minidiario scritto un po’ così di una breve campagna punica: sei, piove, il pavimento spazzato, riavvicinamento

L’ultima città romana che vedrò in questo viaggio è Thuburbo majus. Qualcuno mi ha detto che tutte le città che iniziano con la ‘ti’ in Tunisia siano puniche, la prendo per buona e quindi questa suppongo lo sia anche se l’impressione è che vadano bene tutte le iniziali. La città è del secondo secolo e dalle dimensioni delle terme è facile constatarne la grandezza e la ricchezza, quando poi scopro che ne esistono di ‘invernali’ ed ‘estive’, poi, figuriamoci. Peculiare di questi posti è poter vedere di fatto come alle strutture romane si siano aggiunte quelle vandale, prettamente artigianali, quindi vasche, macine, magazzini e così via, riutilizzando i muri e gli spazi precedenti. L’insediamento poi delle basiliche, i battisteri e i luoghi di culto cristiani, in mille varianti, per cui per esempio le chiese donatiste sono separate, è evidente e affascinante da osservare. Se a tutto questo si fossero poi sovrapposte le città successive, come da noi o, per esempio, a Cartagine o El Jem, il tutto sarebbe riservato a pochi specialisti.

Una fonte battesimale bizantina ricca di simboli pagani e naturali che potrebbe anche farmi venire un afflato spirituale. Ah, certo: mi sono dimenticato dei muezzin. Me lo ricordano loro già dalla prima notte, ore tre e cinquanta, parte una salmodia lagnosona a volume inaudito che dura il tempo della mia imprecazione contro tutti i culti ma sufficiente a farmi penare per più di mezz’ora per riaddormentarmi. E così tutte le notti in cui ci siano minareti a tiro, scampo il deserto. Non che le campane siano diverse, ce l’ho anche con loro ma, almeno, di notte le abbiamo sopite. E l’afflato spirituale, fugace, se n’è definitivamente ito. Pioviggina tra la città romana abbandonata, è un momento particolare anche questo.

Una corsa a Sousse per entrare nel museo prima che chiuda, un’altra ubriacatura di mosaici romani d’Africa, davvero magnifici per fantasia, composizione, colori e fattura, apprendo tra le altre cose l’esistenza del mosaico a ‘pavimento non spazzato’, ovvero una cesta di pesci rovesciata, come fosse inavvertitamente caduta.

La ricchissima Sousse, in Numidia poi Byzacena ora Sahel, antica Hadrumetum, si schierò con Roma nella seconda guerra punica e ne derivarono onori e ricchezze. Certo, bisognava vincere, prima. Fu uno dei baluardi islamici sul mare a protezione della città santa Mahdiyya, devo dire che anche qui potrei fermarmi un po’. A parte un signore dalla lunga barba, un caffettano addosso – anche questo in Star Wars, ah, Lucas… – e un nodoso bastone, un paio di ragazzini che giocavano con un coltello a serramanico e i contrabbandieri di benzina, devo dire che non ho avvertito situazioni forse spinose finora. Ma chissà.
Ultima tappa, domani.


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