Mi scrive Confartigianato che, di solito, mi scrive solo per avere soldi, e mi propone l’ideona del momento:
Ora: l’intelligenza degli elettricisti la ricordo, così almeno avremo un po’ di luce, ma l’AI dell’artigiano proprio esula dalla mia comprensione. E sono un artigiano! Va te a sapere…
Ecco, a me più che i terroristi e gli aerei usati come bombe e l’integralismo religioso fanno più paura questi qui:
O quella che io interpreto come assoluta mancanza di empatia, sintonia con la situazione, compassione. E allora i social non c’erano e i telefoni non facevano le foto, figuriamoci.
Tre cose tre, semplici semplici, da fare a Edimburgo arrivando tardi la sera, ovvero livin’ like a scottish. Microguida con le immagini che è più semplice. Prima cosa, precipitarsi al pub, scegliendo possibilmente uno tra i grandi classici.
È vero che dopo le otto le cucine sono chiuse ma la birra c’è e qualche nuts o crisps da metterci insieme si trova sempre, con quei gusti aceto-rognone che hanno loro. E poi ci sono le persone, che due chiacchiere appena arrivati sono un’ottima accoglienza. Anche se in prima battuta non si capisce una vera fava, storpiando loro qualsiasi termine vagamente vicino all’inglese oxfordiano. Ma poi si avvia. Seconda cosa: scegliere, se possibile, un albergo all’altezza. Che vuol dire non necessariamente caro, anzi può essere una stamberga, ma che abbia carattere. Io l’ultima volta, un anno fa, sono arrivato tardi, non c’era molta scelta, e ho fatto il signore. Dopo le pinte, dunque, ho salito le scale per farmi la finta che io abbia una vita sana.
E in tema sono arrivato nella mia camera-biblioteca. Estasiato da cotanto sfoggio british, ho poi tommasianamente controllato, non poteva essere vero.
E infatti, costole tagliate a un centimetro, per fare la libreria tutta uguale, ikeanamente. Non smettendo di ridere, mi sono accostato ai dettagli, alla lampada-macchina da scrivere, di grande eleganza e ho scritto alcune cose ben illuminate, immaginando che Safran Foer sia stato qui.
Sul tavolo tipografico ho trovato la rivista che si confa al posto, la rivista sui castelli scozzesi, ovvio. Con ben diciassette pagine di ispirazione per i matrimoni in salsa highlands. Tutto come si deve, per fortuna.
Fortuna avevo il mio ereader che in quella stanza-biblioteca non c’era un libro nemmeno per caso e così mi sono addormito felicemente, sognando brughiere e mastini dagli occhi di brace. Finalmente mattina ed ecco la terza cosa, compimento delle dodici ore notturne a Edimburgo della guida: la colazione. Questo posto sì, lo segnalo, in centro e sgangherato e fantastico per questo: lo Snax cafè, gestito da sbrigative ragazze scozzesi, pronte a spaccarti la faccia se esiti appena appena.
Bellissimo. E avanti con la full scottish breakfast, che a differenza dell’english, fuck!, ha link e lorne sausages, speziate che poi ti chiedi perché? ma al momento avanti tutta, black pudding, niente scones fighetti ma un panino intero buttato lì così, poi i classici: fagioli, uova, patate, quello sì il tattie scone, bacon ma a fettazza spessa. Perché siamo scozzesi.
Bene, tutto fatto. Poteva essere una notte più eccitante e movimentata, certo. Ma per quello ci sono le guide apposite, la mia è quando arrivi tardi e non si riesce nemmeno a cenare. Fatte queste, è mattina, la colazione dei campioni si è fatta ed Edimburgo è tutta da girare.
Magari facendo un salto dentro quell’edificio lungo e basso a destra, che c’è la venditrice di uova di Velázquez da vedere. Ed è gratuito, perché in quell’isola i musei sanno farli girare, perdio.
Questo stencillista l’abbiamo già visto. Ma, stavolta, sulle barricate mette anche le persone, rendendo il messaggio più variegato e complesso. Una manifestazione, a dirla tutta, più che una barricata. Il muro è diverso dall’altra volta, la scritta pure, più pulita, nonostante sopra vi siano le tracce di un primo tentativo andato, letteralmente, storto. Forse la pula? Un passante? Un obiettore? O solo tremore, chissà. La seconda è buona e il messaggio sacrosanto: andate a obiettare da un’altra parte, anche solo nella vostra mente e badate al servizio.
Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono e lui, lo stencilista, lo sa eccome, avendolo fatto almeno due volte. Fuori.
Metti i dazi? E allora addio, noi non compriamo più americano. Viva la spuma, perdio! Viva il caffè con la cicoria, al grido di autarchia europea! Mmm, ho un déjà ù, chissà.
Si registra un moto d’orgoglio europeo in direzione autarchica, no a prodotti americani sì a prodotti europei locali o, comunque, non loro: e se le alternative alimentari non sono difficili da trovare, quelle tecnologiche ci sono ma, insomma, lo scambio è piuttosto impari. Le comunità in rete si moltiplicano al grido di BuyFromEU, BuyEuropean, Buy_European, EuropeanAlternatives, European Products e così via. Quindi, basta indossare le proprie Adidas con vestiti H&M, spegnere la lavatrice Miele e chiudere il frigo Electrolux, spegnere il computer Tuxedo, bersi una Red Bull con un po’ di gommosità Haribo, controllare la propria posta con Proton mail, due minuti social su Mastodon, controllare i feed sul gestore bulgaro, aggiornare i files nel cloud tedesco (questo è buono per davvero) per poi uscire di casa, prendere la propria BMW o Renault e andare a lavorare. Facile.
E se poi in giro venisse sete di una bevanda gassata dissetante? Ancor più facile:
E con le patatine fritte – che son francesi, ricordo, quindi si può – cosa ci mettiamo? Facile, il fantastico ketchup inglese, peraltro molto più buono:
E con l’insalata? Beh, il fantastico olio di semi di girasole organico prodotto in Ucraina, così gli si dà pure una mano. Basta con quell’olio di oliva estravergine prodotto in Amer… ehm, no, non era così. Credo.
E poi? Poi lavarsi i denti con il dentifricio norvegio-svedese al mango, una tentazione anche al di fuori dei pasti:
La cosa che mi fa più ridere tra i prodotti europei è il caffè. E chi se ne impippa, adesso, degli americani? Noi no di certo. Un supermercato in Danimarca ha inserito una stella nera nei cartellini del prezzo per segnalare i prodotti europei, bene. Ma blu, la stella, dai, visto che il colore lo sai fare.
Proprio un bel post, questo, bravo trivigante. Adesso vado a ripostarlo sui miei social, FB, IG, X, Google+ e poi uno spammone nel gruppo WApp, perché no? Che faccio il botto.
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