Ultimamente mi interesso di nuove forme dell’abitare, quindi sulla mia mappetta delle cose da vedere avevo fatto una bella crocetta su Lößnig, un quartiere a sud di Lipsia. Perché lì c’è il Rundling, chiamato anche scioccamente Nibelungensiedlung, un’area residenziale circolare in cui tre cerchi concentrici di edifici costituiscono il nucleo abitativo. Neolitico, direi, una Stonehenge catastalmente residenziale, in stile Bauhaus o, a essere più preciso, Nuova Oggettività, ovvero tra il 1929 e il 1930.

Da dentro si fa fatica a percepire gli anelli, solo al centro a Siegfriedplatz si riesce, e ridagli con Wagner, fissati. Anche le aree rettilinee attorno sono nello stesso stile e, devo dire, a me non spiace nemmeno, nel senso che la disposizione e le proporzioni sono pensate per favorire l’aggregazione strutturata tra le persone.

Ecco, forse qualche pianta in più. Sarà edilizia convenzionata o, magari, case popolari assegnate dallo stato? Aggregano meno i palazzoni epoca-DDR lungo le direttrici principali, dei corvialoni pazzeschi che hanno in comune con molta edilizia italiana la matrice ideologica, purtroppo di sinistra, almeno nominalmente.

La cosa stupefacente è che, spesso e come nel mio caso ora, basta svoltolare un angolo e tra due quartieri ad alta densità, magari, c’è un parco a bosco e, chissà, un laghetto. Mi dirigo verso il cimitero sud di Lipsia e attraverso un vero e proprio bosco in cui, a un certo punto, incontro Bambi.

Lo so, lo so, dà fastidio anche a me che questi, che poi votano AfD, abbiano il parco urbano con i cerbiatti che esci di casa e in due minuti sei in un altrove per davvero. Arrivando al cimitero, il Südfriedhof, che è noto per le celebrità qui sepolte e del lungo elenco io non ne conosco nemmeno una di sfuggita, leggo dalla bacheca di fatti incresciosi, quali i ripetuti atti vandalici alle tombe monumentali. Ecco l’antisemitismo o il neonazismo, mi dico, e invece no: furto di rame, bronzo e metalli vari. Brutto segno, significa banalmente che una fetta non trascurabile della popolazione fa davvero fatica, questo un po’ si lega, o io penso lo faccia, con le considerazioni di ieri sulla crescita di AfD e le disparità con la Germania che sta a ovest. Mi sto facendo un’idea, non sono così convinto c’entri strettamente l’ideologia, Weidel è pur sempre una lesbica che sta con una donna singalese e con due bambine adottate. Penso sia determinante l’elemento economico e il senso di abbandono e sfruttamento da parte della Germania dell’ovest che si tramuta, banalmente, come ovunque in risentimento contro gli immigrati e chiunque sia ritenuto direttamente o lateralmente responsabile di qualunque sottrazione di risorse. Come poi Weidel possa guidare un partito contrario ai matrimoni omosessuali resta per me un vero mistero.
Svoltolo ancora, so dove sto andando, e sbatto contro il Völkerschlachtdenkmal, il monumento della battaglia delle Nazioni, ancora. Entro da dietro e salgo novemila gradini senza incontrare nessuno per andare a vedere dalla cima la piana, quando un pur gentile nibelungo mi chiede il biglietto e io non ho mica visto indicazioni salendo e lui punta il dito novemila gradini più in basso verso un edificino che dovrebbe vendere i biglietti. E secondo te, nibelungo, io faccio novemila e novemila e novemila gradini ancora per vedere all’interno questo panacchione ultranazionalista? Adios, amigo, ci vediamo. Così mi basta, leggo qualcosa sulla battaglia, una delle due scoppolone di Napoleone che ancora a Sant’Elena sosteneva di aver vinto, significativa perché fu la battaglia più ampia per uomini e armamenti della storia fino alla prima guerra mondiale. Delle ‘Nazioni’ perché c’erano proprio tutti. Ed è questo il motivo per cui da Mosca decisero di tenere il monumentone panettone, perché la vittoria era anche loro. A questo punto una mostrofoto devo metterla:

Novanta metri, ripeto. È davvero ora di andare a Wittenberg. Lutherstadt Wittenberg a voler essere corretti che, appunto, significa la città di Lutero. Il quale nacque poco distante da qui, predicò a Wittenberg, teologizzò, appese le famose tesi alla porta della chiesa del castello, diede inizio alla riforma protestante. Non da solo, ovviamente, non unico e forse il gesto delle tesi non accadde mai in questi termini ma la sostanza è così. Il miracolo è che a Wittenberg in contemporanea c’erano Filippo Melantone, Lucas Cranach e il principe di Sassonia Augusto, che tese tutto ciò possibile. E tutti abitavano sulla stessa via principale e quel che Lutero e Melantone facevano all’università e in chiesa poi Cranach, i Cranach, rendevano visibile e comprensibile a tutti. Per fare un paragone delle stesse dimensioni per concentrazione, direi Mantova sotto i Gonzaga con Giulio Romano, Mantegna e Baldassarre Castiglione nel raggio di pochi metri nel Cinquecento. Oggi è buffo percorrere Collegienstraße e vedere quanto abitassero vicino. Ovvio, era lo stesso Augusto che fornì loro abitazioni comode e a tiro, tenendoli a sé senza cedere alle lusinghe delle altre corti del Sacro Romano Impero. Per cui la città è un gioiellino, piccolo ricco e curato, cui non manca vicino lo straordinario fiume tedesco, l’Elba.

Melantone, il più formidabile grecista tedesco e latinista secondo solo a Erasmo da Rotterdam, sposò a un certo punto le tesi di Lutero per la riforma protestante, se ne fece latore poderoso ed ebbe la fortuna, a differenza di Lutero, di essere ancora vivo alla Dieta di Augusta del 1555 che sancì il principio del “cuius regio, eius religio”, ovvero la permissione delle confessioni religiose cattolica e protestante, un trionfo. La sua casa è qui, ancora integra, anche se durante la DDR sarà andata facilmente in rovina. Un raffronto, la casa dei Cranach nel 1990, alla caduta del muro:

E com’è oggi:

Mi immagino dentro. È quel maquillage, ovviamente spesso necessario, cui mi riferivo ieri, la cancellazione di un periodo culturale e architettonico che, certo, non ha brillato per leggerezza né costituisce attrattiva per la gente d’oggi che vuole le esperienze genuine. E, allora, doppio carpiato all’indietro saltando secoli in nome della genuinità. Tutti contenti.
Qualcuno si fa fotografare sulla tomba di Lutero, sulla quale, a differenza di quella di Melantone, c’è qualche fiore fresco. Evidentemente è ancora apprezzato e le variazioni delle confessioni protestanti sono tante e tali che un cattolico romano di formazione stenta a racapezzarcisi. La famosa porta delle tesi, dando per buono il gesto, non esiste più, come la chiesa, distrutte entrambe durante la guerra dei sette anni. Adesso c’è una chiesa neogotica di fine Ottocento e una porta di bronzo sulla quale sono scolpite le tesi. Più interessante la chiesa della città, la chiesa madre del luteranesimo, soprattutto perché è tappezzata di Cranach, tra cui una notevole pala d’altare richiudibile. A questo punto, dopo l’indigestione di Cranach giovani e vecchi, sarei pronto a raccattare le mie pezze e tornare a casa. Prima, una lunga camminata sull’Elba, un pasto del giusto, un ultimo sguardo e un saluto. E non senza non aver mangiato un dolce tipico di queste pianure sabbiose tra Sassonia, appunto, e Brandeburgo, che per la sua combinazione di elementi del tutto insensati dice più della Germania di tante guidine improvvisate: una panna cotta agli asparagi con l’aggiunta di Baileys e composta di fragole (Spargel-Baileys panna cotta mit Erdbeerragout). Alla prossima, grazie a chi ha seguito.