
Una piccola perla dai custodi della cultura.
Una piccola perla dai custodi della cultura.
Wonder why you haven’t before.
Mi capita spesso di correggere qualche refuso qua e là in Wikipedia. Niente di che, cosette, gli altri scrivono io metto qualche piccola correzione alle sviste, serviamo anche noi piccoli aiutanti di Babbo Natale.
A volte, capitano svirgoloni più solenni.
Ma s’è clér que Volonté s’è fransé, n’espa? È la tronca che inganna.
Stavo leggendo, appunto, qualche nota sul brutalismo e sono trasalito, sebbene GMV la Francia l’abbia effettivamente vista passandoci un paio d’anni raccogliendo mele. Jean, benturné.
Ora è a posto. Sono già in quella fase della vita in cui mi tocca correggere i giovinastri, pensavo sarebbe arrivata poi.
[Aggiunta: anche il titolo del film era sbagliato, troppi sopra].
E piuttosto che disgiuntivo.
Prima un suo amico scrive un post fraintendibile (“Ode all’amico che fu e che non mi riconosce più“, che pare alludere abbastanza chiaramente a una malattia), poi ci si preoccupa perché da un po’ non si fa vedere, infine si favoleggia su malattie e morte eventuali e nascoste al pubblico. Franco Battiato è stato negli ultimi mesi al centro di una certa attenzione mediatica, con i giornali e un pezzo di rete che si è interrogato sulle sue condizioni di salute e sul suo destino.
Poi, un giornale ha pubblicato una fotografia di Battiato sul divano a casa sua e, allora, le voci su una presunta morte o malattia sono in parte rientrate.
Ma la foto pubblicata sul giornale non è quella vera. Quella vera ce l’ho io, eccola:
Sta bene? Secondo me sì, ma non tutti gli specialisti sono d’accordo.
Ahah, chissà chi altro c’era.
Che per ben due volte escono con dischi dallo stesso titolo.
Forse che Rita è uscita dal gruppo?
Perché sarebbero cent’anni dalla “vittoria italiana nella prima guerra mondiale“. Mah.
Dicevamo: Vittoria?
Secondo Google Art Selfie, ovvero fatti-una-foto-e-io-ti-dico-a-che-quadro-assomigli, io ho queste facce qua:
Oddio, sono le due che più si avvicinano secondo l’algoritmo di analisi e ricerca e una delle due non ha sbagliato di molto, l’altra un po’ di più, secondo me. Ma, insomma, non un granché, se devo dirla tutta. Il gioco è però divertente e i risultati, se non altro, non sono certo scontati o prevedibili, vedi Mazalić o Tooker (chi sono costoro?).
Finalmente è arrivata l’occasione per una due-giorni di intenso studio, partecipando a questo convegno a Londra, settimana scorsa.
Oh, UCL, mica bazzeccole. Molto interessante l’excursus di investigazione sulle relazioni tra “black and death metal, religion, nationalism and Viking imagery” e gli aspetti controversi che riguardano razzismo e sessismo nel metal. E che dire della disamina approfondita di alcuni tra gli studi recenti più significativi (Weinstein 1991, Clendinning & McAuley 2009, Spracklen 2015, Sellheim 2016)? Molto interessante. Notevoli anche i relatori, molto preparati e di grande personalità: Imke von Helden (University of Koblenz-Landau), Titus Hjelm (UCL) e Karl Spracklen (Leeds Beckett University), senza naturalmente dimenticare il professor Karl Farrugia.
Oh, pensavo di vedervi lì.