the b. site of the moon
sbrodolata finto-casuale di b.cose.
A Stalingrado non passano e, nel suo piccolo, neanche nel b.site. In ogni caso, rimane sempre il piano B.

trivigante.it

febbraio duemilaesette

B. Site of the Moon
torna

magazzino:
gennaio duemilaesette
dicembre duemilaesei

novembre duemilaesei
ottobre duemilaesei
settembre duemilaesei
agosto duemilaesei
luglio duemilaesei

giugno duemilaesei
maggio duemilaesei

aprile duemilaesei
marzo duemilaesei

letturine del mese:
Lenny Bruce
Come parlare sporco e influenzare la gente

Giorgio Bocca
Una repubblica partigiana
Elias Canetti
Le voci di Marrakech
Igort
5 è il numero perfetto
Bruno Munari
Arte come mestiere

tizi che mi piacciono:
A.l bar le trottole
alexandre jacob
antonio gardoni

edward lear
glenn gould
i pendolari dell'IC 515
jacques tati
jason forrest
jefferson airplane
muhammad ali

otto dix
pankh’s
peter schickele
raymond queneau
saul steinberg
seu jorge
the who

cose che mi piacciono:
armadillo run
ascii
bad art museum
bicycle repair man
dilbert
foro degli evangelici
freeMind
gli incipit
gonfiare banane giganti
guide to mars
i fonts di questo signore
i titoli dei film porno
il Cimitirul Vesel
il fumo
il nautilus
il pugilato
il tornado
la luna
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le canzoni brevissime
le incisioni rupestri
le nuvole
lo scopino dei pirati
migliorare un ufficio
mortal szombat
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pong che curva
pravda
shop horror
space invaders umano
spalato
timmeh!
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mahir
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peter schickele
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siti notevoli:
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get a first life
jacques tati
line rider
lodger.tv
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polygen
the brick testament
the raconteurs
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i giri a Roma di trivigante:
15/02: termini
17/02: attorno a termini

le mie storie della musica:
il rock satanico (uno)
il rock satanico (due)
il white metal

musei interessanti:
del cervello
del cesso
del grattacielo
del tagliaerba
del vetro
dell'asfalto
della banana
della Guerra Fredda
della mestruazione
della satira
della tecnologia del sec. XX
della vulva
dello Zeppelin
di Hitler

buffonate:
f.i.g.o.

mavco pisellonio
matrix parody
rael
ristorante italiano a londra
una piazza
uomo armato di banana


trivigante 2006

ventitre

Comunicato n° 1 delle Brigate del Terrore.
E' giunta notizia al Comitato supercentrale di queste Brigate che, domenica 18 febbraio ultimo scorso, sulle reti nazionali è andata in onda una puntata di "Amici" (che poi sarebbe 'sta cacata qui) con contenuti irritanti per l'onore di noi guerrieri senza macchia e senza paura. Già sarebbe abbastanza la sola messa in onda, ma è successo, infinamai, un fatto increscioso. Riepilogo minimo del funzionamento di "Amici": oltre a un gruppo di tizi che avrebbero la funzione apparente di insegnanti e che hanno la dialettica e la logica di un gruppo di giovani babbuini ipertesi e piagnucolosi, oltre a un travestitone che fa da presentatrice e che, invece, starebbe meglio sulla vigentina di notte, ci sono due squadre di belloccetti presuntuosi e permalosi dalla lacrima facile, la cui unica prerogativa è avere nomi particolarmente idioti (tipo Bikula, Manfred, Endemol, Poppy, Bambi, Scuresy e così via), che competono tra loro con il canto e il ballo per ottenere non so bene cosa. Credo la fama e un padrone.
Dunque, ecco il fatto: questo tizio, di cui si segnala l'estrema pericolosità e imbecillaggine, arriva e fa finta di mettere su dei dischi, costringendo i belloccetti a improvvisare seguendo la musica. Il tizio mette su disinvoltamente l'Aida e Rino Gaetano, Kurt Weill e Grease, senza distinzioni e senza contesto. Se Hitler avesse scritto canzoni, probabilmente le metterebbe sul piatto, sentendosi molto divertente e disinvolto in una festina delle medie. E domenica l'affronto: tra un pezzo dance del cavolo e una canzone dei Jamiroquai ha osato, il pazzo, mettere su Back in Black perché ci ballassero i giovanetti imbesuiti.

E' pericoloso, è uno di quelli che riesce a rendere tutto uguale, tutto sullo stesso piano, che azzera le differenze relative, uno di quelli che sporca tutto, che spaccia per cultura l'incapacità di distinguere, il cui senso critico è a zero. Le Brigate sentenziano: gli va strappata la faccia (indicazione a chi di dovere).
E attenzione: non è possibile guardare trasmissioni del genere mantenendo senso critico, non è possibile rimanerne immuni, distaccati e sarcastici: questa roba entra dentro e sporca tutto.
Se anche solo avete passato più di un minuto a parlarne nella vostra vita, il danno è già stato fatto.
E questo pezzo fa schifo, come fa schifo l'argomento, deprimente.

diciotto

Bergomazzi all'ennesima potenza.
Il chendo e il ueb, gli amici e i nemici, la disciplina e gli amori mancati, la lotta, la morte e le armi, l'onore, l'affronto e il duello, il tempo per morire e il tempo per il giuoco spurtivo, l'amicissia che mai muore anche quando muoiono gli amici, le schegie, Brgmzz stesso, i supernemici, Federipo, i contributi da pagare, tutto questo e molto molto altro nella Superstoria "The Greit War", l'approfondimento storico del maestro Bergomazzi su trivigante.it.
Non mancatelo, stolti, ed esprimete il vostro parere sul foro al maestro, che se lo merita (per chi si fosse perso qualche passaggio, consiglio la lettura di tutte le storie del maestro e il b.site del 7 dicembre).

diciassette

L'allegra nonché inutile guida di Roma di trivigante.it (due).
Attorno a Termini: se non intendete seguire il mio consiglio (cfr. 15 febbraio, numero uno) e siete proprio decisi ad uscire dalla Stazione Termini, per ragioni che a me sfuggono, forse perché siete dei guardoni di cose e anfratti, allora vi propongo qualche amenità secondo lo spirito di questa guida.
Una tra le cose che più mi affascinano a Roma sono gli stormi di storni: verso l'inizio della sera, a seconda delle stagione, si levano dalle piante brulicanti tra piazza dei Cinquecento e le terme di Diocleziano (succede quasi ovunque a Roma, ma ora siamo qui) e cominciano a girare vorticosamente, assemblando e disfacendo stormi in continuazione con moti misteriosi. Ora, se vi trovate un posto comodo per sedervi in piazza dei Cinquecento, al riparo dalle secchiate di guano che cascano dal cielo, potete finalmente indossare il mantello frangiato, il cappello a cono, alzare il lituo a spirale e fare i vostri pronostici di àuguri.
Garantisco che la cosa è a dir poco sensazionale. Se avete, dunque, tratto buoni auspici per il vostro giro esplorativo, allora posso proseguire. Incamminatevi verso nord per un centinaio di metri, costeggiando le terme, e sbatterete inesorabilmente contro i resti di una delle cisterne delle terme, su via Volturno. Per i riottosi alle spiegazioni, ecco una comoda mappetta che indica lo spostamento. E' l'ora dell'aneddoto: dove ora c'è la stazione, una volta c'era un'altra cisterna, detta la botte di Termini, ed era lunga più di novanta metri, alla faccia delle timide abluzioni. Comunque, anche la cisterna di via Volturno è fantastica.
Ora che ho messo anche la curtura nell'itinerario, giusto per darmi un tono, suggerisco una meritata sosta nella pasticceria di fronte, all'angolo con via Solferino: arredamento anni Cinquanta originale, compresi i camerieri e alcuni panini farciti di morte, caffè e pasterelle favolose, debordanti di crema (le bombe), ma vi dovete sedere, altrimenti il magico effetto ristoratore è vanificato. Niente storie, è sempre meno caro che un qualunque bar di Milano. Io, in certe mattine grigie del nord, ne sento ancora il saporino e mi prende un languore per nulla spirituale che riesco a temperare solo con numerosi panettoni ripieni di bollito.
A questo punto, se riuscite ad alzarvi e siete ancora padroni di voi stessi, ritornate sui vostri passi e dirigetevi verso piazza Repubblica, allego mappa per i disgraziati. Questa è una guida per camminatori, su. Una volta arrivati in piazza, fate una veloce deviazione in via delle terme di Diocleziano, a pochi metri, nella quale vedrete una fila di bancarelle stabili di libri tra cui, non ho dubbi, ci sono sicuramente un'edizione autografa di Ippolito Nievo, una princeps dell'Orlando furioso e il libro di cucina della sora Lella Fabrizi. La cosa interessante è che i librai in questione si sono in parte adattati alle esigenze del mercato moderno ed espongono, ognuno, una sezione riservata a cd e dvd. Siccome siamo vicini alla stazione e tutto il mondo è palese, la sezione dvd ha sempre una ricca sotto-sezione di dvd porno. E' spassosissimo, se avete dieci minuti, osservare un attempato professore che compra i Commentarii al De vulgari eloquentia e poi, con occhio furbetto, arraffa un paio di copie di Le 12 fiche di Ercole. Non si vergogni, professore, sappiamo quanto possa essere dura la vita dello studioso, sempre tra cattedre e pomposi convegni pieni di mummie, non si preoccupi, noi la comprendiamo.
Libri, cisterne, pasterelle, film porno, stormi di storni, terme e qualche piazza, direi che anche per oggi può bastare, il resto della giornata è libero, potete smettere di seguire trivigante con l'ombrello alzato nelle sue peregrinazioni e vagolare come più vi piace. Ci rivediamo alle sette al pullman.
Infine, sempre per lo spirito di servizio che contraddistingue trivigante tutto, un riepilogo sintetico di quanto detto in questa seconda parte della guida romana di trivigante.it: eccolo (il riepilogo complessivo delle puntate della guida è nella colonna di sinistra del b.site).

quindici

Bocca.
Ero un po' dubbioso, rileggendo la lista degli entusiasti aderenti al Manifesto della razza, riguardo il nome di Giorgio Bocca, non sapendo se fosse lui, il giornalista, oppure no. Io ne ricordavo i trascorsi nella Resistenza e poco altro, mia ignoranza. Per quello ho preferito soprassedere l'altro giorno nelle citazioni dei nomi nefasti.
Poi ho chiesto un po' in giro, ho fatto un paio di ricerche, grazie anche a Mr. A., e posso con decisione affermare che (rullo di tamburi): è lui.
Va detto, per completezza, che aveva diciotto anni, il che potrebbe andare parzialmente a sua discolpa (so' regazzi?), aprendo però una questione che devo ancora capire: come mai tra i 330 maggiorenti italiani degni di sottoscrivere il Manifesto, c'è un ragazzo di diciotto anni? Era già noto allora? Chiunque volesse firmare lo inserivano con contentezza? Di certo, scorrendo i nomi dei firmatari, ci sono molti di quelli che avranno responsabilità di governo, in senso ampio, del paese nel dopoguerra.
In effetti, però, ripensandoci a posteriori e ricordando lo scivolone leghista di Bocca, quasi tutto ha senso.
E pensare che ho appena finito di leggere
Una repubblica partigiana... Ah, le coincidenze.

L'allegra nonché inutile guida di Roma di trivigante.it (uno).
Come detto, sono in attesa della decisione di Uoltèr-sindeco-de-Roma, per diventare civis romanus acquisito o, meglio, civis testaccinus. De coccio. Per poter accedere a simile titolo onorifico, ho dovuto trascorrere parecchio tempo nella città, sono le procedure (e io che avrei preferito stare a Morimondo o, che so, a Borgomanero), tempo che ho messo a frutto compiendo giri non brevi ma lunghi alla ricerca di luoghi goduriosi e pressoché inutili.
Oggi mi son detto: ma con tutto che si mette in piazza ogni pannicello sporco, perché non condividere con i miei sagaci lettori tanta conoscenza accumulata nel tempo con fatica e arancini consumati agli angoli dei rioni? Magari finite a Roma e proprio proprio non sapete né dove andare né cosa fare e, allora, io vi aiuto come posso, aumentando vorticosamente la funzione di servizio del sito tutto.
Stazione Termini: oggi è così, una volta - fino a poco tempo fa - non era così. Ma questo lo trovate sulle guide o in rete, quindi lascio a voi. Appena prima dell'uscita principale della stazione, c'è la libreria nell'acquario, nel senso che è in un grande parallelepipedo trasparente. Se entrate, farete di sicuro suonare l'allarmino alla porta, dato che suona con tutto: il che è una buona cosa se avete intenzione di riempirvi il cappotto e la borsa di libri. E', in assoluto, la libreria di stazione più fornita che io abbia mai visto, anche se - ammetto - non ho visto la stazione di Alessandria d'Egitto o di Torino Porta Einaudi. In questa libreria trovate le ristampe di una collanona poderosa di Newton Compton su Roma, composta di numerosi volumi monografici quali, per esempio, Le porte di Roma, I vicoli di Roma e così via. Son su carta brutta e stampati male ma sono bellissimi. Cosa non indifferente, sono in offerta, quattro euro a fronte di un bel quattrocento pagine l'uno. E poi riempiono la libreria che è un piacere. Uno tra i più spassosi è Le curiosità di Roma, ristampa di una raccolta di storie e aneddoti immagino fine ottocentesca. Tralasciando i cartelloni di Armani, che son la roba più brutta della stazione tutta (ma ora se la giocano con i due smambroni intitolati a Giovanni Paolo II, pessima storia quella), al primo piano c'è un self service che non si mangia per niente male, il costo è ragionevole (se venite da Milano lo troverete perfino economico) e ti sorridono mentre servono il tris di primi. Eccezionale trovare la porchetta in un self service di una stazione ferroviaria. Io l'ho provato e non son mica morto. Storto sì ma non morto.
In caso ci sia una mostra quando vi trovate a Termini, non esitate e andate a vederla, qualunque cosa ci sia in esposizione: con tutta probabilità, è organizzata all'ultimo piano della stazione, nel quale ci sono giardinetti con fontane e piccoli patii difficilmente immaginabili dall'esterno. A dicembre, nell'atrio principale, montano un abete natalizio sul quale, tradizionalmente, i viaggiatori attaccano biglietti di ogni tipo, di augurio e di lamentela, che io quasi mi commuovo ogni volta che passo due ore a leggerne un po'. Lo so che ora lo fanno anche in un sacco di altre stazioni, ma lì transita davvero un sacco di gente e, quindi, è facile leggerne di davvero bizzarri. Se avete il dolore da pedale dell'uomo morto, al piano inferiore c'è la Farmacia Cristo Re dei Ferrovieri, che è uguale a tutte le altre, solo più buffa, se pensate a Gesù col fischietto e la paletta. Anche a questo piano c'è una libreria enorme, però mi piace meno perché è sotto terra, quella sopra, invece, è molto più luminosa e spaziosa, essendo nell'acquario.
Una dritta utile: appena scesi dal treno, recatevi dall'edicolante che più gradite nell'ampia scelta di Termini e acquistate il numero più recente di Roma c'è, settimanale con tutti gli appuntamenti romani, sia che necessitiate di una discoteca strobo-gay sia che desideriate partecipare alla presentazione del volume della lettera "R" dell'Enciclopedia Universale delle Navi in Bottiglia PET. Questo proprio nel caso in cui, folli!, vogliate uscire dalla stazione e andarvene a zonzo per la città. Cosa c'è fuori che non ci sia anche in stazione? Nulla, io infatti consiglio una vacanza trascorsa interamente in stazione: c'è un sacco di gente diversa e interessante, se vi sporgete potete vedere i resti romani sul fianco destro dell'entrata, c'è il supermercato, i bagni sono sì a pagamento ma puliti, ci sono alcune panchine al sole lungo i binari, c'è la polizia e un medico, potete agevolmente leggere i tabelloni con gli orari dei treni per immaginare meravigliosi viaggi. Se poi vi siete preparati preventivamente e avete visto il film Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica, scritto da Truman Capote e Cesare Zavattini, allora siete a posto.
Avrete trascorso le vacanze, quale onore, nella seconda più trafficata stazione ferroviaria d'Europa, con circa 800 treni al giorno (tra arrivi e partenze, quattrocentomila passeggeri al giorno) per un totale di circa 150 milioni di viaggiatori all'anno. Più uno. Molto meglio di Rimini.

otto

Gli entusiasti sostenitori del manifesto della razza.
Con tipico costume italico, non appena si dà manifestazione pubblica di un afflato corporeo, qualcuno corre a sostenere e appoggiare la posizione, qualunque essa sia e qualunque grado di coglioneria essa contenga.
E' questo il caso del Manifesto della razza, subito sottoscritto da 330 personalità in vista (anno 1938) desiderose di rendere pubblica, coram populo, la loro adesione alle nobili tesi in esso contenute.
Bravi, davvero: non posso che darmi da fare anch'io per ottemperare ai loro desideri, vale a dire di essere visibili e che la loro posizione sia nota al grande pubblico, pubblicandone i nomi.
L'elenco è ufficiale, è conservato in diverse biblioteche pubbliche, quindi non è il caso di credere agli eredi dei sotto citati quando dicono che sì, il loro babbo ha firmato, ma non aveva letto nemmeno il documento, che qualcuno ha firmato per lui, che a quei tempi condividevano tutti quelle posizioni eccetera eccetera.
Balle, carta canta. Ricordatevene quando guardate Don Camillo e Peppone (Guareschi Giovannino) o quando sentite qualcuno che sostiene che il povero e innocente Giovanni Gentile fu trucidato dai comunisti cattivi.
Per non parlare di uno che ha pure rischiato di diventare Presidente della Repubblica trent'anni dopo (Fanfani). E che dire di padre Agostino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica e famoso delatore?
Eccoli, ben visibili (tra parentesi: neanche una donna, mi pare):


ACERBO Prof. Giacomo
ACITO Alfredo
ALESSANDRI Pino
ALESSI Rino
ALFIERI Dino
ALMIRANTE Giorgio
AMICUCCI Ermanno
ANDALÒ Ugo Giorgio
ANDREUCCI Giuseppe
ANGELINI Franco
ANTONUCCI Antonio
APOLLONI Livio
APPELIUS Mario
ARCHIDIACONO Nicola
ARFELLI Felice
AZZARITI Avv. Gaetano.
BACCAGLINI Dott. Alessandro
BACCIGALUPPI Mario
BADOGLIO Pietro
BACCIOLI Vincenzo
BUFFARINI GUIDI Guido
BALBO Emilio
BALLARATI Giancarlo
BANCHER Dante Cesare
BANISSONI Ferruccio
BARBARA Mameli
BARDUZZI Carlo
BARGELLINI Piero
BAZZI Carlo
BELLINO Ugoberto
BENIGNI Umberto
BEONIO BROCCHIERI Vittorio
BERGAMASCHI Avv. Carlo
BERNUCCI Giorgio Luigi
BIAGI Bruno
BIAMONTI Dott. Ettore
BIANCOROSSO Dott. Rodolfo
BIANCINI Bruno
BIASUTTI Renato
BIOLETTO Angelo Marco
BIONDOLILLO Francesco
BOCCA Giorgio
BOCCASILE Gino
BORGHESE Ing. Gian Giacomo
BORRETTI Mario
BORSANI Carlo
BOTTAI Giuseppe
BOTTAZZI Prof. Filippo
BLASI Guglielmo
BRIGHENTI Roberto
BUSINCO dr Lino
CABRINI Luigi
CALENDOLI Giovanni
CALLARI Francesco
CALOSSO Claudio
CALURI Bruno
CAMERINI Augusto
CANEVARI Emilio
CANIGLIA Renato
CAPASSO Aldo
CAPPUCCIO Lino
CARBONELLI Riccardo
CARNEVALE Dott. Emanuele Filiberto
CASINI Gherardo
CASNATI Francesco
CASSIANO Marco
CASTELLETTI Giuseppe
CAVALLUCCI Guido
CAZZANI Mons. Giovanni
CECCHELLI Carlo
CESETTI Giuseppe
CHELAZZI Gino
CHERSI Livio
CHIARELLI Riccardo
CHIARINI Luigi
CHIAUZZI Angelo
CHILLEMI Guglielmo
CHIURCO Giorgio
CIANETTI Tullio
CIANO Galeazzo
CIMINO Alfio
CIPOLLA Arnaldo
CIPRIANI Prof. Lidio
CLAREMORIS Maurizio
CLARICI ANDRO
COCCHIARA Giuseppe
COGNI Giulio
COLIZZI Gioacchino (Attalo)
COLLALTINO Dott. Collalto
CONSOLI Francesco
COPPOLA Francesco
CORSO Prof. Raffaele
COSSIO Carlo
COSTAMAGNA Carlo
COTONE Oberdan
CUCCO Alfredo
CUTELLI Mario
DARQUANNO Ernesto
Dè BAGNI Mario
DE BLASI Prof. Vito
DEDEL Francesco
DE DOMINICIS Adolfo
DE FRANCISCI Pietro
DELLE DONNE Dott. Michele
DELL'ISOLA Giuseppe
DE ROSA Gabriele
DE ROSA Ennio
DE RUGGIERO Stefano
DE SETA Enrico
DE VITA Pier Lorenzo


DI CAPORIACCO Lodovico
DI DONNO Alfredo
DI GIORGIO Guido
DI MARZIO Prof. Cornelio
DOMENICI Carlo
DONAGGIO Arturo
DONADIO Nicola
ELEFANTE Fernando
ELLERO Pietro
EVOLA Julius
ABIANO Giuseppe (Bepi)
FABBRI Vittorio Emanuele
FANFANI Amintore
FARINACCI Roberto
FERRI Carlo Emilio
FESTA CAMPANILE Dott. Raffaele
FICAI Giuseppe
FIORETTI Arnaldo
FLAVIO Quinto
FLESCH Gislero
FONTANELLI Luigi
FORMOSA Dott. Raffaele
FORTEGUERRI Giuseppe
FRANZI Leone
FRASETTO Fabio
FRUGONI Dott. Cesare
GABELLI Dott. Ottone
GAYDA Virginio
GARDINI Nino
GARDINI Walter
GARIBALDI Ferdinando
GASTEINER Elio
GATTI Tancredi
GEDDA Luigi
GEMELLI Padre Agostino
GENNA Prof. Giuseppe E.
GENOVESI Cesare
GENTILE Giovanni
GHIGI Prof. Alessandro
GIANI Niccolò
GIANNETTI Berlindo
GIGI.I Lorenzo
GIOVENCO Giuseppe
GIULIOTTI Domenico
GIUSTI Paolo Emilio
GRAY Ezio Maria
GRAVELLI Asvero
GRAZIANI Felice
GRAZIANI Rodolfo
GRAZIOLI Francesco Saverio
GUARESCHI Giovannino
GUERRIERI Ottorino
GUIDOTTI Paolo
IMBASCIATI Bruno
INTERLANDI Telesio
ISANI Giuseppe
LAMPIS Dott. Giuseppe
LANCELLOTTI Arturo
LANDRA Giovanni
LANDRA Guido
LANZA Ugo
LANZARA Dott. Giuseppe
LA VIA Lorenzo
LELJ Massimo
LEMMI Roberto
LEONI Enzo
LE PERA Dott. Antonio
LESSONA Alessandro
LIVI Prof. Livio
LODOLINI Armando
LOLLI Mario
LORENZINI Paolo
LUCHINI Alberto
LUCIDI Giuseppe
LUPI Gino
MACRÌ Filippo
MAGANI Michele
MAGGIORE Giuseppe
MANCA Avv. Antonio
MARCHITTO Nicola
MARINI Marco
MARRO Giovanni
MARZOTTO CAOTORTA C.te Antonio
MORANA Domenico
MARTINOLI Ettore
MASINI Carlo Alberto
MASSA Mario
MASTROJANNI Alberto
MASTROJANNI Gabriele
MATARRESE Fortunato
MAZZEI Vincenzo
MAZZONI Gino
MEREGAZZI Dott. Renzo
MEZZASOMA Fernando
MILANESI Guido
MISCIATELLI Piero
MISSIROLI Mario (Spectator)
MITRANO SANI Gino
MODICA Aldo
MOLINARI Riccardo
MOLINO Walter
MONTECCHI Mario
MORMINO Giuseppe
MURRI Romolo
MUSSOLINI Benito
NAJ SAVINA Luigi
NATOLI Romualdo
NERI Italo
NICCO Carlo
NIEDDU Ubaldo


NOTARI Umberto
OMARINI Giuseppe
ORANO Paolo
ORTOLANI Dott. Giovanni
PACE Prof. Biagio
PADELLARO Nazareno
PEDRAZZA Piero (Camicia Nera)
PAGLIARO Prof. Antonio
PALMIERI Nino
PAOLELLA Domenico
PAPINI Giovanni
PARIBENI Roberto
PASCOLATO Dott. Michele
PAVESE Roberto
PAVOLINI Alessandro
PEDROCCHI Federico
PEILLICANO Piero
PELLIZZI Camillo
PENDE Prof. Nicola
PENNISI Pasquale
PETRACCONE Avv. Giovanni
PENSABENE Giuseppe
PERALI Pericle
PETAZZI Mons. Giuseppe Maria
PETTAZZONI Raffaele
PETRAGNANI Prof. Giovanni
PETRI Tommaso
PETRUCCI Antonio
PETTINATO Concetto
PIAZZA Giuseppe
PICENO Giorgio
PICCIOLI Angelo
PIERAMONTI Prof. Umberto
PICHETTI Guido
PINI Giorgio
POLI Dott. Athos
POMILIO Marco
PODALIRI Guido
PREZIOSI Giovanni
PUCCIONI Uberto
RAVA Maurizio
RAVASIO Carlo
REA Leo
RELLINI Prof. Ugo
RENDE Prof. Domenico
RICCI Marcello
ROGNONI Gastone
ROMANINI Alfredo
ROMANO Raffaello
ROSSO Gustavo (Gustavino)
RUCCIONE Mario
RUFFILLI Weiss Erminio
RUSSO Giuseppe (Girus)
SABATINI Arturo
SALVI Prof. Giunio
SANGIORGI Giorgio Maria
SANTARELLI Enzo
SARRI Corrado
SAVARINO Santi (Altoparlante)
SAVELLI Giovanni
SAVORGNAN Prof. Francesco
SCALIGERO Massimo
SCARDAONI Francesco
SCARPELLI Furio
SCUDELLARI Giorgio
SEMIZZI Renato
SEMPRINI Giovanni
SERGI Prof. Sergio
SERTOLIS SPAMPANATO Bruno
SGABELLONI Massimo Antonio
SOFFICI Ardengo
SOLMI Arrigo
SORLINI Ferruccio
SOTTOCHIESA Gino
SPARDINI Giacomo
STARACE Achille
TACCHI VENTURI Padre Pietro
TALLARICO Giuseppe
TASSINARI Renato
TEDESCO ZAMMARANO Vittorio
TIRELLI Mario
TOPPI Giove
TOSTI Armando
TRITONI Romolo
TRIPODI Nino
TRIZZINO Antonino
TUCCI Giuseppe
TURONE Mario
TURRINI Mario Felice
VALAGUSSA Prof. Francesco
VALENTE Rindo
VALLECCHI Attilio
VALORI Aldo
VERCELLESI Edmondo
VERDINI Raul
VIAN Cesco
VICHI Ferdinando
VILLA dott. Emilio
VILLA Rindo
VILLARI Luigi
VINCI Prof. Felice
VISCO Prof. Sabato
VIZIANO Angelo
ZAPPA Paolo
ZAVATTARI Edoardo
ZANINI Giuseppe
ZEDDA Ennio
ZERBINO Paolo
ZOJA Prof. Luigi
ZUMAGLINI Cesare

sette

Il manifesto della razza.
Prima di tutto i nomi, che siano noti ed evidenti:
- On. Sabato Visco, direttore dell'Istituto di Fisiologia generale dell'Università di Roma e direttore dell'Istituto nazionale di Biologia presso il Consiglio nazionale delle Ricerche;
- Dott. Lino Businco, assistente di patologia generale all'Università di Roma;
- Prof. Lidio Cipriani, incaricato di antropologia nell'Università di Firenze;
- Prof. Arturo Donaggio, direttore della clinica neuropsichiatrica dell'Università di Bologna, presidente della Società Italiana di psichiatria;
- Dott. Leone Franzi, assistente nella clinica pediatrica dell'Università di Milano;
- Prof. Guido Landra, assistente di Antropologia nell'Università di Roma;
- Sen. Luigi Pende, direttore dell'Istituto di Patologia speciale medica dell'Università di Roma;
- Dott. Marcello Ricci, assistente di Zoologia all'Università di Roma;
- Prof. Franco Savorgnan, ordinario di demografia nell'Università di Roma, presidente dell'Istituto centrale di statistica;
- Prof. Edoardo Zavattari, direttore dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Roma.
Sono tutti professoroni, baroni universitari, scienziatoni con il camicione, in un caso, uno è addirittura assistente di zoologia! (il che la dice non lunga ma lunghissima), e sono i luminosi autori del Manifesto della razza, reso noto e pubblicato sul "Giornale d'Italia" il 15 luglio 1938 con il titolo: "Il fascismo e i problemi della razza". Devo ammetterlo, non l'avevo mai letto. Ho deciso di farlo e, come sempre, le parole scritte hanno superato ogni mia più sfrenata fantasia politica: la pervicacia nel tentativo di dimostrare la purezza dell'italica razza e la discendenza di essa da un ancor più puro ceppo ariano mi farebbe scompisciare, se il tutto non fosse frutto di un periodo popolato di aberranti, dannose e nefaste figure. Troppo numerose.
Eccolo, dunque, il manifesto redatto, sottoscritto e pubblicato dai dieci scienziati citati in apertura, che diventerà poi la legittimazione scientifica delle leggi razziali (l'articolo 7 in particolare):

"1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
6. Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.
10. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani".
Un po' stronzi e umanamente e professionalmente scorretti. Augh! Ho detto.

sei

Houston? Abbiamo un bel problema.
Mi piacciono moltissimo i titoli dei film di fantascienza, secondi solo ai titoli dei film porno nella mia personale classifica di predilezione, ne sono rapito, specie se trattasi di film di infima serie e girati a basso costo (pentole a pressione volanti, mascheroni di cartone, finte paludi e così via).
Per esempio, vorrei di certo visitare Watang! Il favoloso impero dei mostri (1964) oppure mi dovrei certo guardare da La vendetta del dottor K (1959), o da La vendetta del mostro (1955) o da La vendetta del ragno nero (1958) o, ancora, da La vendetta di Gwangi (1969). Forse è meglio non sapere chi è Gwangi.
Mi piacerebbe portare un saluto a Gli uomini della terra dimenticata dal tempo (1977) oppure a I vampiri dello spazio (1957) e incontrare il misteriosissimo L'uomo dal pianeta X (1951), cugino di primo grado de L'uomo impossibile (2001), a sua volta fratello de L'uomo venuto dall'impossibile (1979), il cui figlio è L'uomo terminale (1974) che non è in nessun modo parente di Caltiki, il mostro immortale (1959).
Mi piacerebbe, per una volta, assistere a uno scontro epico del tutto surreale, per esempio La Terra contro i dischi volanti (1956), chissà la sorpresa!, per poi avere una tumultuosa relazione con Supergirl - La ragazza d'acciaio (1984) prima che rientri in casa Il gigante di ferro (1999) oppure, peggio, dovendo scappare in mutande prima de Il ritorno di Gorgo (1969).
Quando perdo qualcosa, chiamo Repo man - Il recuperatore (1984), che piglia anche il tappo del dentifricio nel lavandino; mi fanno molta paura, invece, gli Intruders (1992), piuttosto invadenti, che soltanto Son of Godzilla (1967) può sconfiggere e allontanare da casa; la sera, prima di andare a letto, controllo che sotto non ci sia Ghidorah, the Three-Headed Monster (1964), che nell'armadio non vi siano Giovani, alieni e vendicatori (1999) e che in cucina non accadano Fenomeni paranormali incontrollabili (1984).
La mattina mi piace svegliarmi senza che sia Il giorno dei trifidi (1962) o Il giorno dopo la fine del mondo (1962), il che è oltremodo seccante quando accade; ricordo un giorno tremendo in cui mi spaventai molto E la terra prese fuoco (1961), vidi una Doppia immagine nello spazio (1969), andai a cena da La donna e il mostro (1944), mi diedero da mangiare un Bug insetto di fuoco (1975), una torta di Blob - Fluido mortale (1958), un bicchierone di Blob, il fluido che uccide (1989), ancora!, e poi ci facemmo una bella partita a Rollerball (1975).
L'altro giorno sono andato in un negozio specializzato per acquistare una Bambola meccanica modello Cherry 2000 (1988), che mi han detto che fa meraviglie, perché avevo proprio voglia di sentirmi in una de Le avventure del ragazzo del palo elettrico (1987): il commesso del negozio, Matango il mostro (1964), mi ha detto che voleva in cambio La maschera di Fu Manchu (1932): ma io non potevo scambiarla, mi serve. Allora, sono andato a casa, nella Base Artica Zebra (1968), a chiamare Bees lo sciame che uccide (1976) che, magari, poteva darmi una mano a convincere Matango il mostro (1964) a vendermi la Bambola meccanica modello Cherry 2000 (1988). Ho aperto la porta di casa e, con orrore, ho visto L'invasione dei mostri verdi (1962): ho preso prontamente un flacone di Solaris (1972) e, al grido di: "4, 3, 2, 1, morte!" (1967) li ho sterminati. Ma Bees lo sciame che uccide (1976) non era in casa, allora ho lasciato perdere la Bambola meccanica modello Cherry 2000 (1988), sono andato al parco, dove ho incontrato L'uomo dagli occhi a raggi X (1963) che mi ha spiegato che I Diafanoidi vengono da Marte (1965) e che I marziani hanno 12 mani (1969). Mi sono sentito proprio un Cittadino dello spazio (1954) e, stanco ma felice, me ne sono tornato ne Il continente scomparso (1951).

cinque

Autopromozione, oggi sono Guido De Angelis.
Spazio commercio: vendo 130 numeri di Internazionale (qui l'inserzione) a prezzo stracciato, perché le quindici scimmie che scrivono per me il b.site richiedono spazio e hanno bisogno di tavoli per giocare a poker. Quindi, devo liberare.
Mi piacerebbe che a comprarli fosse qualcuno che poi li mette a disposizione di altri, per lettura e consultazione, magari il signor Braidense per la sua biblioteca o un'associazione culturale o che diavolo ne so. Ma non è vincolante.
Se qualcuno fosse interessato, mi contatti o, meglio, faccia un'offerta all'inserzione.
Il ricavato sarà destinato all'acquisto delle banane per le scimmie scrittrici.

uno

La calata del barbaro.
Un paio di settimane fa ho inoltrato ufficialissima domanda di ammissione alla qualifica di civis romanus a tutti gli effetti, anche se foresto e non da sette generazioni, avviando una complessa pratica di adozione testaccina. Non che il sindaco cinefilo abbia l'autorità per rifiutare la mia richiesta, è chiaro, ma intendo lasciargli l'illusione di essere lui a decidere (è un così caro regazzone).
In attesa, dunque, dell'attestato che certifica la mia ammissione alla categoria ontologica del romanoderoma, mi si pongono alcuni quesiti e questioni. In primis, a partire dai vicini di casa e dal fornaio, viene caldeggiata una mia scelta di campo tra romanisti e lazziali ("sei p'a maggica Roma o sei lazziale fascio?" oppure "nella terra e sullo spazzio, ora e sempre forza lazzio!" e così via), essendo Testaccio territorio romanista onorato dalla nascita der capitano con piccole e vessate sacche di resistenza laziale. Secondariamente, mi interrogo sul significato del trasferimento di cittadinanza nella capitale dell'impero dalle remote regioni della periferia liguro-celtica: trattasi di atto di sottomissione al popolo invasore? Trattasi di definitiva deposizione delle armi e disonorevole resa alla cultura dominante? Oppure trattasi, invero, di attacco (mio) al cuore del sistema? Oppure compio il percorso già battuto da coloro che vogliono andare dove le cose, quando succedono, sono più grandi e belle? Oppure si tratta di completa devozione verso pajata e puntarelle? Trattasi di insano amore verso sassi, rottami e statue acefale? Difficile a dirsi.
In attesa di comprendere ciò che dovrei comprendere, attendo comunicazione da Uoltèr-er-sindaco che mi dica che mi accoglie felice nella capitale. Non nego che mi piacerebbe che la comunicazione fosse in romanesco a modo, vale a dire con uno stornello di questo genere, una cosa così: "Voglio cantar così / fior de grispigni / le braciolette mie, tu non le magni / le braciolette mie tu non le magni / e dentro al piatto mio, tu non c'impigni / fior de grugnale, fior de sbrenza / eccola qua la tua residenza".
Firmato: er sindaco. Mi piacerebbe, molto.

Gli scimmiati del sudoku.
Inutile cercare lontano, inutile chiedersi che faccia abbiano: gli scimmiati (leggasi, con affetto: subire gli effetti di un'azione ripetitiva compiuta a mo' di scimmia, gergo ambito droga) del sudoku sono tra noi. Lo so che ci siete e che siete tra di noi, mio padre guida la schiera e parecchi degli amici di trivigante lo seguono a ruota con entusiastico fervore. Una dritta per voi, che finora avete giocato, vi siete divertiti, l'avete presa con leggerezza e svago spensierato: se siete temerari, ecco per voi l'ultima parola in fatto di sudoku, la frontiera oltrepassata la quale non potrete mai più tornare indietro e non sarete più gli stessi, il sudoku tridimensionale. In pratica, si gioca su un cubo con le stesse regole, se non fosse che si gioca su tre dimensioni e, se non sbaglio, ventisette partite in contemporanea. Un esempio. Se non avete tema e siete audaci giocatori di sudoku (tu lo sei, babbo, dacci dentro!), qui potete scaricare il programmino da installare e, finalmente, scimmiarvi del tutto.

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