le gioie dell’abbonamento

Il bello dell’abbonarsi a qualcosa, intendo a un qualche tipo di spettacolo, è che hai il tuo posto per tutto l’anno, preciso e chiaro: è tuo, è lì e nessuno può usarlo al posto tuo (ops!). Non lo devi cercare, non lo devi scegliere, non ci devi pensare: è lì. E così diventi amico dei tuoi vicini, che frequenti volente o nolente per parecchi mesi, commentando di volta in volta gli accadimenti.

Se, però, al tuo posto (cioè: il mio, i nostri) succede questo, ed è successo davvero qualche sera fa, allora è davvero difficile rimanere composti.

In piedi, più che composti. Ciò è brutto. Fine delle gioie.
«Si sieda dove vuole, dove trova». Ennò, ennò, vedi che non ci capiamo?

vorrei poterti credere

La descrizione di un attimo – la miglior canzone italiana degli ultimi vent’anni a parere di tutti cioè io – è stata ricantata da Jovanotti con il beneplacito dei Tiromancino. L’occasione è stata la pubblicazione di Fino a qui, una raccoltona celebrativa in cui Zampaglione riarrangia e duetta i propri pezzi (fase finale della carriera, punto sei) con, attenzione, tra gli altri: Biagio Antonacci (mmm), Luca Carboni (vabbè), Tiziano Ferro (aaah), Fabri Fibra (madonna….), quei minchioni dei Thegiornalisti (iddio me ne liberi) e, appunto, Jovanotti. La sua versione di La descrizione di un attimo, dicevo, è da denuncia, perché non aggiunge nulla quanto più toglie e rende banale una canzone complessa, più di tutto da 3:42 con i coretti e le ripetizioni dell’accidente. Meglio: bisognerebbe denunciare Zampaglione che ha commesso il reato, chiamando Jovanotti che purtroppo fa quello che ha sempre fatto.
O, forse, non è la cosa in sé ma mi dà fastidio che i miei vent’anni vengano massacrati da un Jovanotti qualsiasi: la canzone (e io) avremmo meritato più rispetto.
Ci rivediamo presto, fra almeno altri cinque anni e non toccate troppo in giro.

Jean Maria et le brutalisme

Mi capita spesso di correggere qualche refuso qua e là in Wikipedia. Niente di che, cosette, gli altri scrivono io metto qualche piccola correzione alle sviste, serviamo anche noi piccoli aiutanti di Babbo Natale.
A volte, capitano svirgoloni più solenni.

Ma s’è clér que Volonté s’è fransé, n’espa? È la tronca che inganna.
Stavo leggendo, appunto, qualche nota sul brutalismo e sono trasalito, sebbene GMV la Francia l’abbia effettivamente vista passandoci un paio d’anni raccogliendo mele. Jean, benturné.

Ora è a posto. Sono già in quella fase della vita in cui mi tocca correggere i giovinastri, pensavo sarebbe arrivata poi.
[Aggiunta: anche il titolo del film era sbagliato, troppi sopra].

Franco sta bene

Prima un suo amico scrive un post fraintendibile (“Ode all’amico che fu e che non mi riconosce più“, che pare alludere abbastanza chiaramente a una malattia), poi ci si preoccupa perché da un po’ non si fa vedere, infine si favoleggia su malattie e morte eventuali e nascoste al pubblico. Franco Battiato è stato negli ultimi mesi al centro di una certa attenzione mediatica, con i giornali e un pezzo di rete che si è interrogato sulle sue condizioni di salute e sul suo destino.
Poi, un giornale ha pubblicato una fotografia di Battiato sul divano a casa sua e, allora, le voci su una presunta morte o malattia sono in parte rientrate.
Ma la foto pubblicata sul giornale non è quella vera. Quella vera ce l’ho io, eccola:

Sta bene? Secondo me sì, ma non tutti gli specialisti sono d’accordo.