Inaugurato nel 1973, capolavoro brutalista di Raffaele Contigiani, famoso per la sua struttura in acciaio e cemento a piramide rovesciata, è ora in via di demolizione.
Dieci piani e 416 stanze, l’hotel chiuse nel 2000 e da allora decrepisce; i progetti di demolizione sono stati molti e tutti scongiurati, finora, in ragione del suo valore storico e architettonico. Ora, agosto 2025, dato l’alto costo del recupero sono iniziate le opere di demolizione. Peccato, molto peccato.
Secondo una cartolina degli anni Settanta, l’edificio avrebbe ispirato la concezione dei Sandcrawlers di Star Wars, dato che il secondo film fu girato largamente in Tunisia. Non c’è nulla di vero nella faccenda ma vabbè, ognuno porta turismo come può.
I dettagli sono notevoli e una notte in una di quelle stanze di testa l’avrei fatta volentieri.
Dopo la storia sul temperatore di Venezia, anch’essa un film già pronto e praticamente scritto, un’altra storia già confezionata, pronta per diventare un film d’azione thriller politico: ‘Operazione Nemesis’. Persino il titolo c’è già.
Eccellenza, signor Produttore, maestà, ecco la storia in breve: a seguito del genocidio armeno da parte dell’impero ottomano e del massacro degli armeni a Baku nel 1918, la Federazione Rivoluzionaria Armena nel 1920 diede inizio all”Operazione Nemesis’, la punizione divina: un certo numero di ex personalità politiche e militari ottomane furono assassinate, così come varie figure di rilievo azere, poiché responsabili dei crimini contro il popolo armeno. Un po’ come l’operazione ‘Operazione Ira di Dio’ del Mossad dopo le Olimpiadi di Monaco del 1972, stessa enfasi, e lì il film l’hanno già fatto.
Sotto la guida di Shahan Natalie, politico, scrittore e giornalista, gli uomini dell’ARF, la Federazione Rivoluzionaria Armena, organizzarono l’omicidio di Fatali Khan Khoyski, Primo ministro dell’Azerbaigian, il 19 giugno 1920 a Tbilisi; il più importante di tutti, quello di Talaat Pasha, leader dei Giovani Turchi, Ministro dell’Interno e Gran Visir, a Berlino il 15 marzo 1921; poi quello di Behbud Khan Javanshir, Ministro degli interni dell’Azerbaigian il 18 luglio 1921 a Costantinopoli; e Said Halim Pasha, Gran Visir, il 5 dicembre 1921 a Roma; e Behaeddin Shakir, Membro fondatore del Comitato Unione e Progresso, il 17 aprile 1922 a Berlino, anche lui; ancora in Germania, l’uccisione di Cemal Azmi, Wali del Vilayet di Trebisonda, il 17 aprile 1922; e per finire, l’eliminazione a Tbilisi il 25 luglio 1922 di Djemal Pasha, Governatore della Siria e Ministro della Marina. Sette morti e tutti i tre pascià ottomani scappati in Europa giustiziati.
Allora, signor Produttore, c’è il film o no? La Turchia in reazione approvò la legge numero 882, che assegnava le proprietà ai parenti dei leader ottomani assassinati per il loro ruolo nel genocidio armeno e Recep Zühtü Soyak, segretario di Ataturk, commentò, rivolgendosi agli assassini: «potresti giustiziare un turco attraverso un assassinio! Ma cresceremo la sua prole con i tuoi soldi in modo che domani ti caverà un occhio e ti spezzerà la testa». Non manca nulla, tutti gli elementi ci sono.
Nel 2023, a ridosso della guerra con l’Azerbaijan, il governo armeno ha inaugurato un monumento a Yerevan dedicato ai partecipanti all”Operazione Nemesis’, facendo ovviamente incazzare anche la Turchia, con immediata chiusura degli spazi aerei. Gli armeni hanno tenuto duro e il monumento è ancora lì. Un secolo dopo queste storie sono ancora d’attualità, si respirano ovunque andando in giro per il Caucaso e, ancor più, parlando con un qualsiasi armeno. Ecco perché il film – a differenza di ‘Munich’ – non si farà mai, nonostante sia già qui, servito caldo.
L’iniziativa di legge di Ilaria Cucchi per “Disposizioni in materia di bodycam e identificazione del personale delle Forze di polizia in servizio di ordine pubblico”, presentata nel 2022, se ne sta in commissione dal 2024. Perché figurati se ci inimichiamo gli amici sbirri.
Alcuni giorni fa un nuovo Banksy su un muro della Corte di giustizia di Londra, lo raccontavo poco più sotto. Poi, siccome è un edificio classificato come sensibilissimo, hanno immediatamente provveduto a cancellare la deturpazione.
Ottenendo un risultato anche peggiore, niente male: pare la morte che uccide l’arcivescovo di Canterbury. Non so scegliere, a questo punto.
Proprio in quel momento, la torre è quella sud. La foto è emersa da poco o, almeno, io l’ho vista per la prima volta pochi giorni fa. Mi ricorda certe immagini dell’Hindenburg.
Quando furono riportate alla luce le fondamenta del Globe Theatre di Shakespeare a Londra, gli archeologi scoprirono anche grandi quantità di resti di gusci di nocciole tra le murature e le pavimentazioni. Che ghiottoni di nocciole questi spettatori, si dissero gli archeologi in prima battuta, questi appassionati di teatro elisabettiano che con il loro sacchettino di granaglie seguivano attentamente le messe in scena dei The Lord Chamberlain’s Men.
Distrutto da un incendio il 29 giugno 1613, il Globe Theatre fu ricostruito entro il mese di giugno 1614, chiuso con un’ordinanza nel 1642 e definitivamente demolito nel 1644. L’attuale Shakespeare’s Globe, ricostruzione del 1997, discutibile perché non abbiamo immagini fedeli dell’originale, si trova un po’ spostato rispetto all’originale, che è ora sotto un condominio. Comunque, da quel sotto-condominio emersero un sacco di gusci di nocciole. Qualche archeologo più dubbioso non si fece bastare la tesi degli spettatori ghiottoni e andò oltre, scoprendo che in realtà i gusci di nocciola facevano parte dei materiali da costruzione: venivano infatti miscelati con polvere e sabbia per creare una malta compatta che costituiva il pavimento dei teatri di età elisabettiana. Era tanto compatta che fu difficile da rompere anche quando venne ritrovata quattrocento anni dopo e, non meno, lasciava passare l’acqua senza che il pavimento diventasse scivoloso. Niente male. Immagino l’impresa edile mangiare un sacco di nocciole, prima dei lavori. Un pavimento del genere fu poi ricreato nel nuovo teatro.
Il fatto rilevante, secondo me, è il processo di comprensione, ovvero inseguire fino in fondo la spiegazione davvero soddisfacente e non accontentarsi della prima ipotesi: significa non solo scrupolo ma farsi carico delle cose e delle domande. E ciò vale per tutto, anche su ciò che riguarda sé stessi, non solo le questioni archeologiche.
Si era ripromesso di farlo e l’ha fatto: sei mesi da eremita in una capanna siberiana, sulla sponda del lago Bajkal. Mi piacerebbe.
È ‘Nelle foreste siberiane’ di Sylvain Tesson, nonostante sia più o meno stanziale è un libro di viaggio ed è anche appassionante: le sue visite ai ‘vicini’ sono ilari, i luoghi magnifici e paurosi, curiosi gli elenchi dei libri che si è portato con sé, la condivisione è assoluta, riporta anche tutta l’attrezzatura che ha scelto, ammette di aver conosciuto gioia e disperazione. «Ogni giorno ho annotato i miei pensieri su un quaderno. Adesso quel diario e nelle vostre mani». Il punto è però un altro, la gestione del tempo: «Nella taiga ho subito una metamorfosi. Nell’immobilità ho ritrovato qualcosa che il viaggiare non mi dava più. Il genio del luogo mi ha aiutato a addomesticare il tempo. Il mio eremitaggio è diventato il laboratorio di queste trasformazioni». Tesson è forse il più interessante tra i viaggiatori degli ultimi anni. Per curiosità, il primo libro che Tesson ha portato è Quai des enfers di Ingrid Astier e l’ultimo I tre avventurieri di José Giovanni.
Il professor Lucertola, Lupetta e il tigrotto, il vagabondare nel mondo alla rovescia, quello degli acquari delle banche, degli ospedali senza umanità, un mondo fatto per i miei sedici anni desiderosi di libertà e avventure e di sovversione del potere. Sì, anche con uno sberleffo. Al bar Sport sotto il mare era tutto più sofisticato, a cominciare dalla Luisona, noi al bar allora non ci eravamo mai stati, noi stavamo per strada e lì sì che bisognava essere guerrieri, se possibile comici e non troppo spaventati. Bravo Benni, delicato, gentile, spiritoso, sempre con un tocco affettuoso. Musica per vecchi animali fu definito così, “Inconsistente, grossolano” dalla commissione film della CEI nella valutazione pastorale, ahah, e non poteva esserci vittoria migliore su quei minchioni. Dissero anche: “Tentare di trovare un senso al ‘non senso’ del film è impresa disperata”, non ci arrivavano proprio, questi poveri di spirito. Quale migliore conferma? E noi giù per strada a ridere di tutto ciò che voleva l’ordine, l’esercito, le famiglie, la scuola, le banche, i sindaci, gli ospedali, abbattendo tutto con il kung fu. Ciao, Benni, e oh: grazie!
Formidabile la foto col parruccone vero che passa nel momento davanti al parruccone bidimensionale. Vista così parrebbe un’indicazione generica, la magistratura che se la prende con chi manifesta dissenso, in realtà lo stencil arriva due giorno dopo il fermo di 890, ottocentonovanta!, persone in corteo che protestavano contro il provvedimento contro il gruppo Palestine Action. La solerzia delle forze dell’ordine quando si parla di Palestina è sempre sorprendente.
[Aggiornamento] Ovviamente il mural è già stato cancellato ma mica perché lo Stato inglese è repressivo, cioè lo è ma non per questo, bensì perché è una Corte di giustizia, “listed grade 1”, quindi nessuna scritta o manifesto è tollerato. Il che fa ovviamente parte dell’idea stessa di street art. Nemmeno a dirlo. Anche questa, nella foto, è una parte parecchio divertente del processo.
facciamo 'sta cosa
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