the image of the mountain

Tre fotografie di Robert Bösch, esperto fotografo di montagna.

La parete occidentale del monte Nuptse, Nepal, 2011
Lhotse, Nepal, 2017
La vetta Imja Tse (Island peak) sul Lhotse, Nepal, 2017

Bösch espone in mostra a Zurigo le sue foto fino alla fine di gennaio.
Se no, il libro. «Un pittore parte dalla tela e aggiunge i colori per arrivare lentamente alla sua opera, io agisco all’opposto, ometto».

le gioie dell’abbonamento

Il bello dell’abbonarsi a qualcosa, intendo a un qualche tipo di spettacolo, è che hai il tuo posto per tutto l’anno, preciso e chiaro: è tuo, è lì e nessuno può usarlo al posto tuo (ops!). Non lo devi cercare, non lo devi scegliere, non ci devi pensare: è lì. E così diventi amico dei tuoi vicini, che frequenti volente o nolente per parecchi mesi, commentando di volta in volta gli accadimenti.

Se, però, al tuo posto (cioè: il mio, i nostri) succede questo, ed è successo davvero qualche sera fa, allora è davvero difficile rimanere composti.

In piedi, più che composti. Ciò è brutto. Fine delle gioie.
«Si sieda dove vuole, dove trova». Ennò, ennò, vedi che non ci capiamo?

vorrei poterti credere

La descrizione di un attimo – la miglior canzone italiana degli ultimi vent’anni a parere di tutti cioè io – è stata ricantata da Jovanotti con il beneplacito dei Tiromancino. L’occasione è stata la pubblicazione di Fino a qui, una raccoltona celebrativa in cui Zampaglione riarrangia e duetta i propri pezzi (fase finale della carriera, punto sei) con, attenzione, tra gli altri: Biagio Antonacci (mmm), Luca Carboni (vabbè), Tiziano Ferro (aaah), Fabri Fibra (madonna….), quei minchioni dei Thegiornalisti (iddio me ne liberi) e, appunto, Jovanotti. La sua versione di La descrizione di un attimo, dicevo, è da denuncia, perché non aggiunge nulla quanto più toglie e rende banale una canzone complessa, più di tutto da 3:42 con i coretti e le ripetizioni dell’accidente. Meglio: bisognerebbe denunciare Zampaglione che ha commesso il reato, chiamando Jovanotti che purtroppo fa quello che ha sempre fatto.
O, forse, non è la cosa in sé ma mi dà fastidio che i miei vent’anni vengano massacrati da un Jovanotti qualsiasi: la canzone (e io) avremmo meritato più rispetto.
Ci rivediamo presto, fra almeno altri cinque anni e non toccate troppo in giro.