minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 44

Oggi piove. Lo dico perché sarà un due mesi che non lo fa. Bene, quindi. Aggiornamento semiglobale sulla situazione: superati i centosessantamila morti nel mondo a fronte di duemilionitrecentomila e passa contagiati. In Francia una comunicazione un po’ inquietante: il Comune di Parigi dichiara di avere trovato tracce di coronavirus dell’acqua non potabile, e questa è la prima volta che la sento. Ha senso? A New York la curva dei contagi pare aver preso la direzione giusta ma i numeri sono ancora notevoli, quasi quindicimila morti solo lì. Texas e Vermont, invece, riaprono oggi allentando le restrizioni mentre in Florida è successa una cosa stranissima: le autorità hanno riaperto tre spiagge e chissà come mai si sono riempite all’inverosimile di gente che se ne è sbattuta tanto delle distanze quanto delle mascherine. Com’è possibile? Incredibile dictu. In Ecuador i morti hanno superato i mille a fronte di oltre novemila contagi. Va detto che le cifre non è che siano così sicure ma paiono riferirsi principalmente a una sola regione. Le altre, più o meno, paiono non contagiate. In Libia dati che si contano su una mano: quarantanove contagiati e un morto. Rivedere. La Tunisia ha dichiarato solo due nuovi casi nelle ultime ventiquattro ore, il che è buona notizia, e il volume complessivo è di ottocento e più contagiati. In Zimbabwe la situazione è drammatica per una grave crisi economica che si somma agli effetti del contagio, per questo il lockdown è stato prorogato ma non per i minatori. Troppo importanti per l’economia del paese e, quindi, che muoiano pure. «È stata una decisione molto difficile che il mio governo ha dovuto prendere con riluttanza», ha detto il presidente Mnangagwa. L’Iran ha esteso ancora il permesso di libertà temporanea per i detenuti perché la situazione continua a essere pesantissima, i morti sono più di cinquemila e i contagi oltre ottantamila. La Turchia ha appena superato l’Iran con oltre ottantaduemila contagiati diventando il paese più colpito del medio oriente. Putin, invece, bello tranquillo in un videomessaggio al paese ha fatto gli auguri per la pasqua ortodossa e ha assicurato che il virus è «sotto controllo» senza riferire alcun dato. Bravo, sempre. Nelle Filippine prosegue il lockdown perché i contagi sono più di seimila e i morti oltre trecento. In Spagna superati i duecentomila malati e i ventimila morti, la situazione è molto difficile. L’Italia resta il paese con il maggior numero di morti al mondo.

E in Lombardia? Salvini ieri sera in una diretta televisiva di oltre mezz’ora senza contraddittorio (epporc…) ha affermato: «Sulle case di riposo [lombarde]… ahimè chi è in casa di riposo… io avevo le mie nonne, ai tempi… è chiaro che se hai 85 anni sei più a rischio che se non ne hai 47…». Pieno così di quarantenni nelle residenze per anziani. Se poi fai entrare i malati di covid-19 la tombolona è assicurata. Infatti, se fosse stato presente un giornalista o, anche, chicchessia, magari una domanda l’avrebbe fatta. Ma c’era Giletti, «l’amico Massimo». Complimenti a La7. In Lombardia è pur vero che gli ospedali sono un po’ sollevati perché per le prime volte i pronto soccorsi non sono assediati e qualche posto in terapia intensiva adesso c’è ma è altrettanto vero che la situazione di Milano è ancora in espansione, la situazione complessiva non può quindi dirsi normalizzata.
Ho già detto che una cosa che mi scoccia parecchio è saltare il 25 aprile, di regola in corteo a Milano, come è d’uopo. Qualcuno propone di cantare «Bella ciao» dai balconi, qualcun altro non è d’accordo – e te pareva… – e opta per «Fischia il vento», perché se non si va divisi non ci si diverte. Non so come andrà, so che non sarò in piazza e non vedrò le persone come me, cosa che mi dà sempre una bella iniezione di fiducia. Poi, ieri sera, ho sentito parlare Caterina Avanza, una che si definisce «euroguerrigliera» e non eletta col PD alle elezioni europee, di «Partigiani 4.0» e mi è venuta ancor più voglia di piazza e di bandiere. Di Partigiani 1.0, che poi mi sono perso il due e il tre.

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Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 44

  1. E nacque dunque il Càos primissimo

    A due settimane di distanza dal 4 maggio, data del presunto inizio della c.d. “fase 2”, qualche nodo inizia a venire al pettine. Ed è subito un casino.
    L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ribadisce un’ovvietà che già era evidente a tutti, vale a dire che dal punto di vista dei contagi la situazione in Lombardia (66.236 casi confermati) non è quella della Basilicata (342 casi confermati). Così, mentre quest’ultima potrebbe avere azzerato il numero dei nuovi contagi già da domani (del resto, ieri i nuovi casi erano 3 in tutta la regione), per lo stesso risultato la prima (che di nuovi contagi ieri ne aveva 855) dovrebbe attendere la fine di giugno.
    Nota bene che l’Osservatorio precisa che sua previsione si basa (com’è ovvio) sull’analisi del trend attuale dei contagi, che si sta verificando in situazione di lockdown, e che (com’è altrettanto ovvio) si basa sui contagi confermati; qualora dunque il “sommerso” (contagi non confermati) fosse elevato e/o nel caso in cui si allentassero le misure restrittive dei contatti interpersonali i tempi per il raggiungimento dei “nuovi contagi zero” necessariamente si allungherebbero alquanto.
    Se sottoponessimo questo succinto raccontino a chicchessia, chiedendogli se una simile situazione sembrerebbe ragionevolmente consentire di riaprire in tutta Italia ogni attività contemporaneamente e con le stesse modalità, si metterebbe senz’altro a ridere.
    Eppure, proprio questa è la richiesta di Fontana, governatore della Lombardia e convinto sostenitore del #riapriamotuttoesubito, che in garbatissima polemica col collega De Luca, il quale sponsorizza al contrario una politica fortemente restrittiva, gli ricorda con l’eleganza dell’ospite che noi lombardi “non chiuderemo ai campani che vengono qui a curarsi”. Come se adesso ci fosse la ressa per farsi ricoverare negli ospedali lombardi.
    L’argomento di Fontana per opporsi alle riaperture differenziate tra regione e regione è un capolavoro di dialettica: “Sarebbe un grosso rischio, perché il contagio riesce a non diffondersi se c’è il rispetto di alcune regole: se il contagio riprende è un rischio per tutti, e se non siamo in grado di contenerlo rispettando tutti le stesse regole non c’è chi più o chi meno”. Disse colui che invocava la “zona rossa” in val Brembana. E che giustamente vorrebbe suggerire che le misure idonee (= efficaci ed efficienti) per far fronte a un problema che pesa 1 (Basilicata) potrebbero e dovrebbero essere le stesse anche per un problema che pesa quasi 200 (Lombardia). Ma poi capita di leggere che Confindustria scalpita per l’immediata ripresa lamentando che la fase 2 sia già in ritardo e d’improvviso tutto diventa più chiaro. (Ma tra cambiamenti di codice ateco, autodichiarazioni di strumentalità alla filiera e riaperture in deroga, quante imprese hanno davvero chiuso, poi?).
    Intanto, nel sostanziale silenzio del Governo, si scatena il totoscommesse sulle regole che potranno essere licenziate (differenziate o meno che siano): c’è chi sogna di potersi riunire lietamente in bucoliche ville con piscina e chi si accontenterebbe di poter tornare a fare due solitari passi in collina, chi immagina di andare in riviera giovandosi di stabilimenti opportunamente distanziati e chi paventa la reclusione sine die degli ultrasessantacinquenni (un caro amico qui aggiungerebbe senz’altro l’anglicismo special needs).
    Intanto, all’estero il prospetto dei prossimi passaggi e delle regole da seguire lo hanno da un pezzo, e mi viene da osservare che in teoria, fino a qualche tempo fa, eravamo noi a essere una o due settimane in avanti quanto all’evoluzione dell’epidemia: cos’è successo?
    Registro che Mara Carfagna invoca oggi un esecutivo di “unità nazionale” come nel 1945: “Supermario” Draghi cercasi.

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