elezioni europee 2024: cinque, pirati modesti poeti

Ecco, il servizio è quasi finito, grazie. Mi sono tenuto in fondo i più belli, in fondo in fondo il più bello di tutti, ne valeva la pena. Citandomi, “fedele alle funzioni di servizio, l’Ufficio Analisi Elettorali, sezione Europea (UAE-E) di trivigante prosegue la sapida disamina dei simboli elettorali depositati per le elezioni di domenica prossima”, vabbuò. Ecco l’ultimo giro.

Anche il simbolo di Italia Moderata è l’ennesima volta che viene presentato, e il suo fondatore, socio unico, ispiratore e amministratore Antonio Sabella insiste nel ricordare, ci tiene, che il suo arcobaleno, poi copiato a mani basse, sia stato il primo di tutti e che nel suo caso alluda a un’alleanza con l’Alto.

Moderati son moderati, va detto. Anche nella scelta dei colori e delle scritte. Forse più Italia Modesta, ecco.
I penultimi due, che vanno necessariamente affiancati. Quello a sinistra è il simbolo di un partito, il Partito pirata italiano, che cinque anni fa si era presentato apparentandosi con il Partito Pirata Europeo, evitandosi così l’onere della raccolta firme. Poi però hanno litigato e allora alcuni pirati italiani hanno costituito l’associazione Pirati che, richiamando lo stesso simbolo – nel tondo piccolo – si sono associati a quello europeo, tagliando fuori di fatto il primo soggetto. La domanda è: ma su cosa avranno litigato? P2P, protocolli, 1080 e 4k? Boh. E in che differiranno i loro programmi? Windows e Linux? La bandana allude alla Federazione dei Giovani Pirata, proprio detta così.

Ed eccomi alla fine e alla vetta, finalmente: il Movimento Poeti d’azione. Loro ci sono da parecchio e lo stesso accostamento da molti anni dei poeti all’azione, non esattamente l’immaginario più diffuso, forse Foscolo e qualche cavallo, Byron, solitamente stanno al tavolo incatenati e ingobbiti. La penna e la spada difendono un tricolore da confezione di affettato – prodotto italiano, quasi – e riportano il nome unico dei poeti: Alessandro D’Agostini.

Anni fa presentò il movimento Giovani poeti d’azione, giusto, poi è cresciuto anche lui e i Giovani sono diventati Poeti d’azione e basta, però maiuscolo. D’Agostini, ovviamente poeta pure lui, con afflato dannunziano spiega il senso: «i Poeti d’Azione credono che i poeti e gli artisti possano mettersi alla guida di un popolo come nella storia ci si sono messi conquistatori, re, rivoluzionari. Sarebbe la rivincita di una oppressione millenaria. La liberazione definitiva dell’uomo prigioniero nel mondo perché prigioniero di se stesso». E io sono d’accordo, guidatemi, o poeti.

E a tutti gli altri: andate a votare, santoddio. Eddai.

elezioni europee 2024: quattro, quasi tutti in attesa di uscire da qualcosa, svegliarsi e chissà poi cosa

Sempre fedele bla bla bla funzioni bla bla servizio, proseguo la disamina dei simboli depositati per le Europee di sabato e domenica, sperando che il loro iddio guardi giù e li castighi come meritano.
Avanti, che siamo quasi sotto, rapidamente. Perché, anche se non sembra, lavori di questo genere sfiancano: prima si ride, poi si abbozza e poi di intelligenza sparsa a piene mani se ne farebbe anche un po’ a meno. Andiamo, dunque.

La combriccoletta che deposita il simbolo di “Base popolare” dichiara: «Lo abbiamo fatto innanzitutto per avere una prima tutela giuridica per il nostro che è un simbolo nuovo; continueremo a usarlo più avanti per iniziative, guardando oltre le elezioni europee», quindi niente scheda stavolta ma, comunque, ci sono. Se il simbolo è nuovo, vecchi sono gli ingredienti: gli ex parlamentari Lorenzo Dellai, Giuseppe De Mita, Mario Mauro e Gaetano Quagliariello, l’ex presidente della regione Marche Gian Mario Spacca. Sai mai che poi si aprano spazi, meglio essere pronti. A me ricorda certe cassette che usavo negli anni Ottanta per registrare Duran Duran e Iron Maiden, capace che se mi distraessi li voterei pure, in nome di allora.

Il simbolo successivo è un casino: presentato da tal Antonino Iracà, ora tra i reggenti di ItalExit per l’Italia, dichiara il desiderio di libertà e di comunanza, “Insieme liberi”. Il problema è che lo stesso simbolo appare quasi identico – con la parte di “UscITA” nella metà inferiore – nel simbolo di Libertà, lista di cui è propulsore “Sud chiama Nord” di Cateno De Luca. Che è senza ombra di dubbio il simbolo più pieno, accatastato e riempito si sia mai visto. Un prodigio politico oltre che grafico, oserei dire anche fisico, ovvero l’attrazione di molteplici soggetti delle dimensioni di un nanosbirolo.

Lo vogliamo fare? Sì, lo vogliamo, li elenco tutti: Sud chiama Nord, nelle declinazioni “per le autonomie” e “De Luca sindaco d’Italia”, il predecessore Sicilia Vera, i Civici in MoVimento con Pirozzi, Confederazione Grande Nord, Popolo Veneto, Noi agricoltori e pescatori, Noi ambulanti uniti, Partito pensionati + salute, Sovranità [Marco Mori], il Vero Nord, il Popolo della Famiglia, Vita, Fronte Verde, Insieme liberi – UscITA, Partito moderato d’Italia, Movimento per l’Italexit e i simboli individuali di Capitano Ultimo ed Enrico Rizzi. Gira la testa? Già.
Per riprendersi, uno semplice: il simbolo di In-pen-za! Di-den di Gianni Alemanno. Scherzo, Indipendenza!, il cui simbolo è stato disegnato dagli stessi due autori di quello di Alleanza Nazionale, non hanno né perso né mutato il tocco. D’altronde gli elementi obbligatori quelli sono, non c’è tanto da spaziare.

Indipendenza da che non è dato sapere, anche perché non si presentano stavolta, i tempi non sono ancora maturi.
Un altro bello, con delle belle implicazioni: Partito animalista – ItalExit per l’Italia, sopra l’anima animalista che contiene i simboli della coalizione animalista europea Animal Politics EU – che però non è un partito europeo -, della tedesca Partei Mensch Umwelt Tierschutz e l’olandese Partij voor de Dieren. Sotto, sempre per lo stesso ideatore, Cristiano Ceriello, il simbolo ufficiale di ItalExit. Ed è già la terza volta che lo si incontra. La cosa promette bene, ancor di più sapendo che Andrea Perillo, membro del consiglio di reggenza di ItalExit per l’Italia, ha già depositato una memoria per contestare il Movimento per l’Italexit della lista promossa da Cateno De Luca.

Spumeggianti.
Meno la Nuova Italia di Giuseppe Giovanni Grippo, con le sue venti stelle, boh, su bandiera italiana, spiga di grano ed Euro tridimensionale fluttuante. Niente a che vedere con la casa editrice, anche loro, o lui, chissà, restano a vedere con simbolo depositato, in attesa di tempi buoni per papparsi tutto. Solo che è dal 2004 che depositano e aspettano, io due conclusioni le avrei tratte.

E poi c’è chi vorrebbe la bici: nella prima ruota, Pensioni & Lavoro, partito creato quasi trent’anni fa da Ugo Sarao che si è inventato anche la seconda ruota, quella di Risveglio pubblico, ribattezzato per l’occasione Risveglio europeo, l’omino che si stiracchia. Il cartello sulla canna della bici recita: “… e si riparte”, insieme alla mappa vecchiotta sotto direi che mette le migliori premesse al futuro che potremmo desiderare.

Pedalare, adesso, verso l’ultima tappa.

elezioni europee 2024: tre, soggetti individuali per grandi idee

Sempre fedele alle funzioni di servizio, l’Ufficio Analisi Elettorali, sezione Europea (UAE-E) di trivigante prosegue la sapida disamina dei simboli elettorali depositati per le elezioni di domenica prossima. Attenzione, depositati, non è detto che poi abbiano presentato firme e liste. Ma ci sono.

Per esempio, tal Antonello De Pierro ha depositato il simbolo di Italia dei Diritti, movimento attualmente unipersonale che sembrerebbe alludere a una certa qual questione meridionalista, con la bilancia sbilanciata. La prerogativa di De Pierro è quella, del tutto impolitica, di essere dal 2014 l’ultimo a depositare il simbolo, nel senso che lo fa apposta: arriva due minuti prima della chiusura, tipo gli anziani al seggio che vogliono essere ultimi o primi e pure lo chiedono. Altre prerogative, programmi, intenzioni, collocazioni, tutte ignote.

No, non inventata: reale. Non è quello il senso dell’aggettivo nella lista Italia Reale-Aemn che è, piuttosto, quello monarchico. In effetti la corona lo suggerirebbe. Va da sé la collocazione, la sigla Aemn sta per Alleanza europea dei movimenti nazionali, che è un partito politico europeo – di cui è segretario tal Valerio Cignetti – con cui Italia reale nel 2019 aveva presentato le proprie liste con CasaPound Italia. Una bella combriccola, proprio.

Qui abbiamo un filosofo pensatore. Luciano Chiappa. mente e braccio del movimento, dopo aver ideato nel 2018 la libegualità, poi ingiustamente bocciata per somiglianza con Liberi e uguali, ora sforna il concetto sostanziale di esseritarietà che, per profani, ignoranti e studenti, è il “processo reale d’inedita aggregazione, fondato sulle strutture paritarie della cooperazione umana e della promozione sociale”.
C’è anche un libro ma, temo, non avrà il successo di Vannacci e non regalerà la ribalta a Chiappa.

Per mostrare l’evoluzione del pensiero di Chiappa dalla libegualità alla esseritarietà, ecco il simbolo della lista precedente, dal cui confronto si può cogliere senz’altro la prodigiosa evoluzione del Chiappa-pensiero, lanciato a bomba verso le frontiere del pensiero umano.

Discoring. Il simbolo Parlamentare indipendente, già si capisce dal singolare, afferisce a una persona sola, ideatrice, disegnatrice, ideologa, segretaria, esponente di spicco, Lamberto Roberti. Egli presenta il simbolo da che lo Statuto Albertino lo consentiva e poi procede nella medesima maniera da sempre: intende presentare candidature individuali in tutti i collegi, poi qualche funzionario gli spiega che la legge non prevede tale possibilità, a quel punto Roberti denuncia storture a proprio danno e probabilmente va in letargo fino alla tornata successiva.

Non sottovaluterei l’importanza dell’aver certezze.
Il seguente è proprio nuovo, invece: Contro sistema. Marco Zanleone, rappresentante legale, spiega “che “l’azione di un partito antisistema: combattere non il sistema in sé, ma le ingiustizie che ci sono sempre al suo interno”, per questo si candida all’interno del sistema. Anzi no, non si candida, il simbolo è depositato in previsione di azioni politiche future. Attendiamo in vivida apprensione.

Infine, un simbolo che ormai, frequentandolo da anni, mi è entrato nel cuore: il Sacro Romano Impero Cattolico. Niente di meno. Anche qui, tutto l’Impero è in realtà una persona sola, Mirella Cece, quella la cui faccina appare cinque volte nella parte bassa del simbolo, talmente affezionata alla posizione numero tre nel deposito dei simboli, o scaramantica all’inverosimile, da far passare avanti Stati Uniti d’Europa per avere, appunto, la terza posizione.

Le faccine sotto alludono ai cinque movimenti già fondati da Cece, uno più bello dell’altro: Movimento Liberal-Cristiano “Giustizia e Libertà”, Sacro Romano Impero Cattolico, Teologi e Giuristi del Sacro Romano Impero Cattolico, Advocatorum Postulatores et Peritorum, Atuttocampo nel tempo e nello spazio. Quest’ultimo, Atuttocampo nel tempo e nello spazio, mi diede già grandissime soddisfazioni, specie pronunciandolo ad alta voce aggiungendo poi: ora e sempre forza Lazio.
Cece è sicuramente una giganta di questo tipo di iniziative, rispetto a Zanleone, Chiappa, Roberti, Cignetti, De Pierro, e come si evince chiaramente dal simbolo aspira a una monarchia costituzionale, istituzionale e ministeriale, vale la pena farsi regalare il simbolo grande e leggere con calma la scritta a tondo attorno al cerchio.

elezioni europee 2024: due, che a volte? sempre ritornano

Possibile che non ce ne sia nemmeno una? No, infatti:

Tali Nino Luciani e Carlo Leonetti, che si dichiarano rispettivamente segretario politico e amministrativo, non solo sarebbero entrati in possesso del diritto sul logo autentico ma, orpo, anche del codice fiscale originario della DC, dichiarano orgogliosi. Programmi e candidati non pervenuti ma basta il simbolo, no? Uno più piccolo è anche nel contrassegno dell’Unione di centro, quindi stavolta siamo a due.
A un partito che credevamo defunto – ma quando mai? Se ne sono presentati almeno quattro a ogni votazione dal 1994 a oggi – un candidato che sembrava, ripeto, sembrava tale:

Per il cognome, passi. Ma il ‘Presidente’? Il participio presente? E di che? Sentire Tajani che spiega che anche solo scrivendo ‘Berlusconi’ il voto sarà valido è da sbellicarsi. Diciamo.
E se nomino il segretario Mauro Alboresi? Eh, infatti:

Eppure è il segretario del Partito comunista italiano. Già, Berlinguer? Mah. Il simbolo è identico, tranne per due particolari: le aste, blu, e il nome, senza i punti dell’acronimo. Evoluzione del Partito dei comunisti italiani, stupisce che a questa tornata sia l’unico partito comunista in qualsiasi declinazione e l’unica falce e martello in vista. Anche questa è crisi della sinistra? Me sa.

elezioni europee 2024: uno, bello e brutto

Tra poco si voterà e io, fedele alle mie funzioni di servizio, devo cominciare a scrivere sapide storielle su liste e candidati in lizza, come faccio sempre. Niente schedina, non ho tempo, ma i commenti sì.
Cominciamo con lo slogan, che è uno di quelli che mi fa più ridere: niente verbi, niente costrutto, proposta sintattica dritta dritta a qualcosa del tipo: amore bello, odio brutto, per citare una parte di Lauzi, proposta politica boh, del tutto inesistente. Ecco Renzi e la lista di cui dico sotto:

Manco è suo, lo slogan. «Al passato: grazie. Al futuro: sì» è di Dag Hammarskjöld, uomo politico svedese per due volte Segretario generale delle Nazioni Unite che, almeno, metteva i due punti.
Il nome della lista mi fa molto ridere, Stati Uniti d’Europa, filiazione di +Europa, addirittura lo stesso grafico, Stefano Gianfreda; la lista di scopo raccoglie +Europa e Italia viva, Partito socialista italiano, Radicali italiani, Libdem europei, L’Italia c’è, Renzi fa il buffoncello e si candida sì ma come ultimo in lista, per mostrare che gli importa ma lui non è come gli altri leaders di partito.

Non basta. C’è una seconda lista Stati Uniti d’Europa, depositata da Diego Sabatinelli per conto di Maurizio Turco per conto a sua volta della Lista Marco Pannella, con il solito simbolo della rosa nel pugno:

La cosa si infittisce. Non sono a conoscenza, ora, delle decisioni della Direzione centrale per i servizi elettorali, se consentire a entrambe le liste di partecipare, se modificarne una, e quale?, se ambe. Se la seconda si era già presentata nel 2019, in previsione di una corsa con i socialisti, poi non andata a buon fine, la prima è stata depositata prima stavolta. Cosa pesa di più?

Per restare negli Stati Uniti (minuscolo), altra lista contigua: USE – Stati uniti degli Stati aderenti all’Euro. È il tizio del salvadanaio, Enrico Andreoni, quello di Recupero Maltolto di due anni fa, simbolo molto bello a vedersi e concetti per nulla affastellati:

Solitamente questo Andreoni deposita, poi alle elezioni manco ci arriva perché non raccoglie le sottoscrizioni. Ma è il suo modo di partecipare, se sta bene lui io pure, figuriamoci. Andreoni grazie, elezioni urrà.

concerti mancati pt. 5

Marò, i Marillion.
Chiariamo, come se servisse dirlo: con Fish, gli unici Marillion che io conosca. Ovvero: Script for a Jester’s Tear, Fugazi, Misplaced Childhood e Clutching at Straws. E Real to Reel e The Thieving Magpie, cioè cinque anni scarsetti.

Chiaro che genesiseggiavano, bella scoperta, e che lui gabrieleggiava, indovina. E allora? Tutti inventori di cose nuove? Ovviamente no, l’impianto era davvero solido, musicalmente, vocalmente e dal punto di vista compositivo, mica per caso si chiamò neoprogressive. Diciamo sentirli nel 1984 a Sheffield, quando annuncia una nuova canzone intitolata Fugazi, oppure all’Hammersmith Odeon nel 1986 ma certo non butterei via Edimburgo nel 1987.

Di concerti ne ho visti tanti ma ne ho mancati molti, molti di più.
10.000 Maniacs, Crosby, Stills and Nash, Dire Straits, Marillion, Natalie Merchant (recuperato, tre volte), No Doubt

almanacco: intelligenze artificiali e subumane, un bel posto di lavoro, una dipartita buona e una no

→ Un po’ di notizie alla rinfusa. Chirper è il primo social network gestito dalle AI, nel senso che a parte l’iscrizione, la creazione di un profilo, poi non è più richiesto intervento e si sta a vedere come interagiscono: «no humans allowed. Create yourself, or any character you want, and see what they do!». Un po’ alla The Sims.
↓ La legge sulla proibizione della, ehm, carne coltivata del governo Meloni suscita svariati dubbi, il governo vieta infatti qualcosa che l’Europa non ha ancora neanche autorizzato, perché nessuno oggi può produrre e vendere carne coltivata; dal punto di vista scientifico, di fatto si azzoppa la ricerca sugli alimenti da coltivazioni cellulari in Italia; infine, le norme attivano un blocco che ostacolerebbe gli scambi commerciali tra Paesi europei. I dubbi di costituzionalità e rischi di procedura d’infrazione sono molteplici, Mattarella ci ha pensato su un po’ e pareva rimandasse poi, però, ha firmato. Forse lascia la grana alle corti d’Europa.
↓ In questi giorni si stenta a decidersi sulla sede della prossima conferenza sul clima del 2024, la COP29. Già quella di quest’anno parte con un fallimento annunciato, la prossima per l’opposizione della Russia a qualsiasi paese dell’est Europa non trova nemmeno una sede. Figuriamoci le decisioni sul clima.
↓ È morto Elliott Erwitt, uno dei migliori fotografi che finora quell’arte abbia espresso. «All photographers strive for that special moment that transcends the subject and transcends the place», ne dicevo qualcosa qui.
↓ Sporcaccione. Già settimana scorsa lo scambio di incarichi tra Gasparri e Ronzulli, vicepresidente del Senato e capogruppo di Forza Italia, aveva destato sospetti, si mormorava di notizie riguardanti il primo e così è stato. Gasparri dal giugno del 2021 presiede la società Cyberealm Srl senza però averlo dichiarato al Senato come si deve. Bravo. Non contento dell’illecito, ha anche presentato due emendamenti sulla cybersicurezza, principale business dell’azienda. Le scatoline cinesi pare siano state approntate con la consulenza dello studio Tremonti, dalla visura non risulta alcun dipendente e un fatturato complessivo di ottocentomila euro, quindi pochino. L’impressione come al solito è che facciano sporcacciate per cifre davvero risibili o quasi. Senza decenza, che novità.
→ Pare che Amazon si stia riempiendo di libri scritti da intelligenze artificiali, ovviamente autopubblicati utilizzando il servizio di Direct publishing di Amazon stessa. Sono perlopiù guide di viaggio o manuali ma non detto, uno dei libri recenti che ha avuto più successo è lo sgrammaticato wait you love me di una certa Quynh Ti. Non sempre l’apporto delle AI è dichiarato e le stesse intelligenze provvedono alle recensioni positive, tra l’altro. Per restare all’italiano, la guida BUDAPEST GUIDA DI VIAGGIO 2023. La guida definitiva e i consigli su cosa fare, dove andare, cosa mangiare a Budapest e molto altro ancora di Noah Leo ne è un esempio, commento autentico: «sembra una ricerca su Budapest fatta da un bambino delle elementari». Noah Leo scrive più o meno una guida al giorno.
↓ Per i crimini di Kissinger vale ancora l’articolo di Hitchens del 2001, tradotto qui.
↑ È aperta la selezione per il posto di Direttore delle Residenze Reali Sabaude, contratto di lavoro subordinato a tempo determinato e inquadramento dirigenziale, le candidature dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2024 (ore 12), con curriculum e progetto culturale e manageriale/organizzativo. Poi, se si passa, l’orale.

concerti mancati pt. 4

No Doubt.
Ovviamente parlo del periodo di Tragic Kingdom, quella miscelona spassosa di ska, rock, punk rock californiano e pop, con Gwen Stefani elegantissima o con i pantaloni bracaloni a saltar su un palco. E tutti gli altri giù. E un sacco di giochi di rimando col pubblico.

Ma il bello dev’essere stato dal vivo, perché suonavano davvero bene, lei cantava pure esattamente come in sala se non meglio, facile constatarlo, basta guardare il concerto all’Arrowhead Pond di Anaheim, Live in Tragic Kingdom, 1997. Il tutto uno spasso. Poi, giustamente, si fecero i progetti propri e bon, lei avanti tutta senza invecchiare e io qua a dire che me li sono persi. Jump.

Di concerti ne ho visti tanti, ma ne ho mancati molti, molti di più.
10.000 Maniacs, Crosby, Stills and Nash, Dire Straits, Natalie Merchant (questo lo recupero a novembre), No Doubt

la musica delle stagioni, primavera 2023

Aumenta la temperatura e qualcosa mi dice che stia arrivando l’estate. I molti ghiaccioli che sto mangiando, più che altro. Il che vuol dire, per contrario, che è finita la primavera e con essa la mia pleilista della stagione. Eccola qua, nella sua interezza, extended, deluxe, mono e stereo tutto insieme.

Quattro ore e rotti per settanta pezzi e rotti, buoni per andare a nuoto da Gatteo a Mare a San Mauro a Mare.
Sono ben conscio di come funzioni con le pleiliste, capita anche a me: ne si piglia una di un altro, ci si mette la preferenza, si annota tra le proprie, poi si ascolta e sì, non male, alcuni pezzi buoni senz’altro che si spostano nelle proprie compile e poi, nzomma, occhei. E bon. Capisco. Cioè no, non è che capisca proprio proprio davvero davvero, me la spiego e me la ragiono ma secondo me le mie sono proprio buone come compile, i pezzi son proprio buoni, come li avessi scritti proprio io, non capisco come mai non siano in cima agli ascolti di spozzifai. Proprio non mi spiego. Incompetenti là fuori? Può essere. Se no non si spiega come mai non ci siano miei busti in tutte le accademie musicali e nelle piazze dell’intrattenimento. Mistero insoluto per me.

Comunque, eccole tutte, vere e proprie: inverno 2017 (75 brani, 5 ore) | primavera 2018 (94 brani, 6 ore) | estate 2018 (82 brani, 5 ore) | autunno 2018 (48 brani, 3 ore) | inverno 2018 (133 brani, 9 ore) | primavera 2019 (51 brani, 3 ore) | estate 2019 (107 brani, 6 ore)| autunno 2019 (86 brani, 5 ore)| inverno 2019 (127 brani, 8 ore)| primavera 2020 (102 brani, 6 ore) | estate 2020 (99 brani, 6 ore) | autunno 2020 (153 brani, 10 ore) | inverno 2020 (91 brani, 6 ore) | primavera 2021 (90 brani, 5,5 ore) | estate 2021 (54 brani, 3,25 ore) | autunno 2021 (92 brani, 5,8 ore) | inverno 2021 (64 brani, 3,5 ore) | primavera 2022 (74 brani, 4,46 ore) | estate 2022 (42 brani, 2,33 ore) | autunno 2022 (71 brani, 4,5 ore) | inverno 2022 (70 brani, 4,14 ore) | primavera 2023 (74 brani, 4,23 ore) |

E alè le copertine:

Sarà, alla fine, perché io le mie compile le ascolto volentieri. Ma proprio. Eheh, certo, sono le mie, anticipo l’obiezione, ma essendo io nel giust… D’accordo, la pianto. Spero qualcuno possa divertire, là fuori. Avanti con quella nuova.

la musica delle stagioni, inverno 2022

Altro solstippio, altra compila chiusa, inverno 2022.
Quattro ore e rotti per settanta brani, giusti giusti per andare da Лебедянь a Борисоглебск con comodità e con l’autoradio accesa senza ripetersi.

Se tra gli affermati inseriti, diciamo, segnalerei Mitchell, Hendrix, Weezer, Supergrass, Harper, Faces, Dylan, Bowie, Weir, Strokes, Crosby, Stills & Nash – impossibile non omaggiarli -, Blur, Elastica, Siouxsie, Mehldau, Fugees, FFerdinand, Gorillaz, Gotan Project, Kate Bush, Go-Go’s, Torrini, bello il suo pezzo, tra gli altri, un po’ più esordienti, direi Alyssa Gengos, Raxtu Raxti, Black Strobe, We are waves, GRMLN che pare gli Strokes e invece è americoreano, Purr, Courteneers, Perhaps Contraption, Aiming for Enrike, Interrupters, Kaka Bhaniawala per un’escursione notevole e un paio di citazioni nobili, King Tuff che sembrano Marc Bolan e i T.Rex, JW Francis, BODEGA, per chiudere con Nutini che fa Ben Harper.

Eccole tutte, le compile vere e proprie: inverno 2017 (75 brani, 5 ore) | primavera 2018 (94 brani, 6 ore) | estate 2018 (82 brani, 5 ore) | autunno 2018 (48 brani, 3 ore) | inverno 2018 (133 brani, 9 ore) | primavera 2019 (51 brani, 3 ore) | estate 2019 (107 brani, 6 ore)| autunno 2019 (86 brani, 5 ore)| inverno 2019 (127 brani, 8 ore)| primavera 2020 (102 brani, 6 ore) | estate 2020 (99 brani, 6 ore) | autunno 2020 (153 brani, 10 ore) | inverno 2020 (91 brani, 6 ore) | primavera 2021 (90 brani, 5,5 ore) | estate 2021 (54 brani, 3,25 ore) | autunno 2021 (92 brani, 5,8 ore) | inverno 2021 (64 brani, 3,5 ore) | primavera 2022 (74 brani, 4,46 ore) | estate 2022 (42 brani, 2,33 ore) | autunno 2022 (71 brani, 4,5 ore) | inverno 2022 (70 brani, 4,14 ore) |

Le copertine, a casaccio:

Venti compile. Che diviso quattro stagioni all’anno fa cinque anni, evviva. Per far due conti, 1.805 brani e centoundici ore e rotti di ascolti che di media fa una canzone al giorno. Avrei potuto tenere una rubrica quotidiana da qualche parte, in effetti. Avrò parecchi difetti ma di certo non mi manca la costanza. Ma non troppo guardare indietro, avanti con la ventunesima, dunque, ha già un paio di brani. Per questo, ci rivediamo tra tre mesi, che sarà già estate meteorologica inoltrata.