mistico serto di luce e fior

Settimana scorsa ‘Aida’ all’Arena.
Lasciate le piramidi zeffirellate, la messa in scena contemporanea di Stefano Poda ci è piaciuta, con la manona che si apre e chiude e la luna e sole volante, i pugni aperti e chiusi, oltre a costumi splendidi e molte variazioni sul tema.

Notevoli per un profano come me anche orchestra e solisti, che voci potenti.
L’unica valutazione che farei è che, mentre Verdi usava la patina egiziana come pretesto per parlare di tutt’altro, Patria, libertà, indipendenza, fedeltà, con atteggiamento ovviamente colonialista e di appropriazione culturale ai nostri occhi, oggi non c’è alcun motivo – non potendo comunque modificare testo e ambientazione – di usare simboli complessi della cultura e religione egiziana a caso su costumi contemporanei, per esempio l’occhio di Iside stampato sulle vesti bianche e le teste di Ra indossate dal coro. Visto che tutto è rivisitato, non c’è bisogno di tali richiami, a parer mio. La cosa funzionerebbe lo stesso e striderebbe meno, direi.

trentatreanni

L’editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale del 27 giugno, glielo rubo perché la successione è utile:

È il 13 giugno 2025, Benjamin Netanyahu annuncia gli attacchi contro Teheran: “Negli ultimi anni l’Iran ha prodotto uranio altamente arricchito sufficiente a fabbricare nove bombe atomiche. Se non sarà fermato, potrebbe produrre un’arma nucleare in pochissimo tempo”. Maggio 2018, intervistato dalla Cnn, Netanyahu spiega: “C’è un’enorme quantità di informazioni che dimostrano quanto l’Iran sia avanti nella costruzione di bombe. Ha i mezzi per costruire una bomba molto rapidamente”. Settembre 2012, rivolgendosi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “Entro la prossima primavera l’Iran passerà alla fase finale. Da lì ci vorranno pochi mesi, forse settimane, prima che abbia abbastanza uranio arricchito per la prima bomba”. Dicembre 2009, appena diventato primo ministro, incontra una delegazione di deputati statunitensi in visita in Israele: “L’Iran ha la capacità di fabbricare una bomba, oppure potrebbe aspettare e fabbricarne più d’una nel giro di un anno o due”. Dicembre 2006, al Glenn Beck show, programma televisivo negli Stati Uniti, dice: “L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha trovato tracce di plutonio e uranio per la produzione di bombe atomiche: l’Iran si sta preparando a produrre venticinque bombe atomiche all’anno”. Febbraio 1995, intervistato da Cbs News: “L’Iran sarà in grado di produrre bombe nucleari entro tre-cinque anni”. Sempre nel 1995, pubblica un libro dal titolo Combattere il terrorismo: “Le stime più attendibili indicano che l’Iran impiegherà dai tre ai cinque anni per avere quello che serve a produrre armi nucleari”. È il gennaio 1992, trentatré anni fa, e Netanyahu è un dirigente del partito del Likud. Parlando alla Knesset, il parlamento israeliano, dice: “Entro tre o cinque anni possiamo presumere che l’Iran diventerà autonomo nella sua capacità di produrre una bomba nucleare. Questa minaccia deve essere sventata da un fronte internazionale guidato dagli Stati Uniti”. In Medio Oriente l’unico paese ad avere armi nucleari è Israele, probabilmente dal 1966.

see you on the bright side

Ora mancano poche cose da fare per chiudere la faccenda con Spotify, una è questa, la letterina:

Mr. Ek,

I’m Xxxxxx (Osiris Amanpour), a long-term subscriber to Spotify, and some day ago I decided to quit. I’m not supporting your decision to invest on Helsing and their AI strike drones and I don’t want my money to be used for such a shameful thing.
I think that music is a joyful but a serious issue, so it’s life, ethics and the production and trade of weapons, it’s a matter of judgment and responsibility. I have mine too so I stop giving you my small money and I’m deleting my profile and my playlists on Spotify.
I obviously want that you continue to have a satisfactory salary for the finer things in life and like you all the employees at Spotify but I hope many people like me would leave your platform due to your reckless decisions. You have a lot of money and I think you should use it for more useful and noble things, not invest them where it is convenient to make many more. In particular, involving lives of others.
By the way, thanks for many enjoyable years.

Bye, see you on the bright side,
Xxxxxx

L’indirizzo è pubblico, è stato coraggioso in questo.

Poi, le altre ultime cose. La chiusura dell’account e l’eliminazione di qualsiasi cosa contenuta, compile, preferenze e tutto quanto. La pagina è questa e si può eliminare l’account gratuito o, come nel mio caso, quello premium, scegliendo se tornare al free mantenendo il profilo oppure cancellare tutto. Ecco, prendo quella, me ne porti una per favore.

Bene, dovremmo aver finito.
Sì, ora è proprio tutto.

Se a qualcuno potesse interessare, ora sto qui. Ne manca ancora una, piccolina, di cosa, che però riguarda me.

colpo d’occhio: un mattone mancante (Zoom, Mosca)

Un mattone mancante in un muro qualsiasi a Mosca e l’idea è lì, ripensando a Nostal’gija di Tarkovskij: una candela accesa.

Non sarà una camminata per attraversare con una candela accesa la piscina di acque termali di Bagno Vignoni ma per le vie di Mosca.

E il meglio, è ovvio, lo darà con la penombra.

L’artista è Zoom e fa cose in giro, anche per strada, principalmente a Mosca.

Notevole.

un’altra questione che sto gestendo (soldi per musica per armi): la guidina del come

L’ho raccontata qui sotto: il cattivone Ek padrone di Spozzifai decide di investire nel settore più redditizio di tutti, le armi, e io non sono contento visto che, caso raro, dò lui dei soldi. Allora esploro le opzioni, le scarto quasi tutte per ragioni analoghe alla Ek-questione o per ragioni diverse – catalogo non all’altezza, per esempio – e alla fine la scelta cade su Tidal, per ragioni di proprietà, catalogo, qualità audio, app e client, non ultimo costi e comincio il periodo di prova di un mese gratuito. Ricreo la mia famiglia che, sono contento di dirlo, si è spostata compatta con me condividendo il ragionamento e le posizioni, e partiamo per le zone più liete.

Non è, la mia, ovviamente una famiglia tradizionale come quella qui sopra, bleah, noi siamo tutti mostre e mostri bislacchi. Controindicazioni, finora? Nessuna, grossomodo. Avendo settato la qualità massima di riproduzione dei brani – e con Tidal arriva fino al flac, se c’è – anche sul telefono gira tutto bene senza pause, anche se, ammetto, con le cuffiette questa cosa della maggior qualità non è che si percepisca poi così fino in fondo*. La controindicazione più evidente, per qualcuno ma non per me, è che Tidal si occupa di musica e, dunque, non ha altro, per esempio podcasts.

La cosa più importante, ora: le compile. Sì, le pleiliste, come le chiamate? Playlist. Che per me sono importantine, qui l’ultima. Si possono portare da una parte all’altra? Ebbene sì, lo sto facendo proprio ora. Esistono molti servizi che lo fanno gratuitamente ma, giustamente, con dei limiti: numero di pleiliste, numero di canzoni per pleilista eccetera. Siccome io non sono dilettante, ho bisogno di un servizio professionalissimo e nel marasma ho scelto Soundiiz: scegliendo la fatturazione mensile e pagandone solo uno, cinque dolla, sto trasferendo tutto da uno, il vecchio, all’altro, il nuovo. E funziona bene, anche con certi miei gigantoni musicali, con report finale in caso di errori. Pochi, comunque, dovuti a questioni di diritti sui cataloghi, in quella più grande tredici su millecinque, eh, quasi millessei.

Soundiiz fa anche un sacco di altre cose, per esempio niente male tiene sincronizzate le pleiliste su servizi diversi, e sono decine, esporta, clona e così via. A me importa poco perché mollo uno per l’altro, non tengo piedi in più scarpe ma una guidina è una guidina, dico quel che c’è. A proposito, per chi avesse voglia di smanettare un po’ e farsi la cosa in casa e aggratise, il modo c’è: su github.

Bene, credo sia tutto, il dipartimento gestione compile di trivigante.it ha fatto del proprio meglio, spero serva a qualcuno. Per chi vorrà ci troveremo di là o da qualche parte dell’audiosfera, tra i buoni senza le armi. Sono sempre trivigante e tutto quel che c’è e ci sarà è pubblico.

Per chi non ha di queste questioni capitali, buon per voi, qui abbiamo a che fare con cose difficilissime, come si vede. Mancano solo un paio di cose importanti, ancora.

*Ho appena scoperto perché: trasmettendo al bluetooth i files vengono compressi.

59 seconds of: time is flying in Antwerp’s railway station

Certo che come ci si diverte ad Anversa… Tra l’altro, una delle più belle stazioni di sempre, eclettica e clamorosa, un grande piacere arrivarci e starci, vale il viaggio, compresa la panchina da attesa più lunga del mondo.

Fifty-nine seconds of anything, whether or not it has any intrinsic meaning and something to immortalize. Preferably with the smallest means possible.

Per l’ennesima puntata di “59 secondi di…”, la rubrica più complementare della carreggiata, un altro episodio fatto di soli cinquantanove secondi di qualsiasi cosa venga in mente a me o a voi, che abbia o meno un qualche significato intrinseco e che abbiate voglia di immortalare. Preferibilmente con i mezzi più ridotti possibile.

Tutti gli altri 59 secondi | pleilista

un’altra questione da gestire (soldi per musica per armi)

Daniel Ek, fondatore e signore di Spotify, ha deciso di spendere una parte congrua dei nove miliardi e rotti di dollari del suo patrimonio in armi.

Helsing è una delle aziende emergenti nel panorama europeo della difesa. Fondata nel 2021 in Germania, la società sviluppa software militari basati su intelligenza artificiale per l’analisi in tempo reale di dati provenienti da sensori e sistemi d’arma. Dal 2023, ha iniziato anche la produzione di droni da combattimento, tra cui il modello HX-2, già impiegato nel conflitto in Ucraina. Secondo Helsing, l’obiettivo è contribuire all’autonomia strategica dell’Europa riducendo la dipendenza da tecnologie non europee.

Con tutto il mio entusiasmoooah, stavolta sono pienamente d’accordo con Piero Pelù che ha affermato: «Visto che la Musica da cui il suddetto succhia i suoi profitti giganti parla oltre che di mille cazzate anche di amore per la vita, di rispetto per l’ambiente, di Pace, noi poveri ingenui abbiamo pensato che questi nuovi investimenti (600.000.000 seicento milioni di €) andassero alla ricerca per il cancro o alle Ong che salvano vite in posti di guerra o in mezzo ai mari, oppure alla costruzione di macchine che liberino i mari dalle microplastiche che ci avvelenano ogni giorno di più» e condivido il nesso e la causalità tra ciò che commercia, la musica, e i fini con cui investe ciò che guadagna. Va quindi presa una posizione, per quanto mi riguarda, da abbonato. Da rilevare che il mondo musicale, almeno quello italiano attorno a Pelù, anche se sollecitato tace.

Un tempo, in tempi migliori dal punto di vista della consapevolezza collettiva, ci si sarebbe fatti sentire, tempestando la segreteria di Spotify di proteste minacciando la dismissione degli abbonamenti finché il capo non avesse capitolato, rientrando dalla scelta avventata. Oggi invece viviamo in tempi individuali e individualistici, per cui toccano anche risposte individuali, sicuramente di minor effetto. Quindi: o non fare nulla, come quasi sempre, o protestare minacciando, o prendere provvedimenti. In questa ultima ipotesi, da un primo sguardo le prime opzioni alternative per catalogo paragonabile mi paiono Deezer e Tidal. Se queste due ultime offrono senz’altro una migliore qualità del suono, oltre mille kbit di bitrate rispetto ai modestissimi trecentoventi di Spotify, e interfacce equivalenti se non migliori, sono senz’altro inferiori per algoritmi capaci di suggerire ascolti analoghi – e quindi, in definitiva, di scoprire musica nuova -, offerta di podcasts e funzioni social. Non indifferente, la questione della proposta di musica affine, almeno per il mio tipo di uso. Deezer e soprattutto Tidal, proprietà in parte di musicisti da Jay-Z in giù, se è ancora così, offrono migliori retribuzioni agli artisti, il che ha un suo significato non da poco, e i ricavi personali di Ek un po’ lo dimostrano. Entrambe le piattaforme propongono un servizio di importazione delle playlist da Spotify e sono entrambi a pagamento oltre le cinquecento canzoni per playlist. Da valutare. Deezer, infine, ha una versione gratuita mentre Tidal no, propone un mese gratuito. Non ultimo, visto il punto di partenza del ragionamento: la proprietà di Deezer è di Access Industries, che si occupa di: «biotechnology, entertainment, external funds, global media, strategic equity, technology ventures, and real estate», quindi forse siamo daccapo; da Tidal è uscito nel 2017 Kanye West, il che è solo bene; la compagnia è in maggioranza di proprietà di Block, Inc., in cui si ritrova Dempsey di Twitter e che ha larghi interessi in forme di pagamento e mining di criptovalute, lui un aspetto ideale l’aveva e non pare avere a che fare con il mercato delle armi.
I servizi di audiostreaming sono decine – qui una tavola di comparazione, di Amazon music, Youtube music, Apple music eccetera non mi occupo proprio – e i fattori di scelta sono numerosi e non tutti determinanti. Se per i podcast io avevo risolto così, qui tocca fare un ragionamento più esteso: per quanto mi riguarda, di sicuro la caratteristica principale di Spotify fin dall’inizio, ovvero l’istantaneità, ottenuta con un complicatissimo sistema misto di p2p e chiamate al server, è persa, a volte ci mette un bel po’ a partire. E l’app mangia una quantità di batteria considerevole. Cose comunque da verificare anche in ogni altro servizio. Devo ancora studiare SoundCloud che è, peraltro, il servizio con il catalogo più grande del mondo ma che, da quel che so, è più orientato verso i creatori di musica. Non male, comunque, oltre duecento milioni di brani, figuriamoci, bastano appena.

Ma il punto, qui, restano le armi. E viva Pelù, lo dico. Ora devo dirlo alla mia famiglia di Spozzifai.