se una notte d’estate un qatariota

L’atletica è una delle cose migliori che si possano guardare, a parer mio, dal vivo, in tv, come capita. Anche in fotografia. Una rapida selezione delle migliori fotografie che ho trovato dei mondiali in Qatar, segnati – come si vede dalle prime due immagini – da un clima infame. Chi l’avrebbe mai detto?

La brasiliana Elianay Pereira si sente male dopo la finale di marcia 50 chilomentri (Christian Petersen/Getty Images)
Medici assistono l’ucraino Maryan Zakalnytskyy dopo la marcia 50 chilometri (Christian Petersen/Getty Images)

Questa mi piace perché è giocosa.

Lo statunitense Sam Kendricks (oro), lo svedese Armand Duplantis (argento) e il polacco Piotr Lisek (bronzo) dopo la finale di salto con l’asta (Richard Heathcote/Getty Images)
Sophie McKinna alle qualificazioni di lancio del peso (Patrick Smith/Getty Images)

Carini? ‘Nzomma.

Il pubblico al settimo giorno dei Mondiali di atletica (Richard Heathcote/Getty Images)
Le statunitensi Dalilah Muhammad e Sydney McLaughlin, che hanno vinto l’oro e l’argento nei 400 metri ostacoli (Richard Heathcote/Getty Images)
Il tedesco Niklas Kaul (al centro) festeggia l’oro dopo i 1500 metri del decathlon (Tim Bradbury/Getty Images)
Un momento della finale dei 3mila metri siepe (Matthias Hangst/Getty Images)

E, infine: si corre di notte, perché se no fa troppo caldo, e la maratona piace all’inizio e alla fine, non tanto nel mezzo; un qatariota che probabilmente soffre di insonnia si è messo dove il telefono prende meglio e sta controllando la posta, indifferente. Non si capisce se sullo sfondo ci sia il mare o il deserto. La più bella, secondo me.

Un atleta durante la maratona maschile (Alexander Hassenstein/Getty Images for IAAF)

In complesso, non una grande edizione. La gara migliore è stata probabilmente la finale femminile dei 400 metri.

oddio, ma che fa quello?

Il libro è Status quo. Perché in Italia è così difficile cambiare le cose di Roberto Perotti.

È un libro complesso e ricco di informazioni sulla spesa pubblica e sulle modalità di gestione del bilancio dello Stato. Molto tecnico, interessante nelle sue linee generali più che per i dati in sè, almeno per quanto riguarda me.
Ma il motivo per cui ne parlo qui è che l’autore, che dev’essere certamente una persona molto rispettabile e corretta (adesso sarà chiaro perché) e che ha fatto tra le altre cose da consulente per il governo Renzi sulla spending review, dimettendosi poi per manifesta mancanza di volontà politica, in una nota nell’introduzione scrive:

Questo libro ha delle ovvie sovrapposizioni con il libro di Carlo Cottarelli (…), La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica e su come si può tagliare, Feltrinelli, Milano 2015. Devo confessare che ho letto il libro di Carlo solo dopo aver completato il mio, per non farmi influenzare.

Va bene, comprensibile. Poi specifica, nobilmente:

Avendolo ora letto, mi è chiaro che sulla struttura della spesa pubblica italiana il suo saggio è molto più approfondito del mio, così come più approfondito è stato il suo fantastico lavoro come commissario, rispetto a quello che ho fatto io.

Beh, io qui mi levo il cappello, di fronte a una persona che – nel nostro paese, in cui lo sport nazionale è denigrare le opere, parole, azioni altrui a proprio vantaggio – ammette e riconosce che il lavoro di un concorrente è migliore: mai visto, io.
E non contento, aggiunge:

Può darsi che in alcune parti i numeri non coincidano: in questi casi, è molto probabile che i suoi siano quelli corretti.

Sono basito, quasi commosso. Signor Perotti, ho senz’altro letto con piacere il suo libro, comprendendone ben meno della metà, e le devo confessare che la sua premessa mi ha ragionevolmente rassicurato su una parte, almeno, delle persone che abitano il mio paese. Grazie.