la distruzione di un patrimonio artistico inestimabile

Fallisce definitivamente la mia ultima iniziativa imprenditoriale: l’acquisizione della quadreria di Berlusconi.

Ecco il dettaglio del piano. Berlusconi, metti il viagra metti le pilloline, faticava a dormire negli ultimi anni. Insonne, chiamava telemarket – quella, non è per dire – e comprava quadri, un tanto al chilo. La spesa complessiva è stata circa di tre milioni di euro in cinque anni, equivalenti in proporzione a un piccolo acquisto incauto da parte di chiunque. Il punto è che con tale cifra ha acquistato venticinquemila, dico venticinquemila quadri. Facendo una rapida divisione, fa centoventi euro cadauno, i Tiziano costano di più. Ma soprattutto fa più di tredici quadri al giorno, natale e domeniche comprese. Belle crostone. Che, pure, da qualche parte vanno conservate, quindi avanti col capannone, il sistema di raffrescamento e così via. Non dubito dell’intenzione di Berlusconi di diventare «il più grande collezionista d’arte del mondo», l’espressione è ineccepibile.
La storia non è nuova e ce la siamo risa parecchio, qui, ripensando a Berlusconi che chiamava, si addormentava al telefono, quelli gli vendevano ottanta croste alla volta, più che altro Staccolanana e Mutandari, hrrrrrr, esponenti del nascondismo, splendide vedute lombarde, risanando i conti di telemarket.
Dopo la dipartita, io e il mio socio, il Dottor G., avevamo avuto l’idea di acquisire tutta la collezione a prezzo favorevole, sfruttando il desiderio della famiglia di liberarsi dei costi inutili, ottocentomila euro all’anno per il capannone, e di metter su una società di noleggio di sofisticate vedute lombarde per l’arredamento di tutte le pizzerie della Val Brembana, Camonica, Trompia e Sabbia. In affitto, a rotazione, per avere sempre vedute ed emozioni nuove. Avevamo anche una specie di nome o claim, «i quadri di Berlusconi», ovviamente equivoco quel che serve. Stavamo depositando i documenti per la società ed ecco la ferale notizia, Report l’altro giorno: infestati dai tarli e dato l’alto costo per venticinquemila di scorniciamento e ricorniciamento, la famiglia ha optato per la distruzione della pinacoteca, pare per via di fiamma. E a me tra l’altro manco fanno accendere il caminetto.
Proveremo ora ad acquisirne una decina, salvandoli dalla distruzione, magari qualche Fragolari, il che sarebbe un gran colpo: «i quadri di Berlusconi» sopravvissuti, addirittura meglio degli NFT. E con quelli poi organizzare mostre temporanee nei musei locali del mondo, insieme a qualche sagace imitatore, montaggi video delle migliori barzellette, scarpe con le zeppe e colossei sporchi di sangue in vendita sul banchetto.
Le grandi provocazioni nel mondo dell’arte.

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