
Brillanti come sempre, questa immagine è un colpo di genio fatto di poco, molto inglese, semplice ed efficace. Io attendo fiducioso il nuovo disco, anche se temo un’altra svolta. Ma va bene tutto, Kaiser Chiefs, siamo qui.
Brillanti come sempre, questa immagine è un colpo di genio fatto di poco, molto inglese, semplice ed efficace. Io attendo fiducioso il nuovo disco, anche se temo un’altra svolta. Ma va bene tutto, Kaiser Chiefs, siamo qui.
Una volta accadeva molto molto più spesso. Bisogna darne merito a coloro che si sono dannati per migliorare Windows.
Sono d’accordo, è probabile che ci siano conseguenze. Che facciamo?
Impaliamo nelle piazze gli esperti del meteo prima della fine? Così, per chiudere col sorriso, intendo.
Un airbus A380 in volo di prova ha tracciato una rotta che, in cinque ore, ha disegnato gli allegri auguri di natale per tutti.
Fare le palline è stata la cosa più complicata, direi.
Non so a quando risalga il volo, penso almeno un anno fa, ma che importa? Ancora auguri, allora.
Tre fotografie di Robert Bösch, esperto fotografo di montagna.
Bösch espone in mostra a Zurigo le sue foto fino alla fine di gennaio.
Se no, il libro. «Un pittore parte dalla tela e aggiunge i colori per arrivare lentamente alla sua opera, io agisco all’opposto, ometto».
Per chi ne ha soddisfazione, auguri.
Adesso li chiamo e gli chiedo se posso fare uno stage da loro.
Vuoi mettere il curriculum, poi?
Il bello dell’abbonarsi a qualcosa, intendo a un qualche tipo di spettacolo, è che hai il tuo posto per tutto l’anno, preciso e chiaro: è tuo, è lì e nessuno può usarlo al posto tuo (ops!). Non lo devi cercare, non lo devi scegliere, non ci devi pensare: è lì. E così diventi amico dei tuoi vicini, che frequenti volente o nolente per parecchi mesi, commentando di volta in volta gli accadimenti.
Se, però, al tuo posto (cioè: il mio, i nostri) succede questo, ed è successo davvero qualche sera fa, allora è davvero difficile rimanere composti.
In piedi, più che composti. Ciò è brutto. Fine delle gioie.
«Si sieda dove vuole, dove trova». Ennò, ennò, vedi che non ci capiamo?
Mi scappa l’occhio nel parcheggio.
Poi guardo meglio.
Vabbuò, questa è solo per chi si nutre di film ignoranti.
La descrizione di un attimo – la miglior canzone italiana degli ultimi vent’anni a parere di tutti cioè io – è stata ricantata da Jovanotti con il beneplacito dei Tiromancino. L’occasione è stata la pubblicazione di Fino a qui, una raccoltona celebrativa in cui Zampaglione riarrangia e duetta i propri pezzi (fase finale della carriera, punto sei) con, attenzione, tra gli altri: Biagio Antonacci (mmm), Luca Carboni (vabbè), Tiziano Ferro (aaah), Fabri Fibra (madonna….), quei minchioni dei Thegiornalisti (iddio me ne liberi) e, appunto, Jovanotti. La sua versione di La descrizione di un attimo, dicevo, è da denuncia, perché non aggiunge nulla quanto più toglie e rende banale una canzone complessa, più di tutto da 3:42 con i coretti e le ripetizioni dell’accidente. Meglio: bisognerebbe denunciare Zampaglione che ha commesso il reato, chiamando Jovanotti che purtroppo fa quello che ha sempre fatto.
O, forse, non è la cosa in sé ma mi dà fastidio che i miei vent’anni vengano massacrati da un Jovanotti qualsiasi: la canzone (e io) avremmo meritato più rispetto.
Ci rivediamo presto, fra almeno altri cinque anni e non toccate troppo in giro.