se cerchi, non trovi e finisci da me (settimana 52/25)

Questo è un vecchio giochino dei tempi della tregenda che mi diverte ancora, per cui perché non giocarci di nuovo? Certo, rispetto ad allora – quindici anni fa – i motori di ricerca funzionano molto meglio e, direi, le persone cercano molto meno. Alla cavolo, perlomeno, o forse trovano quel che cercano molto prima. Di sicuro si usavano molte più parole e lo spasso veniva presto. E poi non c’è più tutto quel porno di allora, fagocitato da poche piattaforme. Ma qualcuno che cerca ancora c’è.
Quindi, altro giro di motoscurreggia su: le migliori chiavi di ricerca dell’ultimo mese che qualche incauto ha digitato nei motori di ricerca e per le quali è finito su trivigante. Va’ a sapere. La rubrica più babbea di tutta la circoscrizione.

Vorrei sapere:

  • ne sento sempre parlare: dov’è l’olanda
  • ah, ma se lo trovo…: porco australiano
  • so usare i trucchi dei motori di ricerca: itaairwayswifi
  • cerco uno che lo sia: tipo
  • non ho sentito bene ma gugol lo saprà: coniugi andolfini
  • ne ho passione: rettangoli colorati
  • ma senza fucile non si capisce: quando un uomo incontra un uomo con pistola
  • trentamila lire?: il mio falegname con
  • ti trovo: bastardello
  • Loro: sciolgono trecce cavalli
  • non lo trovo più: il mio falegname
  • e io la troverò in rete: la fortuna esiste
  • credo ciascuno al suo posto: nord sud ovest est dove sono
  • quella con tutti e quattro: mappa nord sud est ovest
  • no, senza l’est: nord sud west
  • gli altri non mi interessano: est e ovest dove sono
  • povero Brian: eno significato
  • conosco i remoti complessi: essi piacquero
  • ho un bell’eloquio: me ne compiaccio
  • i punti cardinali sono un problema per molti: dove è est
  • conosco le lingue: scherzing
  • amo un certo cinema francese: films pornographie
  • mah: la eta
  • che vorrei comprarlo: camion più bello del mondo
  • in ordine personalizzato: est ovest nord e sud
  • ho sentito di una favola: strega mela
  • non liscia: una strada piena di solchi
  • eh, caro, son tante: film porno categorie
  • io uso solo quella valuta: costo della vita a chisinau in sterline
  • ma quando mai?: mafalda ottimista
  • li sento spesso nominare: cosa sono gli obelischi
  • sei nel posto giusto: forza sovrumana
  • ovviamente sotto: paesi bassi dove si trovano
  • chissà che vorrebbe sapere: abbiamo fatto centro
  • eh, a me piacciono: maschioni
  • perché lei ha le connessioni con lui: flavia vento poesia leopardi
  • chissà che voglio: ricevo una mail da me stesso
  • scountryty: scampagnata in inglese
  • democristiana?: moro etnia
  • non di Nazareth: il brian che ha lanciato by this river
  • tu li vorresti vedere: film pornografici
  • è Battisti ma da me c’è solo la bestia: però il rinoceronte
  • romo? ormo?: l’anagramma di moro
  • cerco piccoli: pippottini
  • tuttoattaccato: filmporno

Era un internet molto diverso, allora.

simpatizzanti che ammiccano

Bravi, molto bravi.

Tanto una strizzatina d’occhi di questi tempi vale sempre il rischio. E se poi, come mi pare di capire, sia un’amministrazione guidata da una lista civica non dichiaratamente di destra, allora siamo in terreni del tutto inesplorati. Poi ci si chiede perché perdiamo. Avanti con l’entusiasmo e il talento.

il solstillio d’inverno ed è inverno

Alle 16:03 di questa domenica è accaduto il solstillio che ci proietta, grazie alla successione dei parallasse, in inverno. Tutte le persone di buona cultura sanno come funziona, inutile io lo spieghi per l’ennesima volta qui.

Da un’ora, dunque, siamo in inverno. A suo modo, perché fa drammaticamente caldino e a me non piace, ho ansie climatiche, vorrei il gelo che ci si confa. Quello che dà fastidio alla maggior parte delle persone, quello che fa scivolare con intramontabili scenette slapstick, quello che fa fare le cose matte ai deboli di mente. Vedremo quel che verrà, vieni avanti, dunque, inverno e travolgi i mostri.

la musica delle stagioni, autunno 2025

Partito bene, finito male. Dico, nel senso che all’inizio c’era voglia ed energia per sentire musica, spesso nuova grazie a nuovi incontri e suggerimenti, ora le cose e i fatti che cosano nella vita mi tengono fermo, anche sulla musica. Però tutto sommato cinquantasei brani per poco meno di quattro ore di ascolto ci sono comunque, il lavoro è fatto e queste sono mie piccolezze. La durata giusta per andare ventiquattro volte da Durham a Newcastle on Tyne in treno.

Trentaduesima stagione musicale archiviata, via con la prossima. Restano qui, però, notevoli scoperte legate ai viaggi all’est, Kino (Кино), Siekiera, Neumis Rock Circus, cose nuove nate da scambi, Anna von Hausswolff, Silver Jews, Band of skulls, ritorni di cui uno in particolare per un concerto bellissimo, Boomtown Rats, in quello che è stato il mio giorno perfetto dell’anno, il completo, totale, entusiasmante perfect day. E come non citare la sempre ganzissima Liz Phair che sempre starà nelle mie pleiliste del cuore? Infatti c’è.

Tutte le musiche delle stagioni, intendo i post:

estate 2020 | autunno 2020 | inverno 2020 | primavera 2021 | estate 2021 | autunno 2021 | inverno 2021 | primavera 2021 | estate 2021 | autunno 2021 | inverno 2021 | primavera 2022 | estate 2022 | autunno 2022 | inverno 2022 | primavera 2023 | estate 2023 | autunno 2023 | inverno 2023 | primavera 2024 | estate 2024 | autunno 2024 | inverno 2024 | primavera 2025 | estate 2025 | autunno 2025

“Vediamo che ne esce questo autunno” mi dicevo alla penultima pleilista, eccomi. Secondo me non male, come dicevo almeno i primi due terzi, c’è anche una cosa superpop, che ha funestato tutti quanti, non solo me. Quando qualcuno, però, azzecca la melodia, il tema, la metrica, il ritmo bisogna riconoscerlo e togliersi il cappello, in questo caso diventando swifties occasionali anche qui.

Le compile vere e proprie: inverno 2017 (75 brani, 5 ore) | primavera 2018 (92 brani, 6 ore) | estate 2018 (81 brani, 5 ore) | autunno 2018 (48 brani, 3 ore) | inverno 2018 (130 brani, 9 ore) | primavera 2019 (50 brani, 3 ore) | estate 2019 (106 brani, 6 ore)| autunno 2019 (86 brani, 5 ore)| inverno 2019 (126 brani, 8 ore)| primavera 2020 (101 brani, 6 ore) | estate 2020 (98 brani, 6 ore) | autunno 2020 (151 brani, 10 ore) | inverno 2020 (88 brani, 6 ore) | primavera 2021 (89 brani, 5,5 ore) | estate 2021 (55 brani, 3,25 ore) | autunno 2021 (91 brani, 5,8 ore) | inverno 2021 (64 brani, 3,5 ore) | primavera 2022 (73 brani, 4,46 ore) | estate 2022 (42 brani, 2,33 ore) | autunno 2022 (71 brani, 4,5 ore) | inverno 2022 (69 brani, 4,14 ore) | primavera 2023 (73 brani, 4,23 ore) | estate 2023 (51 brani, 3,31 ore) | autunno 2023 (89 brani, 6,9 ore) | inverno 2023 (76 brani, 4,5 ore) | primavera 2024 (60 brani, 3,4 ore) | estate 2024 (55 brani, 3,1 ore) | autunno 2024 (78 brani, 5 ore) | inverno 2024 (58 brani, 3,7 ore) | primavera 2025 (40 brani, 2,5 ore) | estate 2025 (95 brani, 6,2 ore) | autunno 2025 (56 brani, 3,8 ore)

Benvenuto inverno, vediamo che porta.

il diciottesimo campionato patagonico di bugie: Isidoro Cruz di Las Heras e il pidocchio

La Patagonia è terra oltre ogni confine e là le regole sono a capo capovolto, il sopra è là e il sotto chissà. È per questo che il campionato patagonico di bugie, giunto alla diciottesima edizione, si svolge proprio in Patagonia: servono le persone della Patagonia, serve l’aria e servono le cose che accadono solo là. Io ci sono stato, sono stato anche al campionato, sono arrivato quarto una volta molti anni fa, tutti lo possono dire. Il campionato viene trasmesso da Radio Ventisquero e al vincitore, si sa, va una vitella Holsten.
Ed ecco la prima bugia, Luis Sepùlveda, Feltrinelli e Guanda non me ne vogliano, comprate il libro:

Isidoro Cruz, di Las Heras, nella provincia del Chubut, manda giù un lungo sorso di vino prima di iniziare.

“Quanto sto per raccontarvi è successo un po’ di tempo fa, l’anno in cui venne un inverno davvero da cani, lo ricorderete. Io ero povero e magro, così magro che non facevo neppure ombra, così magro che non potevo usare il poncho, perché appena infilavo la testa nel foro, il poncho mi scivolava giù fino ai piedi. Una mattina mi dissi: ’Isidoro, non si può continuare così, devi partire per il Cile’. Il mio cavallo era magro quanto me, per cui prima di montare gli chiesi: ’Ehi, matungo, pensi che ce la farai a portarmi?’. Lui mi rispose: ‘Sì, ma senza la sella. Accomodati qui, fra le costole’. Seguii il consiglio del cavallo e assieme ci dirigemmo verso la cordigliera. Mi stavo avvicinando al confine cileno quando, da qualche punto vicino, sentii una vocina debole, ma davvero debolissima, che diceva: ’Non ce la faccio più, io mi fermo qui’. Spaventato guardai in tutte le direzioni cercando il padrone della voce, ma non vidi nessuno. Allora mi rivolsi alla solitudine: ’Non ti vedo. Vieni fuori’. Di nuovo sentii quella vocina debole: ’Sotto la tua ascella sinistra, sono sotto la tua ascella sinistra’. Infilai una mano sotto la camicia e palpai qualcosa. Tirai fuori la mano, e aggrappato a un dito c’era un pidocchio magro quanto me e il mio cavallo. Povero pidocchio, pensai, e gli chiesi da quanto tempo viveva sul mio corpo. ’Da molti, molti anni. Ma è arrivato il momento di separarci. Anche se non arrivo neppure a un grammo, sono un peso inutile per te e per il cavallo. Lasciami a terra, compagno.’ Capii che il pidocchio aveva ragione e lo misi sotto un sasso, ben nascosto perché non se lo mangiasse qualche uccello delle vette. ’Se in Cile mi va bene, al ritorno ti cerco e lascio che tu mi pizzichi quanto vuoi,’ gli dissi salutandolo, poi ripresi il cammino.

In Cile mi andò bene. Aumentai di peso, e ingrassò anche il cavallo, e quando un anno dopo riprendemmo la via del ritorno, soldi in tasca, sella e speroni nuovi, cercai il pidocchio dove lo avevo lasciato. Lo trovai. Era ancora più magro, sembrava trasparente e si muoveva appena. ’Ehi, pidocchio, eccomi qua. Vieni. Pizzicami, pizzicami pure quanto vuoi,’ gli dissi prendendolo e mettendomelo sotto l’ascella. Il pidocchio mi pizzicò, prima pianino, poi con forza, con la voglia di succhiare il sangue. All’improvviso il pidocchio cominciò a ridere, e anch’io risi, e le mie risate contagiarono il cavallo. Attraversammo la cordigliera ridendo, ubriachi di felicità, e da allora quel passo di montagna si chiama il Passo dell’Allegria. Tutto questo è successo, come vi ho detto, un po’ di tempo fa, l’anno in cui venne un inverno davvero da cani…”

Isidoro Cruz finisce la sua bugia col volto serio. I gaucho esaminano la trama, la valutano, decidono che è una bella bugia, applaudono, bevono e promettono di non dimenticarla.

da “Para vivir mejor” al pinochettismo in quattro anni senza passare dal via

A fine dicembre del 2021, davvero incredulo, festeggiavo la vittoria di Gabriel Boric alle presidenziali cilene. Ma da non credere, giovane, progressista, sostenuto da partiti di sinistra ed estrema sinistra, con un programma di riforme poderoso, compresa la costituzione. In Cile? Da non credere, infatti.

Quattro anni dopo, ora, ha stravinto il suo avversario di allora, José Antonio Kast: candidato di estrema destra, “disgustoso fascista sostenitore di Pinochet, omofobo e contro ogni forma di immigrazione” dicevo allora e confermo. Che ha imparato la lezione di quattro anni fa, ha attenuato i toni pinochettisti, ha puntato come ogni destrorso su criminalità, sicurezza, immigrazione e, complice il deludente mandato di Boric, s’è preso il paese. Ecco, adesso sono meno incredulo.

Certo, il discorso è complesso e Boric non aveva certo vinto perché il paese fosse diventato socialista e progressista, figuriamoci, come probabilmente ora non è diventato (del tutto) fascista. Certo è che il mandato di Boric, che ha puntato tutto in una fase iniziale sulla riforma costituzionale, poi sonoramente bocciata dal popolo, è stato caratterizzato da un ridimensionamento generalizzato delle intenzioni politiche, il che ha portato poi a un risultato complessivamente deludente. Complice il riposizionamento di Kast, ecco il solito Cile. Quello che mantiene l’intitolazione della Carretera austral a Pinochet senza fare troppe pieghe e che senza troppi timori passa da sinistra a destra, estrema, in quattro anni.

Ultima nota: in Cile questa volta è stato sperimentato il voto obbligatorio. Ovvero, chi non vota paga multa. Ed è così che ha votato il doppio delle persone che avevano votato all’ultima tornata elettorale, presumibilmente quindi anche una certa sostanziosa quantità di persone poco interessate, sulle quali probabilmente la proposta di nuove prigioni, espulsioni di immigrati, maggiori diritti alla polizia deve aver fatto presa. Probabile che questa cosa del voto obbligatorio cominci a prendere piede, in qualche forma seppur non così esplicita. Comunque, per fortuna nel Cile progressista di Boric ci sono stato: che bella aria c’era… (seee).

il cinquantaseiesimo dodici dicembre

Il secondo senza Licia Pinelli. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza. È una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti”, spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. Chissà se avremmo avuto un paese diverso.