Gira e rigira, circumnaviga e rompi i maroni, riesco ad arrivare alla piana dei laghi Argentino e Viedma, alla base della cordigliera, e seppur da lontano riesco a vedere Fitz Roy e Cerro Torre, rispettivamente a destra e a sinistra qui sotto:
Sebbene sembrino vicine, sono a trenta chilometri l’una dall’altra. Il Cerro Torre fu teatro tra l’altro di una delle più grosse stronzate dell’alpinismo, la via del compressore nel 1970. Storia lunga. Fitz Roy, invece, era il comandante del Beagle durante il primo viaggio di Darwin, passarono molto tempo in Patagonia prima di passare lo stretto di Magellano e andare nel Pacifico. La direzione è El Calafate, perché anche lì ci sono molte cose da vedere, ci si può arrivare. La piana che sottende la cordigliera e i laghi è clamorosa, enorme, primordiale.
I massi erratici raccontano i ghiacciai di una volta, che arrivavano fino all’oceano. Un progetto di una diga vorrebbe raccogliere le acque dolci provenienti dal Campo de Hielo Patagónico, non si sa quanto consapevolmente rispetto agli effetti sull’ecosistema. Di consapevole c’è certamente che le terre che verrebbero occupate appartengono a Cristina Kirchner. Nella cui fattoria un giorno i magistrati scavarono molte buche cercando soldi ma senza trovarli. Farà attenzione prima di inondarli. Verso ovest, sulla cordigliera, si apre il parco de Los Glaciares, circa ventimila chilometri quadri di ghiaccio che scendono più o meno variamente a valle. Il più famoso di essi è senz’altro il Perito Moreno.
Posto una fotografia anche se è contrario alle mie linee di condotta del minidiario, prima di tutto perché non rende giustizia allo spettacolo. È certamente il più noto perché termina nel lago e ha uno straordinario ritmo di avanzata di circa un metro al giorno, il che implica che continuamente ceda di schianto e con rombi mai sentiti crolli a pezzi alti venti piani nell’acqua. Intendiamoci: è uno spettacolo straordinario che, da solo, vale il viaggio. Però, però, io ho alcuni però. Ne dirò tre: la sottile malinconia che mi prende a vedere un colosso del genere recedere per volume, conoscendone il destino; la presenza sostanziosa di turisti; il fatto che è il luogo che conoscevo di più della Patagonia, minore sorpresa. Mi rendo conto che, così, però, io non stia rendendo giustizia a una delle più sensazionali manifestazioni della natura sulla terra. Che, peraltro, il me di dieci anni sognava ardentemente di vedere, che tradimento. Ritiro, me le tengo per me.
Francisco Moreno, il Perito, fu il tecnico di parte argentina incaricato di definire i confini con il Cile lungo la cordigliera. Siccome i fiumi di quest’area orografica nascono a est della cordigliera e sfociano a ovest nel Pacifico, i cileni sostennero il principio dei confini lungo i fiumi. Il saggio Moreno, invece, sostenne la linea del confine lungo i profili dei Cerri, delle montagne, e per farlo deviò un fiume verso l’Atlantico, per mostrare quanto labile sia il principio. E la vinse, sebbene molte zone, intendo davvero molte, siano ancora disputate tra i due paesi. E Moreno, divenuto il Perito di nome proprio per valenza, divenne eroe argentino, cui furono dedicati parchi nazionali, vie, piazze e, appunto, il ghiacciaio più famoso di tutti.
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