minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 93

Si fa presto a dire Austria, in realtà la situazione confini europei interni è ben più complessa: quasi tutti i paesi sono chiusi fino al 15 giugno, alcuni ben oltre tipo la Norvegia fino al 20 agosto, alcuni richiedono motivi di lavoro o di urgenza per entrare, vedi il Belgio, altri la quarantena per chi entra, vedi Bulgaria, Regno Unito, Polonia. Ma la situazione è più complicata, perché se in Germania la riapertura del 15 sarà senza condizioni, la Danimarca, per esempio, accetterà da quella data solo persone provienienti da Germania, Norvegia e Islanda; le tre repubbliche baltiche, Estuonia, Letuania e Littovia, danno e prendono solo tra loro e chi è fuori è fuori; la Francia accetta ma con autocertificazione; i Paesi bassi accettano chiunque fin da ora meglio se multinazionale con intenzione di stabilirvi la sede fiscale; la Croazia accetta anche italiani purché abbiano in mano la prenotazione per una qualsiasi struttura ricettiva; l’Austria, come abbiamo visto, ha riaperto i confini a tutte le nazioni confinanti per cui, essendo l’Italia non conf… ah no, confina eccome, vigliacchi austriaci (dal 15 si parla forse di una graduale riapertura per le regioni italiane più sicure, che detta così vuol dire che saranno le regioni di cui gli frega qualcosa, il Trentino); la Grecia, come scritto qualche giorno fa, vuole il test per lombardi, piemontesi, veneti ed emiliano-romagnoli; ai repubblicocechiani piacciono solo le persone di Germania, Austria e Slovacchia e agli sloveni solo gli ungheresi; la Spagna aprirà a tutti solo dal primo luglio ma anticiperà per Portogallo, Francia e per alcuni voli con l’Italia; la Svizzera, apparentemente, aprirà dal 15 ma solo per motivi di lavoro. Insomma, Europa unita anche stavolta, noi abbiamo aperto a tutti in un afflato di accoglienza turistica interessata e ohibò, ci schifano. Ma il nostro vispo ministro Di Maio, già in viaggio per Atene, spezzerà ben le reni alla Grecia, facendole aprire tutte quelle cazzo di isolette dell’Egeo, perdio! Infine, il Lussemburgo ha aperto tutto già da giorni, purché si portino valigette ricolme di soldi, incredibilmente invece la questione della riapertura o meno dei confini portoghesi importa poco o punto a nessuno. Che dire? Maleducati.

Ma com’è la situazione economica italiana al momento? Scrive l’Istat: «Il COVID-19 si è manifestato in una fase del ciclo economico italiano caratterizzata da segnali di debolezza», il che non dice molto, dato che poteva manifestarsi in un momento qualunque dal 1987 a oggi. L’Istat prevede per quest’anno una discesa del Pil dell’8,3%, comunque valori mai visti, un ribasso dei consumi delle famiglie del -8,7% e una contrazione degli investimenti del -12,5%. La disoccupazione al 9,6% completa il quadretto desolante ma sempre l’Istat prevede che nel 2021 l’economia si riprenderà, con un aumento del Pil del 4,6%. Benissimo, più perdiamo quest’anno e più enorme sarà la crescita dell’anno prossimo, caldaie a tutta forza. Con lo sciopero odierno dei lavoratori dell’ILVA verrebbe da dire che siamo tornati alla piena normalità, Alitalia era già entrata nel dibattito almeno un mese fa con il rifinanziamento delle perdite quotidiane, Emanuele Filiberto ha detto qualcosa, che cosa vogliamo di più della nostra bella vita di prima? Sì, avrete anche il mare e il Papeete, tranquilli.

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Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 93

  1. Fiaccamente

    Pessima giornata per il numero di nuovi casi in Lombardia, che fa il 70% di quelli nazionali, e a Brescia in particolare, che con 63 nuovi contagi certificati totalizza da sola giusto un quarto di quelli italiani. Peraltro continua il balletto coi numeri dei tamponi effettuati, che tornano ad essere pochini, sui 4.500 (ieri erano 8.000, l’altro ieri 13.700, sabato 19.300, venerdì 3.400: sembra di essere sull’ottovolante), solo che oggi va male anche il rapporto tra tamponi e casi positivi: 1/23 (ieri 1/64, l’altro ieri 1/96, sabato 1/48, venerdì 1/41), per trovare un rapporto così alto bisogna tornare indietro al 20 maggio. D’accordo, non sarò tanto vispo, ma al netto di un andamento sincopato nel processare i tamponi, che probabilmente comporta dei ritardi e degli accumuli nei conteggi giornalieri, ma non riesco davvero a trovare una logica in variazioni così cospicue da un giorno all’altro nella politica di tracciamento. Così come continua a rimanere un mistero il numero non soltanto alto (ad oggi 1.983) ma pressoché invariato ormai da secoli dei casi da verificare il Lombardia: all’inizio, quando di tamponi se ne processavano poche centinaia al giorno e i casi erano in forte aumento, l’accumulo potevo anche capirlo, ma ora? Se solo ci fosse una conferenza di Gallera per spiegarlo…
    Al di là dei numeri, le notizie sono fiacche come da un bel po’ di tempo a questa parte. Meglio, mi viene quasi da dire, perché quando non sono fiacche tendono inevitabilmente al marrone. Sembra comunque che l’OMS abbia cambiato idea sui guanti: favorirebbero l’infezione; meglio disinfettarsi spesso le mani (e se poi si seccano?). La Ministra Azzolina ci ripensa: no al plexiglas nelle classi alla ripresa delle lezioni di settembre. Bontà sua, sembrava proprio così da una precedente intervista. Oggi invece arriva la smentita – niente gabbie e niente classi pollaio – accompagnata dalla rassicurante affermazione per cui “Vogliamo tornare alla normalità e lo faremo trovando il giusto bilanciamento tra due diritti sacrosanti, quello all’istruzione e quello alla salute”: quel che si dice un progetto dettagliato. Chi invece rispetto alla scuola e alla sua funzione ha le idee chiare è il leghista Claudio Ticci, che per ironizzare sulla visione del Governo posta l’immagine del cancello di Auschwitz con la scritta Schule macht Frei tradotto in italiano come la scuola Libera (il sottotitolo recita “la scuola educa alla libertà”). Si suggerisce un ripasso della grammatica per le maiuscole; per tutto il resto siamo ben al di là di ogni possibilità di recupero.
    Al quinto posto delle priorità che Colao ha indicato per “una Italia più forte, resiliente ed equa” (mamma mia…) leggo Istruzione, Ricerca e Competenze – fattori chiave per lo sviluppo. Attendo con curiosità quando taglieranno i fondi all’Università per il primo sciopero dei camionisti.

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