Dalla Tripolitania alla Cirenaica è cambiato anche il poliziotto che ci accompagna. Questo è lo Starsky di Cirene e fa video in continuazione, probabilmente per mostrare chi siamo e che facciamo. Amichevolmente. Da quel che spiega, lui è responsabile della nostra incolumità, non si capisce però se sia un modo per tenerci uniti in vista o ne risponda per davvero. Comunque, non è che ci sia da andare chissà dove.

Un albergo ad Apollonia che oltre a essere appena rinnovato è anche l’unico. L’idea del rinnovamento dipende chiaramente dal punto di partenza: questo dev’essere partito parecchio indietro. È tassativamente vietato uscire ma non è che venga tutta questa tentazione, tranne guardare un po’ quel mare che schiuma regolare contro le rovine della città antica e moderna. Vedi poi i casi della vita? Qui conosco – nell’unico albergo – un noto ex politico italiano, a lungo presidente del consiglio comunale di una grande città del nord, poi senatore, ed è la prima volta che incontro un piduista. Ma guarda te, venire in Cirenaica per fare di questi incontri, se c’è un significato giuro che non riesco, al momento, ad afferrarlo. Se c’è un Caso, esso si diverte.
La mattina dopo, e sono piuttosto emozionato, finalmente la capitale della pentapoli Cirene (Shahat). Vigliacco se in un ciclo scolastico qualsiasi qualche insegnante si fosse preso la briga di mostrarci sulla mappa dove fosse, macché, sempre un nome sospeso nell’aria e nel vuoto. La città è colossale, sterminata per l’epoca, poteva senz’altro rivaleggiare con Roma e Atene, basti dire che aveva cinque dico cinque teatri. La sola area sacra richiede alcune ore, il ginnasio è talmente esteso che smetto di contare le colonne, tutte doriche in queste città di origine greca in terra d’Africa, la vista sulla pianura sopra la necropoli rimanda a storie di millenni fa. Eratostene, vado a memoria perché quando non ci sono connessioni tocca farlo, era di qui e misurò le dimensioni della terra con precisione contemporanea, alla faccia di qualsiasi terrapiattista. Secondo Erodoto, Cirene fu fondata da coloni di Thera, Santorini, nel VII secolo a.C. che, su consiglio dell’oracolo di Delfi, per sfuggire a une terribile siccità partirono alla ricerca di nuove terre. La città legò il suo nome alla ninfa Cirene che sguazzava in una fonte sacra poi inserita nel
santuario di Apollo. Per quanto mi riguarda, nella mia personale collezione sta a fianco di Cartagine, Tebe, Petra, Leptis magna, Sabratha, el Jem, Thugga, per dirne alcune restando all’antico. Il suo tempio di Zeus è più grande del Partenone. Bum!

Da Cirene, appollaiata su un altopiano a ridosso del mare, si scende ad Apollonia (Marsa Susa), il suo porto. A dirla giusta, a Susa, la città bizantina, perché quella greca si trova in buona parte in mare, dopo il terremoto del IV secolo, come Alessandria. Un teatro greco magnifico scavato nelle rocce rosse oggi è a pochi metri dal mare, bellissimo ma senza senso poiché non si sentirebbe niente degli attori in scena. Sembra Red rocks. D’accordo, eccolo:

Non c’è nessuno. Già è difficile arrivare fin qui, poi non c’è turismo, non è raro che le persone ci chiedano di fare delle fotografie insieme, sorridenti e amichevoli. Le ragazze ci fotografano facendo finta di niente, impossibile chiedere. I bambini, più sfacciati, spesso mi circondano e una volta saputo il nome lo ripetono in corteo standomi attorno, un momento alibumaié, emozionante.