minidiario scritto un po’ così di un giro nel nordest inglese: quattro, treni, molti treni

La cattedrale di York è notevole, enorme e nulla ha da invidiare alle cattedrali gotiche inglesi o della sciampagna francese. Incontro di nuovo san Cutberto, svariati chilometri quadrati di vetrate, un coro ligneo rifatto dopo incendio assassino in cui mi piace vedere gli scranni riservati ai prelati delle diocesi qui attorno, una teoria di tombe di militari e dignitari e figli adolescenti di re alle pareti, un orologio astronomico e una pletora di persone in tunica blu dedite alla gestione e alla conservazione della chiesona.

È una specie di città in miniatura, la mia comprensione va alla ragazza custode in fondo alla cripta che nei recessi silenziosi è deserti si dà allo studio, chissà di cosa se non poesia romantica. Bella la cattedrale ma ancor meglio il fiume, anzi i fiumi, visto che son due: vado a smaltire il solito caffè doppio del mattino lungo le rive dell’Ouse fino a Clifton sands, con il consueto sentierino ben curato che le persone apprezzano.

Un pezzetto è il ‘Judi Dench walk’, monumento locale del teatro e del cinema, M di Bond. Mi ripeto perché mi si ripete l’incredulità: basta uscire un metro dall’ultima casa, a volte nemmeno, e si è immersi in una natura educata, per carità, ma libera da cartelli, saloni del mobile, rotonde e concessionarie. Dimostro che non mento, questo è il paesaggio a cinque minuti a piedi dall’ultima casa di York:

Mapporc. Ovvio che poi nella pianura padana a me venga la malinconia, sarà un po’ anche perché piena di padani e di troppe palme. Bella anche la campagna inglese, bella scoperta, ci volevo io, ma ancor più bello della cattedrale, dei resti romani, dei fiumi e della confluenza, è il National Railway museum: un mastodontico capannone con oltre trecento tra le locomotive e i vagoni più significativi delle ferrovie britanniche, il Flying Scotsman e la locomotiva dei record, la Mallard. Ce n’è una impressionante che fu costruita per i trasporti pesanti cinesi nella prima metà del Novecento senza badare alle dimensioni: potrebbe portare dentro tranquillamente un’altra locomotiva grande.

C’è un magnifico odore di stiva di traghetto che pervade tutto, un secondo capannone è pieno di oggetti pertinenti, dai servizi di piatti al modellino usato per la scuola guida dei controllori degli scambi ferroviari. Il colpo di genio degli inglesi, come dicevo ieri, è poi offrire spazi di ristoro e distensione nei musei e i tavolini tra le locomotive sono magnifici. Consumo qui gli ultimi sgoccioli della mia trasferta, scrivendo queste notine e mangiando il mio primo – e, credo, ultimo – scone, un bombotto di pasta solida tipico di qui che va inturgidito di burro e marmellata altrimenti fa l’effetto del sasso. Cioè lo fa comunque ma meno.

You you you you, you were fifteen minutes late / With wet hair and coffee and a scone, è dai tempi di Late che lo volevo provare. La signora seduta davanti a me sembra proprio Judi Dench, ma proprio, forse mi sto suggestionando un pelino. Forse sembrano quasi tutte Judi Dench, a ben vedere. Sarà che mi piacciono le anziane signore inglesi alle prese con uno scone che poi scopri che guidano l’MI6.

Da qui in un’oretta di treno si arriva al mare e in particolare a quella Hull che vinceva quattro a zero fuori casa contro, ehm, Londra, la Hull degli Housemartins. Forse non un motivo sufficiente, avendo comunque un’auto si potrebbe fare il giro dei forti e delle ville romane nei dintorni, Cawthorne, Beadlam, Aldborough, Piercebridge, pieno così. Oppure andare per la magnifica campagna di qui, il Nidderdale National Landscape, per fare un nome, e le mille abbazie abbandonate nei prati. Si potrebbero fare un sacco di cose, non è che serva chissà che per inventarsele, sono lì da cogliere.

Io qualcuna la colgo, quando posso, questa era una fuga vera e propria, una fuga dal quotidiano che ultimamente non è che sia un granché. Non poteva, quindi, che essere una breve parentesi in cui certi timori e certe preoccupazioni sarebbero venute con me, annidate lì dove solo il tempo e i fatti le muoveranno. Il primo giorno e mezzo sono riuscito di più a fare finta di niente, poi mi hanno ripigliato. Già bene, comunque, è già parecchio. Alè, già oggi si è ricominciato, da domani menù completo. Ora treno per Manchester e poi l’ultimo pezzetto, è già buio e io dovrei essere da qualche altra parte. Concludo con la mia solita invocazione alla Thatcher, che vada a quel paese. Anzi no, c’è già. Grazie a chi ha seguito.

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