Le tensioni tra Azerbaijan e Armenia sono ormai secolari e l’ultimo episodio, due anni fa, decisamente favorevole agli azerbaigiani, è la Seconda guerra del Nagorno Karabakh che segue ovviamente la prima e una ripresa degli scontri fin dalle indipendenze del 1991. Il senso di accerchiamento degli armeni è accresciuto dalle consolidate relazioni tra Azerbaijan e Turchia, anche di natura religiosa, e con Israele, contento acquirente degli idrocarburi azerbaigiani (trenta per cento, il resto all’Europa) che paga con armi, anche in questo caso falsando gli equilibri nella regione. Accennavo alla firma di qualche giorno fa dell’accordo tra i due paesi per il corridoio, da parte armena paiono considerarla un’altra sconfitta, a prima vista. Inutile dire dei buoni rapporti tra Russia e Azerbaijan, quando hai petrolio e gas è facile essere amico di tutti. La cristiana Armenia intrattiene però, vedi le combinazioni?, rapporti cordiali con la Repubblica islamica dell’Iran, altro soggetto non secondario della regione.
In serata a Gyumri, seconda città dell’Armenia, pesantemente colpita dal terremoto del 1988, ne ho una vaga memoria, allora pensavo che l’Armenia fosse la regione della Turchia orientale, cosa che in effetti sarebbe anche, se esistesse ancora la Grande Armenia, non fosse avvenuto il genocidio e la Turchia non avesse avuto il progetto di riunire tutti i paesi di ceppo turco. Domani ho un incontro importante, ci tengo e per un colpo di fortuna sono riuscito a ottenerlo, un paio di birre Ararat al Rasputin e via, a domani.

Al mattino presto esco dalla mia stanza dell’hotel Viktoria che sembra un ufficio del Politburo, tra il letto e la scrivania ci sono come minimo sei metri, e vado a incontrare Antonio Montalto, posso citarlo, proconsole onorario in Armenia, medico che venne a Gyumri subito dopo il terremoto del 1988 per portare aiuti – qui si ebbero più di ventimila morti – e non se n’è più andato. Ora gestisce e organizza progetti di inserimento lavorativo per oltre cinquanta armeni e l’indotto delle famiglie, le chiama ‘tribù’ per esemplificare i legami, puntando sulla ceramica, un’eccellenza armena che costituisce un legame con la Turchia, e la ricezione, avendo recuperato una bellissima casa padronale in centro città e adibita ad albergo e accoglienza.

Ecco, a saperlo venivo qui. Montalto è persona che unisce straordinario garbo a puntuale sostanza, qualunque gradazione di ego è cancellata dai suoi discorsi, starei a sentirlo per ore. Punto a questo. Ne traggo indicazioni utili sul metodo e sull’approccio, parliamo persino fugacemente di Sinner, ridendo perché a nessuno dei due importa. È un incontro molto interessante per me, mi apre vie di miglioramento personale e di azione di cui faccio tesoro, mi colpisce tra l’altro quando dice di non vedere più energie significative in Europa ma di vederle, ora, nonostante i regimi, in Iran e Turchia. Concordo in pieno. Non parla poi di politica o, peggio, di geopolitica, perché “è inutile”, dice, ma si capisce benissimo che ha incontri di alto livello e che molti papaveri vengono qui per avere consiglio e informazioni, ciò che intende è che per fare le cose serve partire dalla pulizia materiale del marciapiede fuori casa per arrivare ai progetti grandi, non il contrario. Un incontro che è una fortuna per me e i miei progetti, grazie F. che l’hai organizzato.
Sono solo le nove e io ho già avuto una giornata piena. Visito alcune chiese, qui la chiesa – ancora non l’ho detto – è la Chiesa apostolica armena, una delle chiese cristiane più antiche, e rientra tra gli ortodossi. Guidata da un catholicos, l’Armenia fu il primo paese al mondo ad adottare ufficialmente il cristianesimo, fin dal primo secolo. Qui in città gli edifici ecclesiastici hanno la particolarità di essere costruiti con pietra basaltica, quindi nera, e di essere contornati di terracotta arancione, creando un bell’effetto. Su un muro nella piazza centrale una raccolta di barzellette e motti di spirito armeni che, direi, hanno in comune con quelli georgiani di creare gelo negli uditori e quasi nulla più. Loro li trovano a esilaranti, come già M. a Tbilisi. Ne racconto uno per capirci: lo scolaro, maestro, qualcuno è mai stato punito per non aver fatto qualcosa? Certamente no, risponde. Beh, ribatte lo scolaro, allora non ho fatto i compiti. Ecco, una cosa così. Gelo.

Fuori dalla città una faglia impressionante lunga novanta chilometri che va fino alla capitale, la seguirò. Sul fondo un fiumicello, la vista è emozionante. Sui cigli, ogni tanto, un monastero del sesto o del settimo secolo, che già per posizione è stimolerebbe non poco il senso spirituale ma anche l’interno fa il proprio.

Solitamente la chiesa vera e propria è preceduta da un vestibolo con grosse colonne e cupola, dedicato in principio ai non convertiti o pagani, di modo che potessero sentire la funzione non potendovi partecipare. Oggi è giorno di matrimoni, ne incrocio due in due monasteri diversi, non male. In quanto ad abiti sbrillocchi e tacchi e trucchi e abbondanze, Roma e Napoli scansatevi. Ma sono simpaticissimi, un gigante mi chiede curioso come mai in Armenia, sono fieri del proprio paese, loro tutti comunque sono stati a Venezia, come minimo. Ora che intravedo la grande montagna, so di essere quasi alla capitale.
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