la brutta abitudine di fare i conti in tasca agli altri senza dirla tutta

E senza guardare i propri, di conti e di tasche.
Buffo che a tutti i giornali italiani di questo agosto non sia sfuggita la notizia dell’aumento del prezzo del Guggenheim a New York, da venticinque a trenta dollari, che segue quello del MET, del Whitney, del MoMA e del Museo di Storia Naturale da un anno a questa parte. Inflazione, diminuzione dei visitatori, cose così. I commenti dei giornali italiani sono salacetti: «Per il turista venuto dall’Italia il nuovo tariffario appare da capogiro soprattutto se confrontato a quello di altri musei della penisola: se l’ingresso agli Uffizi costa 26 euro (più quattro euro di prenotazione), i Musei Vaticani si fanno pagare 17 Euro, la Pinacoteca di Brera 16, mentre al Mann di Napoli 23 euro permettono una visita di due giorni». Perché si fanno i paragoni e sono curiosi, perché agli Uffizi il 26+4 fa proprio trenta, e si dimenticano di citare le facilitazioni di là: residenti e coloro che studiano in città non pagano un biglietto, lasciano un’offerta libera, e le riduzioni a 22 dollari per gli anziani e 17 per gli studenti al MET, per dire. E al Guggenheim con 75 dollari, tutti deducibili, si diventa membri e si entra quando si vuole e si vede ogni mostra aggratis. Ovvio puntino su quello e scoraggino le visite occasionali. Ma è più bello non dirlo. Verrebbero a questo punto confronti sui musei stessi che non si faranno perché siam pur sempre dei signori.

Facciamo allora le comparazioni con altri settori, sempre gli stessi giornali:

E allora io dico che per me un Guggenheim a un prosciutto e melone e mezzo va benone, lascio questo e piglio senz’altro quello, senza esitazioni. A Forte dei Marmi manco ci vado e perché dovrei, quando posso andare a New York spendendo meno?

Peraltro nella foto l’ombrellone non ce l’ha nessuno. Sarà per il costo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *