Torna il sole a El Calafate e, quindi, anche su di me. Giornata buona, dunque, per andare a navigare sul lago Argentino, a pigliare l’aria buona. El Calafate è un luogo molto turistico, vista la vicinanza del Perito Moreno, trovare qualcuno per organizzare il giretto è molto facile, basta camminare per Avenida del Libertador e scegliere l’offerta più conveniente, tra pullmino e traghetto. Io scelgo quella completa perché son goloso. Solita levataccia e via, giornata gloriosa per sole e luce.
Se il ghiacciaio Upsala è enorme, una lunghissima lingua di ghiaccio che si immerge nel lago dolcemente, lo Spegazzini è invece prorompente, con un fronte molto largo e alto quaranta piani entra nel lago di prepotenza.
A differenza del Perito Moreno, però, si muove come i ghiacciai che conosco, lento e silenzioso. Ogni tanto ne crolla un pezzo, perché l’acqua è più calda del ghiaccio, ma non tuona e non avanza incessante come il Perito. Con la barca andiamo sotto sotto e la barca per sua natura costringe al contatto stretto con le altre persone. Che, se sono turisti, diventa per me più difficoltoso. E ora, per la serie-verità Instagram vs. Reality, un momento di racconto veritiero, a differenza di tutto quanto scritto finora:
Non sono riuscito a essere in barca da solo, il ritorno alla folla è stato d’un certo impatto, se di folla si può parlare. Nulla a confronto dello svincolo di Cormano in direzione Rho-Pero, ne ho ricordo, sarò là mercoledì. Non ora, però. Ora fuggo via dalla folla e ripiego verso sud da El Calafate verso Esperanza, per poi riprendere la ruta 40 e scavallare al passo Paso Río Don Guillermo di nuovo in Cile.
Questa frontiera è più tosta, a parte il vento costante: i frontalieri argentini, nonostante si esca, segnano ogni mancanza del pullmino; i frontalieri cileni impongono una lunga coda per i documenti e poi ispezionano i bagagli prima con un cane che non ha voglia e poi a occhio. Sono riuscito a fare una foto:
Frutta, verdura, prosciutti, come l’altra volta sono alla ricerca di alimenti. Va’ a sapere. Ci vuole un po’. Il paesaggio è incantevole, sembra la val Badia senza case e presenza umana, cadauno testimonianza:
Il piano a questo punto è andare verso ovest a vedere il Paine, con le sue torri, il Cerro Paine Grande, il ghiacciaio Gray, quello dei francesi e tutto il parco appunto del Paine. Ovvero, un massiccione di pietra vulcanica e granito con tre torri di granito paragonabili ai campanili delle Dolomiti o al Torre. Nero, grigio, ovviamente bianco e chiaro di granito, si erge imponente dall’orizzonte ed è circondato da decine di laghi comunicanti.
Per quel che resta di oggi e domani voglio camminarci un po’ attorno, tutto il parco è incantevole, persino troppo: ghiacciai, cime di granito, prati, fiumi, fiori, boschi, lagune, laghi, ruscelli, cascate, non è un po’ troppo?
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