Che con Biden e l’inflazione era passato da un dollaro e mezzo a cartone a quattro dollari. Poco sostenibile.
Ora sì che va molto meglio.

This is what you voted for.
Che con Biden e l’inflazione era passato da un dollaro e mezzo a cartone a quattro dollari. Poco sostenibile.
Ora sì che va molto meglio.
This is what you voted for.
Dopo la foto dei miliardari nerds allineati all’incoronazione di Trump, prosegue l’appecoronamento delle aziende tecnologiche americane al nuovo presidente, nel desiderio di assecondarlo in ogni modo e mostrarsi compiacenti a ogni suo volere. Anche i più sconclusionati, tra cui si annovera il ribattezzamento del Golfo del Messico in Golfo d’America. Le maggiori aziende produttrici di mappe online, ormai le uniche mappe disponibili o quasi, quando avrò a tiro una mappa cartacea del golfo guarderò, si stanno adeguando: Google per prima, inizialmente solo per gli USA – il che avrebbe avuto pure senso – e poi anche per il resto del mondo.
E così anche per noi, sebbene tra parentesi, il toponimo è cambiato. Molto non bene. Oggi si è adeguata anche Apple, altro colosso con proprie mappe, ed ecco il Gulf of America, prossimamente – è questione di giorni – con diffusione planetaria.
Openstreetmap al momento non registra la cosa per il semplice fatto che non indica i nomi delle acque.
Non è, ovviamente, per la cosa in sé, per quanto fastidiosa. Inquieta la rapidità con cui, aziende che durante l’amministrazione Biden avevano chiaramente preso una posizione inclusiva e progressista, esse si sono prontamente riallineate, mostrando palese sudditanza nei confronti della nuova classe dirigente. Va da sé che preoccupa per eventuali richieste ben più significative, come per esempio – il tema è di assoluta attualità – i dati sensibili che queste compagnie conservano e che dovrebbero proteggere. Peraltro, aziende che, come Google ed Apple, avevano fin dalla loro fondazione uno scopo altruistico e di diffusione della conoscenza e degli strumenti, vedi come vanno le cose? Erano altri tempi, altro internet, altra consapevolezza, altre persone, altre aziende. Il motto della fondazione di Google, tra l’altro, era proprio Don’t be evil, figurarsi.
Ovviamente c’è chi poi si sbizzarrisce.
Per fortuna?
Il titolo, notevole, è di Rivista Studio.
Sentirsi dire che tendere il braccio è il suo modo di esprimere affetto perché è autistico sarebbe già abbastanza. Non bastando, qualche suo rappresentante – assurda già l’accoglienza del fratello cowboy a Palazzo Chigi e in Campidoglio, pare, per spettacoli di droni – ha incontrato gli amministratori delle pagine destrorse Welcome to Favelas, prevedo tempeste di sterco a breve. Sì, più di ora.
A Padova, intanto, evyrein disegna:
Belli, eh, i disegnini, per carità. Magari adesso facciamo un passo in più. Intanto, plausibile l’utilizzo del termine broligarchia per la parata di Musk, Bezos, Zuckerberg, Altman, Cook, Pichai all’insediamento del capo, ovvero il governo degli sfigati, telefonino alla mano e nerd come ripieno, i bros. Il bro italiano di Musk ha postato e poi cancellato la sua prima stronzata: “The Roman Empire is back, starting from Roman salute”.
Intanto l’altro, il più minchione di tutti che ovviamente è in carica, spara ordini a destra e sinistra, fregandosene del fatto che due terzi non saranno mai operativi, non possono: l’importante è dare l’impressione di agire e di poterlo fare perché si comanda. Vedi i profughi in Albania o il ponte qui da noi. Sono disorientato.
Uscita dall’OMS, uscita dagli accordi per il clima, grazia per tutti i disgraziati dell’assalto al Campidoglio, per dirne alcuni, ed è il primo giorno. Ne mancano solo 1.461, molto bene.
Milletrecento fasci ad Acca Larentia a Roma, braccia tese, bandiere, commemorazioni e inni schifosi, un passante si avvicina e grida: «Viva la Costituzione italiana, viva la Resistenza. Merde!» e ora la domanda per il concorso: sapendo che la Digos su milletrecentoeuno persone si è presa la briga di identificarne soltanto una, chi tra esse potrà mai essere? Esatto, bravo, il posto è suo.
Dare, oggi, la cittadinanza italiana a Javier Milei, presidente argentino dotato di motosega populista e dotato di nonni calabresi.
Lo sciagurato principio è quello dello “ius sanguinis”, ovvero il principio che regola il diritto alla cittadinanza in Italia a differenza dello “ius soli”, temperato o meno, o ancor meno dello “ius culturae”: cioè quel principio per cui le questure in questo momento esplodono di richieste di gente sparsa nel mondo con qualche bisnonno italiano di avere la cittadinanza, manco serve siano mai stati qui o sappiano indicare su una carta geografica il paese desiderato; e parimenti chi è nato qui ma da genitori stranieri si attacca, anche se lavora in un ospedale italiano da anni con un curriculum d’eccellenza.
Un dato interessante: il numero degli studenti stranieri che però sono nati in Italia. Nel quinquennio tra l’anno scolastico 2018-2019 e il 2022-2023 il numero degli studenti con cittadinanza non italiana nati in Italia è passato da oltre 553mila a quasi 599mila. Il 65,4 per cento degli studenti stranieri quindi è nato in Italia e non ha la cittadinanza.
Molto bene, invece che contrastare la fuga dei cervelli validi magari accogliendo quelli in entrata, importiamo pagliacci deficienti di destra e nazionalisti. Bene anche qui, andiamo avanti così.
La copertina di Der Spiegel del 9 giugno 2018:
Sei anni dopo sono tutti ancora lì, Orbàn, Putin, Xi Jinping e, ora, anche Trump. Ovvio, è la loro natura di autolegittimati. Che contentezza.
Non è andata molto bene.
Sconfitta senza appello su tutta la linea, uomini e donne bianche hanno votato compatti per lui. L’Ucraina è fottuta, Gaza è fottuta, l’emergenza climatica un tantinello pure e anche quelli che in Europa esultano per la sua vittoria a breve assaggeranno i dazi commerciali e il protezionismo americani.
Un paio di dati, il voto per contea e la distribuzione per genere ed etnia:
Deprimente. Fosse almeno un’altra persona, uno diverso, ma otto anni dopo ancora lui, incattivito, aggravato da cause e processi, invecchiato parecchio, mi lascia ancor più intristito.
Ma la cosa che in assoluto mi fa più male, al di là dei fatti veri, è questa: data per persa ad agosto, al ritiro di Biden, da quel momento lì in poi di che abbiamo parlato? Non ci siamo mai mossi da lì, altro che terno al lotto e tutto equilibrato, serve rimettere a posto ogni capacità di analisi della realtà e di previsione, ma proprio tutte. Che disastro.
Bene, io torno nel deserto, alla grande e aperta e filofemminista democrazia araba.
Voi che fate?
Mentre si celebrava come una svolta storica nelle politiche migratorie italiane la deportazione di sedici persone in Albania, al modesto costo di diciottomila euro cadauno, nel nostro Paese sono arrivati 2.285 immigrati.
E poi sono tornati i sedici.