minidiario scritto un po’ così di un giro nel nordest inglese: tre, cultura e confluenza

Da bravo elettore democratico delle ZTL, la domenica mattina invece che al bar o a messa o al bingo o a sparare agli uccellini vado al museo. In questo caso, al Baltic Center for Contemporary Art, collocato nel grandioso magazzino della Joseph Rank ltd. ai docks di Newcastle a bordo Tyne.

Come spesso accade, la struttura stessa è il museo, più del contenuto. Che è comunque variabile e dipende dal periodo, bisogna aver fortuna. Il magazzino è enorme e sistemato magnificamente ma non è la cosa che mi colpisce di più. Ciò che mi colpisce è l’approccio amichevole delle strutture culturali in Gran Bretagna: innanzitutto sono in edifici belli e funzionali e perlopiù gratis, a offerta libera – e poi uno offre, se viene trattato bene -, vi sono poi spazi a disposizione ovunque, panche, tavoli, bagni, in cui stazionare anche a lungo, senza consumare alcunché; in questo caso particolare, una stanza molto grande è a disposizione dei visitatori con tavoli e poltrone e, attenzione!, caffè, acqua e spremute gratis su un tavolone in fondo e l’invito esplicito: stai; guarda fuori; pensa leggi dormi. Io resto sempre a bocca aperta, perché si può anche avere in collezione il più bel polittico della storia dell’arte ma se lo spazio non è a misura cortese allora non conta nulla. Lo stesso posso dire della The Glasshouse International Centre for Music, proprio di fronte, un fantastico spazio per musica e conferenze e quant’altro in condivisione tra Gateshead e Newcastle. Aperta anche ora, a disposizione dei girovaghi anche se non vi sono spettacoli in programma.

Insomma la solita scoperta del fico secco. Resta un mistero, comunque, evidentemente investono di più in spazi culturali e sociali di noi e lo fanno con intento più collaborativo. Qual è il segreto? Probabilmente aver trovato un giusto equilibrio tra sostegno pubblico e aver agevolato il supporto di privati attraverso varie forme di sgravio fiscale o di servizi aggiuntivi, come l’uso di alcuni spazi museali per alcuni eventi privati – senza che naturalmente ciò limiti la fruizione pubblica. Questo è un punto fondamentale, altrimenti si scivola nella valorizzazione del sempiterno ministro Franceschini, che è solamente concedere ai ricchi di fare quel che vogliono, la cena davanti alla Venere di Botticelli o a Castel Sant’Angelo, per fare una miserabile cassa. Invece la gestione della cultura e dei beni posseduti dev’essere responsabilità anche, non solo, della comunità stessa che deve farsi partecipe e sostenere gli enti a volte senza nemmeno avere il nome sul board all’entrata, altro che cambiare il nome alla struttura, il PalaTrussardi. E dai. È un dovere, non solo un investimento.

In cinquanta minuti di treno si arriva a York che, oltre a essere ovviamente la città preminente dello Yorkshire, fu importante città romana in cui morirono due imperatori non secondari, Settimio Severo e Costanzo Cloro. La conseguenza diretta della morte del secondo fu l’acclamazione a imperatore del figlio Costantino, proprio qui. Anche il medioevo non fu da meno, tant’è che ancora oggi il titolo di Duca di York viene dato al secondogenito della famiglia reale, ovvero al secondo in grado. Carlo l’ha appena tolto al fratello sessuomane e molestatore. La città è ricca di storia e angoletti interessanti, stradine medievali a case graticciate che tanto piacciono ai turisti e a chi desidera la tradizione. E, infatti, oggi che è domenica è pieno di visitatori a spasso, alcune vetrine sono già pesantemente natalizie. Leggo che la città è la quarta destinazione turistica del paese e non stento a crederlo, le botteghe di minchiate e i posti dove mangiare lo testimoniano senza incertezza.

Ciò che salta all’occhio, e sarebbe dura il contrario, è la cattedrale, colossale che sovrasta le case attorno. Mi pare di aver ravvisato sulla facciata una statua nuova, perché bianca, con fattezze note. Mi pare proprio Elisabetta seconda, sottopongo a giudizio.

Tanto lo so che è così, sono fisionomista. Cerco qualche informazione e leggo che il figlio Carlo finalmente re la inaugurò due mesi dopo la dipartita della veneranda, quindi doveva ben essere pronta prima. Chissà come deve essere quando ti dedicano statue in vita, a parte la classicità mi vengono in mente Nelson ovunque dopo Trafalgar e i Beatles a Liverpool. Non mi farebbe piacere, a me piacerebbe mi dedicassero parcheggi di ippodromi e siti archeologici sotterrati da centri commerciali.

Alla confluenza tra Ouse e Foss, le città con due fiumi sono migliori di quelle con uno, la città è proprio bella, niente da dire. Meno falsona se si esce dal centro stretto, anch’essa ha la natura appena al confine, provo invidia. Arrivo a piedi fino alla confluenza e vedo dipartirsi numerosi sentieri nei boschi autunnali, ne seguo per un po’.

Poi viene il momento di riflettere sulla giornata e scrivere questo minidiario e poi è buio e poi è il momento del mio monopasto, come teorizzavo tempo fa.

Ecco, per le prossime ore mi trovate qui, al Three Tuns, a leggere e scrivere. E pensare, ovvio. Se leggete ora, sono qui. L’albergo è vicino, se non casco in uno dei due fiumi sono abbastanza al sicuro. Lascio tutti i miei dischi scaricati ai figli di Trump, nel caso.

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