minidiario scritto un po’ così di un giro nel nordest inglese: uno, costa e cattedrale

Ci sono diversi modi per raggiungere Newcastle upon Tyne, uno interessante nonostante sia un po’ più lungo è quello di volare a Edimburgo e prendere il treno locale, che fa un bel giro costiero lungo il mare del Nord: Dunbar, Berwick-upon-Tweed, Morpeth. Questo, meglio che arrivare da sotto. Ho un convegnetto a Newcastle, anzi no, non è vero, a Gateshead, che è una città proprio diversa nonostante sia solo al di là del fiume rispetto a Newcastle, e ci vado anche se forse stavolta avrei fatto meglio a stare a casa. Ma anche io necessito del mio equilibrio, per quanto fatto di cose strane. E non vado nemmeno a Gateshead, non subito, vado a Durham, prima. Appena a sud, grande cattedrale.

C’è il sole, è bello viaggiare lungo le coste, qualunque esse siano, queste molto, e come dice il mio amico C. dovrebbe esistere un verbo che indichi guardare il paesaggio dal finestrino del treno, proprio l’atto di osservare l’ambiente nella cornice del treno scorrere alla velocità giusta più o meno fantasticando. Siamo in molti appassionati ai finestrini dei treni, ci riconosciamo, ne parliamo. Trainwindowing? Uhm, no, già preso – impunemente – dalle tecniche di machine learning. Inaudito.

Ricomincio. A Leeds a marzo scorso non serviva, ora sì, l’ETA, Electronic Travel Authorisation, che va aggiunto al passaporto. Non che sia un grande ostacolo né controllo, né come pensa qualche ingenuo per questioni economiche, sono infatti poche sterline per due anni, è bensì un’autorizzazione in assenza di visto che come tutti gli accordi prevede che in caso di violazione si possa incorrere in pene accessorie. E non si pensi, anche l’Unione europea la adotterà a breve, ultimo quarto dell’anno prossimo, ne dicevo qui. Il viaggio attorno al mondo deciso un po’ di impulso oggi è sempre più un miraggio, tanti ostacoli in più, non tanti decenni fa era più semplice. Il che è un bel paradosso, con tutti i voli a basso costo, i treni veloci, i pullman transnazionali, i fuoristrada, le mountain bike che ci sono oggi, molta più gente in movimento ma solo su alcune tratte e non altre. Oggi la gara più bella e cretina del mondo, il Mongol rally, non si può correre.

Il treno è un formidabile localone NorthCountry che da Edimburgo va giù fino a Plymouth senza soluzione di continuità, passando da Newcastle, Leeds, Manchester, Birmingham, Cardiff, Bristol, Exeter, il che vuol dire che va tutto tortuoso nord-sud-est-ovest dalla Scozia alla Cornovaglia, me lo devo segnare. C’è il sole e non pochi scotto-inglesi del nord imbizzarriti dai quattordici gradi sono in maniche corte, i prati sono verdissimi, gli alberi e le siepi autunnali, il mare blu scuro e il sole fa la sua rotta più bassa, faccio trainwindowing soddisfatto. La successione, a parte i dintorni delle città in cui costruiscono cose nuove, va’ a capire, è: pascoli con pecore molto lanose, pascoli, pascoli, centrale termonucleare, pascoli, colline, boschetto. Una cosa che invidio loro sono i prati che declinano nel mare, da paesaggio settecentesco. Ho visto qualcosa del genere solo nelle Marche, da noi. Alcune tratte del treno sono proprio a picco, nel mare ogni tanto isole di pale eoliche.

Straordinario quanto poco basti per togliersi dalle pastoie quotidiane, ogni volta sono piacevolmente sorpreso. Bill Bryson – uno dei migliori raccontatori di aneddoti durante i viaggi e per i casi della vita anche rettore onorario della locale università – sostiene che la cattedrale di Durham sia la più bella del mondo. Lo scrive in Notes from a Small Island e la piccola isola è l’Inghilterra. Io l’ho letto, ho cercato e sono venuto qui a vedere con i miei occhi.

Ecco, io non lo so se sia la più bella del mondo, ma se non lo è ci va davvero davvero vicino.

Tra le cattedrali normanne più importanti, risale all’undicesimo secolo e custodisce le spoglie di san Cutberto, a me completamente ignoto fino a oggi, e del ben più noto venerabile Beda, curioso e saggio estensore della storia della Britannia citata anche da Dante. La locuzione ‘il venerabile B.’ è fatta così, d’obbligo. Dall’imponenza al rosone alle decorazioni delle colonne gigantesche al coro ligneo è davvero una magnifica cattedrale. Al pari di quella di Lincoln, tra quelle che ho visto di recente, quella di Durham è anche in posizione eccezionale, come la città: su una rupe col fiume Wear che le gira attorno, come Toledo per capirsi, con il castello costituisce il binomio imprescindibile dell’Europa medievale. Sette ponti e porte fanno il resto. Piccola e universitaria, è davvero un gioiello percorribile a piedi, arricchito se possibile da questo autunno meraviglioso che rende l’attorno splendido di colori.

Come gli inglesi abbiano la natura quasi incontaminata al limite se non dentro le città resta un vero mistero per me e fonte di invidia incommensurabile. Il giro in Gran Bretagna a novembre comincia a diventare una piacevole consuetudine per me, cui non voglio rinunciare. Mentre cammino sul fiume e non vedo nemmeno una casa, tra le foglie gialle e il buio che viene presto, ho momenti di quiete e soddisfazione che probabilmente potrei chiamare in qualche altra maniera. Vado a rifletterci con i miei amici al pub, come si conviene.

Magari guardando una bella gara di cavalli o di freccette, chissà.

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