chissà come ne va fiero (non cancellatela)

Sul muro esterno del cinema Sacher è apparsa una risposta, ehm, politica al nuovo film di Moretti, Il sol dell’avvenire. Che, tra l’altro, è un film molto bello, carico di umanità, affettuoso e spiritoso, un divertito testamento artistico pieno di citazioni, esterne e di sé stesso, alcuni tormentoni, qualche naturale cosa noiosina, qualcuna ovviamente irritante, politica, amore, canzoni, decisamente riuscito.

meraviglia, grazie, prego, ciao, siete tutti degli idioti

Già la sequenza di cappellate è stata notevole, varrebbe quindi la pena provare a non aggiungerne di proprie. Le poche lingue di un portale dedicato al turismo, il tedesco con i nomi dei paesi tradotti e ora rimosso, i domini non acquistati, le immagini di repertorio per la presentazione che rappresentano la Slovenia e così via, per citare le ultime. Ma se, appunto, le cappellate sono cappellate, è poi difficile che se ne faccia una dritta. Ed ecco che open to meraviglia continua a riservare sorprese ormai quotidianamente e, oggi, di una certa sostanza: l’agenzia Armando Testa decide di pubblicare una lettera aperta sul Corriere in risposta alle polemiche sulla loro campagna.

Mossa improvvida. Anche gli studenti di comunicazione del primo anno conoscono la regola di condotta: non rispondere alle polemiche della rete. N-no-n-d-i-rr-e-nie-nt-e. Ma loro no, perché naturalmente sono Testa e hanno un’alta considerazione di sé, e scrivono una lettera da cui traspare senza incertezze l’irritazione e il fastidio. Vorrebbero partire gentili, con l’anafora del ringraziamento, però sbagliano il tiro fin da subito: ringraziando per ciò che non richiede ringraziamenti, cioè i supposti meriti dell’agenzia, e mettendo in evidenza le manchevolezze altrui, cioè del resto del mondo, indifferenti e sciocchi perché non abbiamo capito che è «una campagna solo presentata ma non ancora uscita». E non solo, stolti noi che abbiamo erroneamente capito che «il video destinato alla presentazione del progetto (…) fosse già lo spot ufficiale della campagna», sciocchi, «e dunque realizzato con materiale di repertorio» e qui casca ancor di più. Chi lo dice che in un video di presentazione si devono usare materiali di repertorio, magari provenienti da un altro paese tipo, dico per dire, la Slovenia? Una campagna seria è fatta così? Toppa buco peggio eccetera. Poi la lettera prosegue ancor peggio, risentita con il miglior tono passivo-aggressivo di cui sono capaci, segnalandoci paternamente tutti i punti su cui abbiamo sbagliato tutti noi e loro sono nel giusto – i compensi milionari, il modo corretto per comunicare con gli altri paesi ignoranti, il successo della campagna e poi basta, perché comincio ad annoiarmi – e vedo la scena in cui i giovani dell’agenzia timidamente si dicono alla macchinetta del caffè che sarebbe meglio non rispondere e invece no, non si può dire perché il capo sta eruttando bile. Ottima condizione per rispondere, peraltro, garanzia di successo. Sta diventando una telenovela quotidiana, vediamo se continuano ad agitarsi e a peggiorare le cose.

25 aprile, com’è andata

Meglio di ogni previsione, non c’è come un governo di destra per compattare la sinistra e tutto il resto dell’arco. Va’ che foto.

Un sacco di gente, prima sole poi pioggia poi sole, motivati e presenti, ogni età possibile. Meglio governi democratici e rispetto costituzionale ma 25 aprili mogi e infrequentati o governi neofascistelli senza criterio e manifestazioni partecipatissime? La prima che ho detto, ovviamente.

il settantottesimo 25 aprile

Il 25 aprile è il natale, anzi il Natale, delle brave persone.

Io sarò a Milano in corteo e quest’anno, come tutti quelli all’opposizione e ancor di più visto questo governo, sarà senz’altro un 25 aprile vivace. Meglio di quello dell’anno scorso, nel quale le posizioni sulla guerra in Ucraina ebbero giustamente il sopravvento e si faticava a trovare due posizioni concordi.
Per festeggiare, in attesa del pomeriggio, una canzone nuova sulla Resistenza, di tre giorni fa: Staffette in bicicletta di Vinicio Capossela con la grande Mara Redeghieri. Un pezzo di pane, un litro di latte sottratti al nemico sono lotta, né più né meno.
Buona Liberazione, dunque, alle brave persone. Per chi ci sarà, ci vediamo in corteo. Agli altri, quelli che in questo cavolo di paese ancora diviso non vogliono capire, agli indifferenti, agli opportunisti, oggi a tutti loro un bel calcio in culo.

in tua vece

Caro C. sono al tuo concerto. Riconosco il tocco, la scelta saggia: posto centrale ma a lato, con spazio per le gambe. Non troppo vicino ma nemmeno lontano. Solo chi ne ha fatti tanti sa. E sempre sempre vicino a un’uscita, questa è proprio tua. Ne abbiamo fatti un po’ insieme, di concerti, questo lo considero tale.

Mi fa sempre sorridere che ti sia appassionato a questa musica pestona, parrebbe incongruo e, invece, la dice lunga sulla tua apertura di interessi e del tuo sguardo, anche in questo.

Sono fisicamente al tuo posto, stavolta, metaforicamente e moralmente anche, il fatto è ricco di significati e mi dice molte cose su di te, su di me, sul tempo e come lo usiamo, sulla cura e l’attenzione verso gli altri, sulle fortune che ho. E non è più il fatto di un concerto, non solo, diventa tutto più ampio e il pensiero corre a quel gran mescolotto che si allarga anche oltre i propri confini e che chiamiamo, in fondo e in qualche modo, vita.

oddio ma cos’è successo? (un paese civile)

Sfoglio i titoli e quasi casco dalle mie stesse gambe:

AIFA rende la pillola anticoncezionale gratuita per tutte le donne in Italia. Non mi raccapezzo. Ma questo è un atto da paese civile, oddio, mica ci sono, ci siamo abituati. Così, di botto? Barcollo incredulo. In questo periodo, poi, di sbrodolate di deduzione fiscale per chi fa numerosi figli, Giorgetti, di lamenti contro la bassa natalità accompagnati da pressioni nazionaliste, fino agli sproloqui su sostituzione etnica, Lollobrigida, la cosa fa ancor più impressione.
Poi il Moige si incazza, Gandolfini e il suo Family day sbraitano, senatrici di Fratelli d’Italia insorgono, Pro Vita & Famiglia condannano e a quel punto capisco che è vero e comincio a godere ancor di più, che cosa civile e sensata è questa. È ed era, perché la contraccezione era già gratuita, fino al 1983, grazie alle lotte degli anni Settanta e alle spinte alla consapevolezza e all’esercizio dei diritti, poi come in tante cose siamo tornati indietro. Finalmente uno avanti, significativo. Adesso, ratificare rapidamente.

open to meraviglia/3 e 4

Continua la pletora di reazioni alla cattiva campagna del Ministero ‘Open to meraviglia’, ne ho detto qualche post fa e, per aggiungere un’altra cosa, il signore qui sotto ha sottoposto lo stesso tema – Venere di Botticelli a spasso per l’Italia – alle AI per immagini più in voga, midjourney e GPT. Il risultato è ugualmente kitsch ma, almeno, sono costate pochi euri.

E, comunque, peggio no.

E ancora: le immagini dello slider caricate sul sito del Ministero per la campagna sono immagini inviate via whatsapp, quindi compresse, sgranate, senza nemmeno cambiare i nomi dei files (grazie MV).

Avessero lavorato bene, la campagna sarebbe costata novanta milioni di euro, altro che nove.

venghino signori venghino a vedere

Sul finire dell’Ottocento i circhi, Barnum su tutti, costruirono la loro fortuna più che sugli animali esotici, quello venne dopo, sui freaks, ovvero le persone con stranezze fisiche, la donna barbuta, l’uomo con tre gambe, the elephant man, le deformità divennero spettacolo, la stranezza attrazione. Non colpisca più di tanto, nello zoo di Bruxelles nel 1958 si poteva visitare il recinto dei congolesi esattamente come le bestie e non è mica l’unico caso.
Nel 1890 Chauncey Morlan era l’uomo più grasso del mondo e molti pagavano un biglietto per vederlo. Oggi, io ve lo mostro gratis, eccolo:

Sì, l’abbiamo pensato tutti: grassoccio, certo, ma al centro commerciale qui sotto se ne possono vedere anche di più robustoni con facilità, certo un medico di oggi gli direbbe per carità di buttar giù peso ma certi campioni del sumo o messicani semisoffocati dal proprio metano che vanno tirati fuori di casa con il letto intero e la gru il filiforme Morlan se lo papperebbero in qualsiasi competizione. È la media che è cambiata e fa impressione. Va apprezzato lo sforzo e la tenacia, perché superare i duecento chili alla fine dell’Ottocento senza avere a disposizione tutto il cibo raffinato e zuccherato odierno è impresa superiore allo sbogiare ora, io stesso se non sto attento in un paio di mesi potrei raggiungere Morlan, se ciò mi garantisse ricchezza e fama.
Pensavo stamattina, immagina se uno degli spettatori del circo di allora lo portassimo oggi in un Walmart qualsiasi, vorrei proprio vedere la sua espressione. Ma anche uno qualsiasi dei nostri nonni che han fatto la guerra, così smagrini e asciutti nelle poche foto, li vedrei increduli.

le famose praterie del centro

Mi capita sotto il naso una cosa che ho scritto per le elezioni europee del 2009 e mi salta all’occhio un simbolo:

Il terzo polo, quindi, cioè quello che va al centro e raccoglie la gran parte degli italiani allo stato brado dai bei tempi democristiani è una novità politica come il ponte sullo stretto lo è per le infrastrutture, la riforma fiscale e quella della giustizia per lo Stato, l’evasione fiscale per le tasse troppo alte, Salvini per la mia noia mortale. Poi quando in pizzeria sostengo che non ne posso più di questo paese dedito alla ripetizione vengo tacciato di antiitalianismo. Forse sì, in effetti, se il terzo polo è connaturato alla natura stessa dell’etnia.