minidiario scritto un po’ così di una breve campagna punica: zero, un salto di là, fragole in Numidia, tutti tranne me. Finora.

E per un istante ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità. Se quest’altra velocità lo sia effettivamente, e ancora, è tutto da vedere e l’unico modo, banalmente, è vederlo. Però io ci arrivo bello veloce, sorvolando un mediterraneo azzurro estivo, spumeggiante per il vento ed è impossibile non pensare ai fenici di allora e ai barconi di oggi, a Ulisse, all’Achille Lauro e a tutto ciò che c’è stato in mezzo e attorno. Se sulla metà settentrionale del gran mare vado forte, quella inferiore la sto completando, piano piano. Ed è per quello che sto atterrando in un posto che tutto si potrebbe dire tranne l’aeroporto: Cartagine. Delendo è ‘sto aeroporto, attenti voi.

Un’ora di volo ed è Africa, Maghreb, Tunisia, Tunisi, dal grande al piccolo, ed è luogo di relazione stretta con l’Italia da sempre, luogo di nascita di tanti, Claudia Cardinale la mia preferita, e luogo di fuga di pregiudicati italiani. Stranamente preferisco Annibale, i Barca, i fenici, Didone e tutto quello che scoprirò nei prossimi giorni. Eh, son fatto così.

Berberi, considerati autoctoni ma che qualcuno, forse Erodoto, faceva provenire dall’oriente, Numidii e Libii, poi i fenici, sempre proiettati nella fondazione di nuove basi commerciali nel Mediterraneo, i cosiddetti fenicio-punici, poi, ovvero la commistione con le popolazioni locali, per arrivare alla grande epoca di Cartagine, dal nono secolo avanti cristo, fino ai secoli di accordo con Roma e poi la fase del conflitto, sfociato in sei secoli di dominazione romana; a essa, senza soluzione di continuità, di fatto, seguì l’invasione vandala, porelli, e la riconquista di Giustiniano, di Bisanzio dunque, e poi quella araba, alternata poi ad avanzate e recessioni andaluso-spagnole, esistono ancora villaggi andalusi in cui si suona la musica tipica, il malouf; l’impero ottomano per arrivare in seguito al colonialismo francese dei giorni nostri che segna la nascita della Tunisia odierna, stato inesistente fino al 1811. Insomma, tutti o quasi sono passati e restati e andati in questo pezzo di nordafrica, unito a Libia e Algeria in una stessa macroregione storica, il che fa di queste zone uno dei luoghi da visitare. Eccomi qua, infatti: come sono incredibilmente più interessanti le zone di confine, di sovrapposizione, di mescolamento, come l’Europa dell’est, la Spagna, la Turchia, la Siria, l’Egitto e tutto il Mediterraneo. orientale. Per restare in zona.

Arrivo a Tunisi il sabato sera, domenica di fatto per i musulmani, si aggiunge una partita della coppa tipo Champions League d’Africa in cui gioca una squadra tunisina contro una, forse, del Niger, tira una certa arietta fresca per cui non è che per le strade non si cammini. Un pescetto alla brace, una zuppetta con qualche cereale, una salsina piccantosa immersa in olio, qualche dattero fresco, due fragole nei baracchini – cose che non bisognerebbe fare secondo la guida del turista debole di intestino – e via, domani sono pronto a muovermi verso l’interno, la Numidia di Sallustio, Giugurta, Massinissa e Sant’Agostino.

I ragazzi, intanto, guardano la partita.


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