Fine anno, tempo di bilanci. Tempo di Wrapped su Spotify.
Che dire? Ringrazio la mia famiglia, tutti quelli che mi vogliono bene e, ovviamente, gli amici del baretto. (In realtà meno bene, l’anno scorso avevo totalizzato 52.483 minuti, molto molto meglio. Più impegno, trivigante, su). Prima posizione: Metric. Nei cinque, Vivaldi e Cardigans. Simple song degli Shins la canzone più ascoltata.
Alla luce di una piccola prova che ho fatto, devo rivedere parzialmente alcune mie affermazioni dell’altro ieri sulla dotazione finanziaria dei parlamentari italiani per l’acquisto di devices tecnologici: cinquemilacinquecento euro è poco, molto poco, non ci si compra quasi nulla. Un paio di cuffiette, ecco, manco le rotelle del mac pro.
Vedere il totale. Certamente ben spesi per un tera e mezzo di ram, utilissima.
La scorsa legislatura la dotazione per l’«aggiornamento tecnologico» per ogni deputato era di 2.500 euro. Il 24 novembre una delibera dei questori Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, Alessandro Manuel Benvenuto della Lega e Filippo Scerra del Movimento 5 Stelle ha portato il rimborso a 5.500 euro (+120%) per l’acquisto di portatili, tablet, cuffie, monitor. Il limite sui monitor nell’ultima legislatura era 32 pollici, ora sono 34. Meno male.
Non è finita. Fino alla legislatura appena conclusa erano previste delle penali su questi fondi, che venivano decurtati in caso un parlamentare non partecipasse ad almeno il 50% delle sedute in aula o non presentasse almeno l’80% delle proposte di legge o degli atti ispettivi in formato elettronico, per risparmiare sulla carta. E ora? Sparite, che domande. Ma tranquilli, meno deputati, meno costi.
«È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione», dice il saggio. Ed è vero, perché servono tutte queste cose insieme per fare anche una cosa che pare piccola ma non lo è:
E direbbe il marketing: viaggia nel tempo, ringiovanisci di cinque anni; torna a non sapere cosa sia il covid, gioca 3-8-42-48-61-72 al superenalotto nel concorso nº142 del 26 novembre 2022.
Tanto carucce, peccarità. Ma chi glielo spiega che quel posto così bello, così fotogenico, con tutti i parallelepipedi di cemento uno alto uno basso tutti belli allineati, altro non è che il memoriale per le vittime dell’olocausto? So’ rregazzi, anzi regazze, è per quello? Mah, in parte, per lo più perché è Berlino a essere così: «è una città difficile, da capire e da attraversare. In generale, i luoghi restituiscono in parte o per il tutto quello che uno va cercando, secondo la propria sensibilità. In particolare, Berlino rimanda memorie e suggestioni diverse a seconda del proprio grado di consapevolezza, è possibile andarsene in giro alla ricerca dei noinuntnoinluftballons e del kabaret oppure trovare l’orrore e la devastazione a ogni angolo di strada, come è ugualmente possibile seguire le orme di Alfred Döblin oppure di Totò e Peppino che, si sa, si divisero a Berlino. È possibile, ovviamente, anche non vedere nulla. Berlino restituisce a seconda di ciò che uno ha dentro». Bello quando uno, io, le cose le ha già dette e si può citare. Forse tendo a ripetermi. Credo sia ancora vero, se poi le fanciulle di tinder sappiano ed esticazzino o non sappiano proprio, io dir non saprei.
A Montreal hanno inaugurato un bel mural, bello grande.
E bene così, perché Leonard Cohen è stato un cantautore profondo, poetico e di grande valore, umanamente un gentiluomo, ne son contento. Delle mie cinque canzoni e del suo disco prediletto ne ho detto qui. Ora resta solo andare in Québec.
Fermo restando che secondo me in Qatar manco bisognava andarci, una volta lì le regole sono abbastanza ferree in termini di morale.
Che vabbè, perché mai sarà vietato vestire magliette con la stella… Più interessanti sono le cose vietate (vado in ordine): bere alcool, l’omosessualità, l’impudicizia, bestemmiare, non rispettare i luoghi di culto, fare casino, frequentarsi a scopo amoroso, fare foto senza chiedere.
Ora, almeno una cosa: il calcio di per sé spinge ad almeno quattro di queste cose, ma con decisione. Anche cinque o sei, a voler andare appena appena più in là, magari attorno allo stadio. Non so, io dico a chi è là: fatele. Fatele tutte.
Il cacciatore uccide sempre per giocare, diceva quello, di certo il rapporto tra cacciatore e cacciato si basa sull’equità, o perlomeno su una certa parvenza di essa, sulla sfida fisica, atletica, sull’astuzia della preda e del predatore e là dove la preda supera in velocità o altro il cacciatore, è giusto che abbia la libertà che si è guadagnata, a fronte di una situazione senza mezzi troppo impari. Infatti.
Volete fare i safari, o idioti? Massimo con un bastone e a piedi, maledetti. Poi vediamo.
No, non Luther la serie, stavolta. Stavolta proprio il monaco riformatore. Capita che come avevo raccontato abbiamo cominciato a postare la nostra enorme collezione di calamite e per caso, oggi, per un caso di numero di post, allineamenti, numero di colonne e righe, Lutero e sua moglie Katharina von Bora, anzi la loro calamita, si sono allineati con la parte sopra.
La parte sotto no, sarebbe stato troppo. Ma è una cosa che dura un niente, son cose che noto io, forse non è già più così.
facciamo 'sta cosa
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