59 seconds of: that flashing Barrowland Ballroom, Glasgow

Sala da ballo prima, poi da concerti, la Barrowland Ballroom o Barrowlands di Glasgow è un magnifico posto in cui andare a sentire concerti ballando – e io lo feci, per fortuna, con Alison Goldfrapp -, si guardi Waterfront dei Simple minds, il video, per conferma. Famosa l’insegna che, narra la leggenda, fu spenta durante la guerra perché usata come riferimento dai bombardieri tedeschi. Con quella ‘r’ lampeggiante così appropriata.

Fifty-nine seconds of anything, whether or not it has any intrinsic meaning and something to immortalize. Preferably with the smallest means possible.

Per l’ennesima puntata di “59 secondi di…”, la rubrica più compassionevole dello scendiletto, un altro episodio fatto di soli cinquantanove secondi di qualsiasi cosa venga in mente a me o a voi, che abbia o meno un qualche significato intrinseco e che abbiate voglia di immortalare. Preferibilmente con i mezzi più ridotti possibile.

Tutti gli altri 59 secondi | pleilista

quando si uniscono le due cose che amo di più al mondo

Ovvero la magia e il mental coaching. Come resistere?

Mi scrive questo Rolfo la cui qualifica professionale non può lasciarmi indifferente:

Sì, ingegnere della felicità con le solite maiuscole a caso. Perché “la felicità è una scelta”, come dice l’ingegnere, scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo. Vado. Ma se poi sto bene sul posto di lavoro non è che poi sto lì di più?

le storie di come alcuni popoli ebbero le proprie terre: georgiani e colombiani

Infinite le storie sulle fondazioni delle città, sulle costruzioni di ponti ed edifici, meravigliose, e anche le storie che raccontano come i popoli ebbero le loro terre. Più rare queste ultime, al momento ne conosco due e riguardano georgiani e colombiani e, ovviamente, spiegano come essi abbiano ottenuto terre così belle e migliori di tutte le altre. Hanno però entrambe un accento ironico sulla qualità – diciamo discutibili in alcuni ambiti – dei propri abitanti, racconti splendidi. Eccole.

La prima, su come i georgiani ebbero la Georgia, l’ho letta nel resoconto di viaggio da Lisbona a Pechino su un Ape Piaggio di Paolo Brovelli, la riporto:

Narra la leggenda che, mentre il Signore assegnava un pezzo di terra a tutti i popoli del mondo, i georgiani fossero impegnati in una delle loro solite mangiate, innaffiate da abbondante buon vino. Quando venne il loro turno, stavano brindando e non potevano interrompere un momento tanto importante. Fu così che rimasero senza terra. Quando se ne accorsero, si precipitarono subito da Dio chiedendo perdono, dicendo che era proprio alla sua salute che stavano brindando. Il Signore allora, mosso a compassione, assegnò loro il pezzo di terra che aveva conservato per sé.

Per sé, addirittura. La seconda la ricordo e la scrivo a memoria, la sentii anni fa in ‘Narcos’, la serie:

Quando il Signore creò le terre del mondo, si accorse che la Colombia gli era venuta particolarmente bene, fiumi, montagne, clima. Allora realizzò che gli altri popoli del mondo ci sarebbero rimasti male, al confronto. E così, per pareggiare le cose, la riempì di figli di puttana.

Questa seconda potrebbe essere adattata a molti altri posti, la Sicilia su tutti. Di solito è raccontata con un certo compiacimento, come del resto la prima.

speriamo non cominci l’invasione stasera, che abbiamo una cena

Così a un certo punto scrive Andrei Kurkov nel suo notevole Diario di un’invasione (2022), per dare sostanza al sentimento prevalente dopo mesi e mesi di attesa per un’invasione annunciata, leggasi Ucraina, mentre i russi ammassano truppe al confine, le diplomazie la prevedono come inevitabile, il governo si attrezza, la tensione dell’attesa è continua. Quasi, a un certo punto, uno desidera che accada.

Un diario chiaro e diretto, interessantissimo, letto con il magone di sapere che non è finita. Infatti, c’è un seguito, ormai diventato La nostra guerra quotidiana (2024), in realtà probabilmente una risistemazione e ripensamento di quanto già scritto in questo giorno per giorno, intuisco, lo saprò presto.
Chiunque abbia provato a scrivere un diario in tempi d’emergenza ha incontrato alcune delle difficoltà di Kurkov, ben sapendo però che un diario è essenziale, perché alla fine la memoria non saprà ricostruire come si sia arrivati a certi punti. Per esempio, come e quando le persone abbiano smesso di rifugiarsi al suono delle sirene, preferendo piuttosto una vita rischiosa alla continua paura, in che punto l’abitudine abbia il sopravvento su cariche emotive altrimenti insopportabili.
Ancor più interessante, visto che Kurkov è russo sovietico di nascita e formazione, scrive in russo, in trasparenza dell’asciuttezza del diario si percepisce il grande scrittore e la persona di sostanza e valore, una delle migliori letture da tempo.
Sperando che questa guerra finisca.

totale ignoranza di chi?

Oggi il corteo pro Pal passa da Termini e qualcuno pensa sia una buona idea scrivere ‘Fascista di merda’ all’interno della statua di Giovanni Paolo II in piazza dei Cinquecento, firmando con una falce e martello che non vedevo da tempo.

La statua in effetti non è un granché, sembra un grande orinatoio, e la sua presenza è avvertita da molti, me compreso, come un’imposizione in uno Stato che dovrebbe essere laico. Già gli hanno indebitamente intitolato la stazione, magari le statue dei papi le facciamo al di là del Tevere.

La presidente del consiglio di qualcuno qui nel paese sbraita: “Dicono di scendere in piazza per la pace, ma poi oltraggiano la memoria di un uomo che della pace è stato un vero difensore e costruttore”, e già qui avrei da ridire, per poi affondare: “Un atto indegno commesso da persone obnubilate dall’ideologia, che dimostrano totale ignoranza per la storia e i suoi protagonisti”. A me piace molto ricordarlo così, il papa santo:

È una delle foto che preferisco. Per Meloni, che evidentemente non sa: quello a destra non è Marcinkus o il rapitore di Emanuela Orlandi o uno dei diecimila preti che hanno molestato o violentato ragazzini in ogni parte del mondo durante il papato di GPII o una delle suore assassine nelle lavanderie irlandesi, no, è un ex presidente del Cile, Pinochet. Un altro protagonista della storia.

chi ne sa più di chi? O dello sviluppo etico, spirituale e intellettuale

È appena finita l’edizione 2025 del festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, dedicata stavolta alla ‘Paideia’ ed è stata, come le altre, direi ricca e interessante di spunti. Almeno finora, visto che sto ascoltando le conferenze partendo dalle migliori, Pievani e Aime, ed evitandone altre, per esempio Veneziani. Così, sì, vittima del pregiudizio ideologico.

Pievani, sempre piacevole e interessante, conclude la sua conferenza citando a memoria un dialogo tra padre e figlio, presumibilmente tratto da Verso un’ecologia della mente di Gregory Bateson, per spiegare il concetto di ‘Paideia’:

Una volta conoscevo un ragazzino in Inghilterra che chiese a suo padre: «I padri sanno sempre più cose dei figli?».
E il padre rispose: «Sì, hanno studiato di più, hanno più esperienza…».
Poi il ragazzino chiese: «Papà chi ha inventato la macchina a vapore?».
E il padre: «James Watt».
E allora il figlio ribattè: «Ma perchè non l’ha inventata il padre di James Watt?».

Qui il feed, per quelli golosi

la chiesina a Largo dei Librari

Sempre commovente la chiesina romana di Santa Barbara dei Librai.

Così detta perché in carico alla confraternita dei Librai, la piazzetta irregolare davanti le dà rilevanza e collocazione in vista. All’interno della chiesa, la botola di sepoltura dei confratelli, con un’iscrizione che recita: “SODALIBUS BIBLIOPOLIS DONEC APERIATUR LIBER ÆTERNITATIS” (“[luogo destinato] Ai confratelli di Bibliopoli fino a quando si aprirà il libro dell’eternità”). Niente male anche questa, mia foto di tre giorni fa.