L’Emilia Romagna tiene e per cinque anni non se ne parla. Bravi!
Due elementi, a caldo: confrontando i dati delle due coalizioni, la differenza percentuale tra le due è di soli tre punti. Il resto lo fa la lista Bonaccini, che viene quindi apprezzato a differenza della Borgonzoni. Di fatto, dunque, la differenza l’hanno fatta i candidati, in particolare la destra presentandone uno francamente impresentabile. Tenerne ben conto per il futuro. Secondo, l’elettore – non emiliano di nascita, giudicando l’accento – che stamattina ho sentito dichiarare di aver votato Lega «per cambiare». Alla domanda se fosse quindi scontento dell’amministrazione del centrosinistra ha risposto: «la Regione è amministrata benissimo», dunque è cambiare per cambiare. Incomprensibile, per me, ma tenere ben conto anche di questo. Detto ciò, ora festa. E a sinistra: coraggio!
Georges Blind, partigiano francese, arrestato nell’ottobre del 1944.
Blind non fu fucilato o, almeno, non fu fucilato in quest’occasione: la foto, scattata da un soldato tedesco a Belfort, ritrae una delle finte esecuzioni che i nazisti misero in atto per costringerlo a parlare. Non riesco nemmeno a immaginare cosa significhi essere esposti a una finta esecuzione, Dostoevskij ne fu traumatizzato tutta la vita e lo racconta spesso nelle sue opere, ebbe attacchi di epilessia per il resto dei suoi giorni. Blind non parlò mai, fu poi portato a Dachau, morì probabilmente in un campo di lavoro in Polonia alla fine di quell’ottobre. Non potrei giurare sul mio comportamento in nessun frangente, probabilmente parlerei subito, probabilmente non mi ribellerei di fronte al sopruso, non sono nemmeno certo di non essere indifferente già adesso. Questo mi preoccupa. Cerco, almeno, di avere memoria, perché – lo spero – nessuno debba mai più subire né vere né finte esecuzioni.
Un ultimo confronto prima del voto, se ancora ve ne fosse bisogno: a sinistra la più recente comunicazione social di Bonaccini, a destra quella di Borgonzoni.
Serve ancora altro? Eddai, cazzo, capisco che lo scritto fitto fitto sarà anche pesante, che si fa tanta tanta fatica a leggere, ma mica si può mandare in vacca anche questo, no?
Ancora sulla scomparsa di Terry Jones: una parte non trascurabile del bello delle persone che interpretano, girano, scrivono, pensano, dicono, diffondono, immaginano cose significative è che quando, purtroppo, se ne vanno a noi resta la possibilità di rivedere, rileggere, riascoltare ciò che ci hanno lasciato. Pare una banalità a dirla o leggerla ma non lo è. Una nuova assunzione di numerose puntate del Flying Circus mi ha sì portato la malinconia per la morte di Jones e per il fatto che oggi nessuno è all’altezza di quelle meraviglie ma me la sono anche fatta addosso dal ridere, come accade tutte le benedette volte. Quindi? Grazie Terry Jones e grazie a tutte le persone come Terry Jones. Un accidenti, invece, al tristo mietitore e alla mousse di pesce.
A margine, rimando a una cosa che avevo scritto in riferimento alla scomparsa di un altro Monty Python, Graham Chapman, indimenticato.
Cofondatore dei Monty Python, portatore di una comicità ricca di leggerezza e piacere, stralunata, mi mancava già. Con Cleese secondo me il più divertente, il suo suonatore di clavisorcio resterà sempre nel mio cuore. E il fatto che cogliesse ogni opportunità per recitare nudo, meglio se a sproposito, mi fa ridere ogni volta.
La BBC ha affisso, per promuovere la nuova serie Dracula, svariati cartelloni abbastanza incomprensibili.
Bene i paletti, quelli sono chiari, ma il resto non molto. Il colpo di genio, però, è quando viene buio, ovvero l’ora dei vampiri.
S-t-u-p-pee-nd-o. Qui un time lapse del tutto che chiarisce ancor di più. Pare purtroppo che la serie, nonostante la presenza di Mark Gatiss e Steven Moffat – ovvero Sherlock per i più avvisati -, non sia all’altezza del proprio cartellone.
I Counting Crows sono una band californiana che per tre anni, tra il 1993 e il 1996, ovvero tra il primo e il secondo disco, non sbagliò un colpo. Il cantante e autore principale, Adam Duritz, sebbene fosse piuttosto impegnato ad accompagnarsi alle donne del cast di Friends e ad apparire in qualche puntata, ebbe il suo picco creativo. Ne ho detto qualcosa brevemente qui, in occasione di un’uscita importante. Comunque, il primo disco fu fenomenale, August and Everything After, e il secondo pure, Recovering the Satellites, sebbene abbia incontrato meno il favore del pubblico e della critica (ma non il mio), perché un pochino più intimo ed emotivo. Dopo il 1996, per quanto ne so io, non hanno più azzeccato un colpo: prima tutto, dopo niente. Succede.
Ma in quegli anni le vette furono molte, per dire: Mr. Jones, Perfect Blue Buildings, Raining in Baltimore, Goodnight Elisabeth, A Long December e altre, tra le quali laccanzone di oggi è Omaha. E Omaha, in Nebraska, somewhere in Middle America, era una metafora e una chiave di lettura dell’America di quegli anni, dritti to the heart of matters. I testi dei Counting Crows son tutt’altro che banali, sono significativi esercizi di scrittura di buon valore. Omaha forse non è il pezzo più esplosivo o memorabile dei Counting Crows ma è un gran bel pezzo, la fisarmonica accompagna una ballatona che da quasi trent’anni mi fa sempre piacere sentire. Li ascolto con affetto perché io c’ero e li ricordo passo-passo, il primo, poi il secondo disco, poi gli altri, e ricordo che saltai un loro concerto a Milano perché il giorno dopo mi sarei laureato. Ma son cose che si capiscono dopo, avrei fatto bene ad andare.
Credo sia la storia di una spedizione nello spazio profondo che viene intercettata da quel tipo di alieni sempre interessati a inserire sonde negli orifizi umani. O forse no: «In Terrore anale, Preciado riscrive la storia della sessualità spostando la narrazione sul punto cruciale della questione. La riscrive a partire dall’ano. Muovendosi sul terreno complesso del dibattito filosofico intorno alle idee di Foucault, Marx, Deleuze, Guattari e Hocquenghem, Preciado individua nell’ano il superamento dei limiti anatomici imposti dalla differenza sessuale». Anvedi, chissà che dice Marx dell’ano. Sì, è un libro vero.
Speriamo che il voto vada come deve andare, soprattutto dopo le parole di ieri del segretario della Lega dell’Emilia Romagna: «Il programma di Lucia [Borgonzoni] è stato fatto insieme ai governatori del Veneto e della Lombardia con un modello che preme verso la sanità privata». E non contento: «Qui in Emilia Romagna è un tabù, ma in Lombardia le prestazioni private sono il 50%, in Emilia Romagna solo il 20% e quindi bisogna procedere anche in questo senso». Poi vedete voi.
Se l’uscita di Harry e Meghan dalla famiglia reale l’avessero inserita nella sceneggiatura di The Crown l’avrei trovata del tutto improponibile.
E la cosa ha appena soppiantato lo scandalo del principe Andrew e delle minorenni chiamate per i massaggi. Non così improponibile ma insomma, poco ci manca. La soap continua, realtà batte largamente finzione, un bell’articolo di David Randall a questo proposito. È la serie più longeva al mondo, alla fine.
facciamo 'sta cosa
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