzoni che, spesso, raccontavano appunto storie, più o meno convincenti. Se ne potrebbero citare centinaia, forse migliaia.

Tra le canzoni più riuscite, Cloudbusting di Kate Bush. Il brano, ispirato dall’autobiografia di Peter Reich, A Book of Dreams, racconta il suo rapporto con il padre Wilhelm, psichiatra e psicoanalista, e, in particolare, i suoi ricordi giovanili riguardo una macchina, il cloudbuster, inventata dal padre per far piovere (e respingere gli alieni, altra storia), e il suo successivo arresto, tra i timori e la frustrazione del figlio. E già sarebbe parecchio per questi nostri tempi così poco creativi. C’è di più.
In collaborazione con Terry Gilliam, Bush scelse Julian Doyle per dirigere il video e fu coinvolto in corsa un grande attore che si poteva prestare: Donald Sutherland interpreta il ruolo di Wilhelm Reich e Kate Bush quello di Peter da giovane. Mica male, eh, per un video? Altro che musicarelli o le semplici riprese di un playback. Scelsero Vale of White Horse nell’Oxfordshire al posto del Maine per ambientare la storia, fecero costruire il cloudbuster al team che aveva realizzato la messa in scena di Alien, e si vede, e vualà: ecco un piccolo film.

Ecco cosa disse Sutherland in un’intervista a riguardo:

«I got into the video because Kate found out from Julie Christies hairdresser that I was staying at The Savoy. She came and knocked on my door. She was so small that when I opened the door I didnt see anybody. I looked down and there she was. She told me she wanted me to play Wilhelm Reich. I wanted to be able to create a character that could hold a child by his feet and hit him against the side of a building and turn his head into a squashed pumpkin, which is what we did. So it so profoundly impressed me that she wanted to do that. I adored her. I thought she was great».

Beh, tante cose insieme e tutte direi abbastanza notevoli.

chi è andato alla spa col bonus?

Non abbiamo vinto abbastanza le europee, evidentemente:

Cito da Il Post: «la Commissione Europea ha raccomandato l’apertura della procedura per deficit eccessivo per Italia, Francia, Belgio, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Malta. Significa che questi paesi hanno superato nel 2023 la soglia consentita dalle regole europee per il disavanzo dello Stato, la differenza tra entrate e uscite che se negativa fa aumentare il debito pubblico», la soglia è il tre per cento. Alcuni paesi europei hanno sforato lo stesso limite, di poco, ma non sono stati segnalati per motivi validi: l’Estonia, al 3,4 per cento per esempio, deve sostenere consistenti spese militari non previste per quel problema che abbiamo a est.
Per capirci, ecco un comodo schema riassuntivo per capire dove ci troviamo:

Già, i peggiori, quasi all’otto per cento di deficit. E in buona compagnia. Naturalmente sarà colpa di quelli prima, come sempre, e avanti così fino a Remolo. Sarà un autunno difficile.

la musica delle stagioni, primavera 2024

Ventiseiesima stagione che si conclude, ventiseiesima compila.
Cinquantanove brani come al solito in equilibrio tra novità, scoperte, ascolti occasionali che a un primo momento sembravano dire qualcosa e poi dopo chissà. Tre ore e trentanove di musica da ascoltare per percorrere esattamente a piedi la distanza tra Lentignano e il Passo dello Scopetone facendo il moonwalking.

Mettere le cuffione come i due signori qui sopra e godersi la musica, ammesso che sia da godersi. Oppure fare qualsiasi altra cosa, che va bene lo stesso e forse anzi meglio. Se il vertice musicale della stagione dal vivo è stata quattro tizi con strumentazione metal e il cantante che ha interpretato le parti vocali strizzando un porcellino di gomma nel microfono, allora la compila sarà di conseguenza. Come è giusto che sia.

L’estate ha già un suo programma e chissà che porterà. Ma non sminuiamo, qualcosa c’è, a cominciare da Hella good a tutto volume, Big star, Wings, LUMP eccosivvia.

Le compile vere e proprie: inverno 2017 (75 brani, 5 ore) | primavera 2018 (94 brani, 6 ore) | estate 2018 (82 brani, 5 ore) | autunno 2018 (48 brani, 3 ore) | inverno 2018 (133 brani, 9 ore) | primavera 2019 (51 brani, 3 ore) | estate 2019 (107 brani, 6 ore)| autunno 2019 (86 brani, 5 ore)| inverno 2019 (127 brani, 8 ore)| primavera 2020 (102 brani, 6 ore) | estate 2020 (99 brani, 6 ore) | autunno 2020 (153 brani, 10 ore) | inverno 2020 (91 brani, 6 ore) | primavera 2021 (90 brani, 5,5 ore) | estate 2021 (54 brani, 3,25 ore) | autunno 2021 (92 brani, 5,8 ore) | inverno 2021 (64 brani, 3,5 ore) | primavera 2022 (74 brani, 4,46 ore) | estate 2022 (42 brani, 2,33 ore) | autunno 2022 (71 brani, 4,5 ore) | inverno 2022 (70 brani, 4,14 ore) | primavera 2023 (74 brani, 4,23 ore) | estate 2023 (53 brani, 3,31 ore) | autunno 2023 (92 brani, 6,9 ore) | inverno 2023 (76 brani, 4,5 ore) | primavera 2024 (59 brani, 3,4 ore) |

Dai che si lavora per l’autunno.

eliquizio d’estate

Alle 22:51 di oggi l’allineamento dei corpi celesti, secondo la processione che da lungo tempo regola la successione delle stagioni come le conosciamo, e stavolta abbiamo pure avuto una robusta mezza stagione prolungata, sempre a lamentarsi, secondo dicevo la cuspide azimutale da stasera è estate.

Finalmente si può rimbecillire più del solito, riposare la testa da chissà quale fatica intellettuale, lavorare col notebook in spiaggia, ascoltare i tormentoni, assumere più liquidi e vestirsi leggeri. Tra tutte, senz’altro la stagione meno interessante. Beh, ai tre quarti di mondo australe che non rompono i maroni, buona estate. Agli altri, un casso.