la musica delle stagioni, estate 2025

Stavolta la pleilista l’ho fatta a metà su Spotify, poi abbandonato a metà luglio per le note vicende di armi, e Tidal e sarà un po’ per la nuova piattaforma e un po’, credo maggioritariamente, per aver viaggiato parecchio, è venuta corposa, novantacinque brani per più di sei ore. Proprio quel che serve, ascoltandola tre volte, per andare a piedi da Baku al Qobustan, a vedere i vulcani de fango.

Trentunesima stagione conclusa, secondo me questa pleilista è venuta meno peggio di altre, meno confusa e con una direzione più distinguibile, sempre che siano valori per una pleilista. Penso di sì. Ho scoperto ottima nuova musica, A shrine to failure, Amyl and the Sniffers, sono usciti ottimi dischi, Suede e Paul Weller, ne dico due, e c’è qualche recuperone di valore, House of Love ma soprattutto i Kino. A breve l’esplorazione della scena punk siberiana negli anni Ottanta.

Tutte le musiche delle stagioni, intendo i post:

estate 2020 | autunno 2020 | inverno 2020 | primavera 2021 | estate 2021 | autunno 2021 | inverno 2021 | primavera 2021 | estate 2021 | autunno 2021 | inverno 2021 | primavera 2022 | estate 2022 | autunno 2022 | inverno 2022 | primavera 2023 | estate 2023 | autunno 2023 | inverno 2023 | primavera 2024 | estate 2024 | autunno 2024 | inverno 2024 | primavera 2025 | estate 2025

Per orientamento, mi rendo conto di aver gradatamente abbandonato le vecchie passioni, l’hard rock, un certo indie, per essermi orientato verso suoni nuovi, alla ricerca di musiche nuove senza preclusioni sul genere, credo si senta nelle pleiliste. E poi in questi mesi, o ultimo anno, un ritorno ai suoni dell’est, prima con un po’ di rock jugoslavo, poi con quello sovietico, maledizione al cirillico per ricordarsi i nomi, poi verso l’elettronica degli anni Ottanta, sempre più a est che a ovest. Vediamo che ne esce questo autunno.

Le compile vere e proprie: inverno 2017 (75 brani, 5 ore) | primavera 2018 (92 brani, 6 ore) | estate 2018 (81 brani, 5 ore) | autunno 2018 (48 brani, 3 ore) | inverno 2018 (130 brani, 9 ore) | primavera 2019 (50 brani, 3 ore) | estate 2019 (106 brani, 6 ore)| autunno 2019 (86 brani, 5 ore)| inverno 2019 (126 brani, 8 ore)| primavera 2020 (101 brani, 6 ore) | estate 2020 (98 brani, 6 ore) | autunno 2020 (151 brani, 10 ore) | inverno 2020 (88 brani, 6 ore) | primavera 2021 (89 brani, 5,5 ore) | estate 2021 (55 brani, 3,25 ore) | autunno 2021 (91 brani, 5,8 ore) | inverno 2021 (64 brani, 3,5 ore) | primavera 2022 (73 brani, 4,46 ore) | estate 2022 (42 brani, 2,33 ore) | autunno 2022 (71 brani, 4,5 ore) | inverno 2022 (69 brani, 4,14 ore) | primavera 2023 (73 brani, 4,23 ore) | estate 2023 (51 brani, 3,31 ore) | autunno 2023 (89 brani, 6,9 ore) | inverno 2023 (76 brani, 4,5 ore) | primavera 2024 (60 brani, 3,4 ore) | estate 2024 (55 brani, 3,1 ore) | autunno 2024 (78 brani, 5 ore) | inverno 2024 (58 brani, 3,7 ore) | primavera 2025 (40 brani, 2,5 ore) | estate 2025 (95 brani, 6,2 ore)

La stagione dei concerti è stata poverella, ma almeno un Bloody Beetrots notturno sul Po a far balzelloni c’è stato, e poi due Arene a sentir la lirica, che male non fa. Più promettente l’autunno entrante, con i Boomtown Rats in celebrazione alla fine di ottobre, i Selton a gennaio e poi da costruire. Ma non c’è, comunque, soluzione migliore per recuperare buona musica di viaggiare, uno, e soprattutto di conoscere persone che ne capiscono con cui scambiare nomi e titoli. Per fortuna mi sono capitate entrambe le cose.

cattiva programmazione editoriale, finta

È pur vero che Cazzullo ormai pubblica un libro alla settimana, che sia Bibbia o impero romano, ed è quindi difficile fare programmazione, però questa sembrerebbe proprio una defaillance, dal punto di vista editoriale una simile coincidenza di tempi sarebbe un bel disastro.

A meno che non sia una strategia per cui i consumatori regalino i due libri su san Francesco insieme. Pulita la copertina di Barbero, meno quella di Cazzullo con il sottotitolo che occhieggia, e non è la prima volta, all’italianità e all’identità che tanto piace nel clima attuale. Piuttosto insensato, poi, il concetto di ‘italiano’ per un uomo nato in un luogo che in pochi anni passò dal dominio del Barbarossa alla Chiesa, ai Perugini, a Gian Galeazzo Visconti, ai Montefeltro, a Braccio Fortebraccio da Montone, passando infine sotto il controllo di Francesco Sforza. Credo alluda all’uso del volgare. Ma tant’è, questa cosa dell’italianità gli piace e piace alla gente che piace, adesso. Impossibile non rilevare la concomitanza con il ripristino da parte del parlamento della festa nazionale il 4 ottobre, san Francesco appunto. Per cui viene da pensar malino, ovvero che entrambe le case editrici abbiano annusato l’aria e ci si siano buttate. E gli autori prestati.

lei non sapeva lui fosse il più rivoluzionario di tutti

A un certo punto di ‘Nell’anno del Signore’, magnifico film, Manfredi-Cornacchia-Pasquino dice a colei che ama non ricambiato, Cardinale-Giuditta:

L’unica è volesse bene. E l’ideale sarebbe pure de volesse bene in due ma, siccome questo nun ze po’ pretende’, accontentamose: uno vo’ bene e l’artro fa compagnia.

Commovente. E che dispiacere, Cardinale.

l’equilizio d’autunno, che arriva quando gli va

Dalle 20:19 e 16 secondi (UTC+2), che è il tempo di Urano di oggi, secondo il rispettabile Institut de Mécanique Céleste et de Calcul des Éphémérides (IMCCE), è autunno. Non il 23, come al solito, non il 21 come gli altri mesi, non starò qui adesso a spiegare perché.
Piuttosto, una bella immaginetta da stock che rende l’idea diffusa dell’autunno.

Ahah, che spasso. Matta, l’autunno è una stagione strepitosa, certo la si apprezza solo dopo le temperie dell’adolescenza ma quando ci si arriva, beh, son soddisfazioni. Processioni, inclinazioni, deduzioni, attrazioni, collazioni, tutto quanto contribuisce alla variazione delle stagioni e al cambio delle foglie, l’augurio per me e per le persone buone – gli altri ciccia – è che cambino anche certe situazioni quaggiù, possibilmente in meglio e non, come accade più spesso, nella brace più nera.
Grazie molte, aspettiamo.

a shrine to failure: on a Berlin-Leipzig train in 1981

Un esordio notevolissimo: Undone degli A shrine to failure.

Syntwave e un po’ goth, è un viaggio nel tempo nella Berlino del 1980, suonato da un duo di ventenni sciagurati di Francoforte che evidentemente sono stati appena scongelati. Da parecchio tempo non mi capitava di mettere su un disco intero in heavy rotation, questo sono due giorni che lo ascolto proprio come si faceva una volta. E non ho ancora finito. Grazie, signor R. Costa niente su bandcamp.

l’Hôtel du Lac a Tunisi

Inaugurato nel 1973, capolavoro brutalista di Raffaele Contigiani, famoso per la sua struttura in acciaio e cemento a piramide rovesciata, è ora in via di demolizione.

Dieci piani e 416 stanze, l’hotel chiuse nel 2000 e da allora decrepisce; i progetti di demolizione sono stati molti e tutti scongiurati, finora, in ragione del suo valore storico e architettonico. Ora, agosto 2025, dato l’alto costo del recupero sono iniziate le opere di demolizione. Peccato, molto peccato.

Secondo una cartolina degli anni Settanta, l’edificio avrebbe ispirato la concezione dei Sandcrawlers di Star Wars, dato che il secondo film fu girato largamente in Tunisia. Non c’è nulla di vero nella faccenda ma vabbè, ognuno porta turismo come può.

I dettagli sono notevoli e una notte in una di quelle stanze di testa l’avrei fatta volentieri.

un film già pronto, la nemesi

Dopo la storia sul temperatore di Venezia, anch’essa un film già pronto e praticamente scritto, un’altra storia già confezionata, pronta per diventare un film d’azione thriller politico: ‘Operazione Nemesis’. Persino il titolo c’è già.

Eccellenza, signor Produttore, maestà, ecco la storia in breve: a seguito del genocidio armeno da parte dell’impero ottomano e del massacro degli armeni a Baku nel 1918, la Federazione Rivoluzionaria Armena nel 1920 diede inizio all”Operazione Nemesis’, la punizione divina: un certo numero di ex personalità politiche e militari ottomane furono assassinate, così come varie figure di rilievo azere, poiché responsabili dei crimini contro il popolo armeno. Un po’ come l’operazione ‘Operazione Ira di Dio’ del Mossad dopo le Olimpiadi di Monaco del 1972, stessa enfasi, e lì il film l’hanno già fatto.

Sotto la guida di Shahan Natalie, politico, scrittore e giornalista, gli uomini dell’ARF, la Federazione Rivoluzionaria Armena, organizzarono l’omicidio di Fatali Khan Khoyski, Primo ministro dell’Azerbaigian, il 19 giugno 1920 a Tbilisi; il più importante di tutti, quello di Talaat Pasha, leader dei Giovani Turchi, Ministro dell’Interno e Gran Visir, a Berlino il 15 marzo 1921; poi quello di Behbud Khan Javanshir, Ministro degli interni dell’Azerbaigian il 18 luglio 1921 a Costantinopoli; e Said Halim Pasha, Gran Visir, il 5 dicembre 1921 a Roma; e Behaeddin Shakir, Membro fondatore del Comitato Unione e Progresso, il 17 aprile 1922 a Berlino e lo stesso giorno e luogo anche Cemal Azmi, Wali del Vilayet di Trebisonda; e per finire, l’eliminazione a Tbilisi il 25 luglio 1922 di Djemal Pasha, Governatore della Siria e Ministro della Marina. Sette morti e tutti i tre pascià ottomani scappati in Europa giustiziati.

Allora, signor Produttore, c’è il film o no? La Turchia in reazione approvò la legge numero 882, che assegnava le proprietà ai parenti dei leader ottomani assassinati per il loro ruolo nel genocidio armeno e Recep Zühtü Soyak, segretario di Ataturk, commentò, rivolgendosi agli assassini: «potresti giustiziare un turco attraverso un assassinio! Ma cresceremo la sua prole con i tuoi soldi in modo che domani ti caverà un occhio e ti spezzerà la testa». Non manca nulla, tutti gli elementi ci sono.

Nel 2023, a ridosso della guerra con l’Azerbaijan, il governo armeno ha inaugurato un monumento a Yerevan dedicato ai partecipanti all”Operazione Nemesis’, facendo ovviamente incazzare anche la Turchia, con immediata chiusura degli spazi aerei. Gli armeni hanno tenuto duro e il monumento è ancora lì. Un secolo dopo queste storie sono ancora d’attualità, si respirano ovunque andando in giro per il Caucaso e, ancor più, parlando con un qualsiasi armeno. Ecco perché il film – a differenza di ‘Munich’ – non si farà mai, nonostante sia già qui, servito caldo.