chi aveva ragione, stronzi?

We did not live up to our Christianitysi scusano le suore del Buon Soccorso dell’infame Tuam Home all’apertura di quella che pare proprio essere una fossa comune con oltre ottocento bambini sepolti nel giardino della loro casa di ricovero per donne immorali. Si scusano inutilmente e tardivamente. Le Case Magdalene, attive fino a pochi anni fa, erano gestite da ordini religiosi per conto del governo inglese e irlandese, giova ricordarlo, e si occupavano delle donne non rispettabili secondo la morale, ovvero madri nubili, donne o ragazze troppo avvenenti o troppo brutte, vittime di stupro e così via, che in nome di una presunta riabilitazione venivano messe a lavorare nelle famigerate Magdalene Laundries, catene industriali di lavanderia all’interno degli istituti religiosi che procuravano grandi profitti agli ordini e grandi sofferenze alle donne e ai loro figli. Che, spesso, venivano soppressi.

E allora quando nel 1992 Sinéad O’Connor in diretta al Saturday Night Live stracciò una fotografia di Giovanni Paolo II dicendo: «fight the real enemy» per protestare contro la chiesa cattolica per denunciare anche questo tipo di abusi chi aveva ragione?

Fu massacrata, fu un coro quasi unanime di condanna, la sua carriera rovinata, lei insultata per strada – fortuna non c’era la rete – e nei suoi affetti, un vero disastro. Mi alzai in piedi quando la vidi, non ci potevo credere, e l’ammirai molto per il coraggio. Ma no, i benpensanti tutti a dire che no, la disadattata aveva parlato a vanvera. Attaccata a giudicata da quegli ipocriti stronzi che poi nel privato delle case e delle canoniche facevano le cose più immorali e indegne, furono devastati i suoi affetti, le sue opere, il suo lavoro e la sua vita privata. Ci vollero nove anni, nove!, da allora perché Giovanni Paolo II riconoscesse gli abusi sessuali all’interno della Chiesa, maledetti, Madonna non perse occasione per guadagnare visibilità alle sue spalle, ipocrita pure lei con quel tanto di nome. Lei sì, oscena. Sinéad O’Connor disse poco tempo dopo: «Everyone wants a pop star, see? But I am a protest singer. I just had stuff to get off my chest. I had no desire for fame» e io la elessi a mia guida. Se mi avesse detto di lasciare tutto e andare a guidare una tribù di Ubangi nel deserto, probabilmente l’avrei fatto. Poi disse che quel gesto così contestato in realtà la rimise sulla giusta carreggiata: «I feel that having a No. 1 record derailed my career and my tearing the photo put me back on the right track».
E allora, stronzi? Chi diceva il vero?

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