minidiario scritto un po’ così dalla punta estrema del mondo di sotto: quattro, il più avanti, il sospeso, il di qua e il di là, tutto si smonta

Julian mi dice che ci troviamo nel giardino del mondo. Non ci sarebbe nulla di esagerato nel dirlo, valli e montagne e fiumi meravigliosi si succedono di continuo e mi ripetono ogni volta che non ho ancora visto niente. C’è sempre di molto meglio più avanti.

Rileggo i racconti di Sepulveda, racconta di posti in cui sono appena stato, sono o andrò a breve. Ma è il clima generale, i paesaggi, l’aria che respiro leggendo. Leggo Coloane, l’avevo da parte da trent’anni, è venuta l’ora. E Saint-Exupéry, il suo bellissimo Volo di notte, venne a consegnare la posta da queste parti. Tra tutti, il campionato patagonico di bugie dà perfettamente l’idea di un ambiente. Lungo la Carretera austral e la ruta 40 nelle piazzole di sosta i guard rail sono ricoperti di adesivi personalizzati che raccontano il viaggio di una coppia o un gruppo. Quelli che colpiscono di più sono i coraggiosi che partono in Alaska e vanno a Ushuaia nella terra del fuoco in bicicletta. Qui fuori è pieno di gente che si muove, uscite.

Sto andando a Puerto rio Tranquilo, perché voglio vedere il grande lago General Carrera, lato cileno, e lago Buenos Aires lato argentino, e se possibile navigarlo. Il tempo, il meteo intendo, dà sempre la regola, si possono fare cinquanta ore di corriera per non vedere il Fitz Roy. Il lago è grande, duemiladuecento chilometri quadrati, sette volte il Garda, talmente bello che è facile immaginare che in dieci anni sarà un posto turistico. Stando sulla riva del lago si vedono le coste viola ricoperte di lupini, è il luppolo, e il ghiacciaio sullo sfondo, prati tutto attorno, cipressi e abeti. Sono fortunato, c’è il sole, posso navigare. Un cartello annuncia la vendita di quarantasei ettari, non so nulla ma fantastico non poco, una tentazione. Decenni fa una coppia americana fondò due aziende, lei ‘patagonia’, lui ‘the North face’. Comprarono molte migliaia di ettari di terra in Patagonia per farne parchi e riserve protette, finché lui morì, non troppo tempo fa, cascando nel lago General Carrera. Di ipotermia. Che per uno che faceva abbigliamento termico è una forma di sarcasmo sordo della sorte.

Il sole sorge prima delle cinque e tramonta dopo le dieci e mezza, giornate lunghe, si finisce per dormire quando c’è buio e muoversi con la luce. Mi sveglio sempre presto e il sole è già alto. Devio per la laguna Tempanos nel parco Queulat, cammino per mezz’ora in un bosco fitto e trasudante d’acqua per arrivare al lago. L’acqua scende dal ghiacciaio che sta sopra, il ventisquero Colgante o ghiacciaio appeso, ovvero il ghiacciaio si protende su una parete a strapiombo di cinquecento metri, formando in questa stagione numerose cascate che si precipitano giù.

Un ragazzo con un gommone mi porta più sotto, lo spettacolo è grandioso. E non c’è casa, baracca, centro commerciale, cartello, insegna, insomma tutto il rumore di fondo che da noi funesta ogni metro di terra. Scendo a punta Queulat, su un fiordo dell’oceano Pacifico, tutta la costa cilena è molto frastagliata. I delfini, come dicevo, e i paeselli sono graziosi e ordinati, l’immigrazione qui è stata tedesca. Passa un camion adattato stile Overland di una famiglia belga in esplorazione del Sudamerica, il viaggio qui è sempre un’impresa. Buona parte delle strade in Patagonia sono sterrate, le macchine e i pullmini si svitano tutti, si perdono i pezzi in continuazione, il furgone su cui viaggio oggi ha perso la targa. Ma non pare un grosso problema per nessuno, tantomeno per la polizia. Poi è caduta la cappelliera, tutte le viti dai e dai sono uscite.

Il versante cileno è talmente rigoglioso da essere impressionante, la vegetazione è fittissima e tutto è enorme, alberi da trenta metri e foglie larghe due metri al ciglio della strada. La pioggia e l’umidità si fermano alla cordigliera.

Voglio dire. Ovvio che uno poi si faccia le fantasie di viaggio o, addirittura, di trasferimento. Ah, ricominciare, niente fardelli del passato. In Patagonia, Butch.


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Un commento su “minidiario scritto un po’ così dalla punta estrema del mondo di sotto: quattro, il più avanti, il sospeso, il di qua e il di là, tutto si smonta

  1. Non mi sembra di aver mai letto nei tuoi commenti dal mondo descrizioni così forti ed esaltanti della Natura che stai incontrando, che dico, vivendo!
    Non mi sorprendo visto il grado di libertà assoluto che ti guida.
    La vicenda di Patagonia e
    di The North Face è struggente e dimostra che non c’è nulla da fare: la vita, cioè la morte, ti aspetta dietro un angolo, nessun regalo inatteso.
    Mi sento vicino a te.
    Grazie

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