almanacco dei sette giorni, per fare rumore (21.26)

◾ Comunque, per iniziare, la Ever Given è ancora ferma nel Canale di Suez. Ed era il 29 marzo. I 18.300 container che contengono merci e materiale appartenente a numerose aziende, tra cui IKEA e Lenovo, per un valore stimato tra i 500 e i 600 milioni di euro, sono ancora lì, belli fermi per motivi giudiziari. Curioso. Anzi no, la questione legale è un vero grumo di faccende difficilissime da sbrogliare.

☀ Nel tentativo di ridurre i consumi di energia elettrica, il governo dello stato del Texas ha autorizzato le compagnie fornitrici a intervenire da remoto sui termostati dei privati cittadini alzando silentemente la temperatura nelle case. La cosa ovviamente balza agli occhi trattandosi dello stato più repubblicano di tutti e non certo della Bulgaria dei bei tempi. E ci dice che l’utente medio non ha la minima idea del corretto utilizzo di un termostato e di quale sia la linea termica da seguire per consumare meno. Forse varrebbe la pena investire in quello.

◾ L’otto luglio comincerà il processo civile intentato dai familiari delle vittime di Covid della provincia di Bergamo, oltre cinquecento persone, a Regione Lombardia e Stato. L’accusa riguarda negligenze, malfunzionamenti, un piano epidemico non all’altezza, improvvide quando non false dichiarazioni e così via. Se ne vedranno di tutti i colori, in ogni caso.

✘ Ancora in ballo per il ddl Zan, per non farsi mancare alcuna lordura è intervenuta Italia Viva: la proposta di legge va modificata in accordo con la destra perché, per esempio, «il termine ‘identità di genere’ è divisivo». Il termine è stato introdotto su proposta di Lucia Annibali, parlamentare di Italia Viva. Per dirne una, è ovvio che sono pretesti, anche stavolta. Ma che avremo mai fatto di male?

☀ Siamo meglio di quanto si aspettassero. Uno studio coordinato da Alain Cohn dell’Università del Michigan (Stati Uniti), e finanziato dal Gottlieb Duttweiler Institute, un centro studi indipendente svizzero, intendeva misurare il grado di onestà degli abitanti di quaranta paesi del mondo, nel corso di tre anni. La cosa si è svolta così: sono stati preparati 17.303 portafogli – in realtà una bustina trasparente, era importante intuire cosa ci fosse dentro – contenenti tre biglietti da visita con nomi abbastanza comuni nei rispettivi paesi e un indirizzo email del proprietario, una chiave, una lista della spesa di cose quotidiane e, nella metà dei casi, dei soldi, 13,45 dollari nella valuta locale. I portafogli sono stati ‘persi’ in 355 città del mondo, in quasi tutti i continenti. Il risultato più sorprendente è stato che la percentuale di portafogli restituiti è stata più alta nel caso in cui contenevano soldi, in media il 61% di chi ha trovato quello con i soldi lo ha restituito, il 46 nell’altro caso. Niente male davvero. In testa alla classifica la Svizzera, Norvegia e Paesi Bassi. Ultimi Marocco e Cina. Incuriositi, i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento in Polonia, Regno Unito e negli Stati Uniti, inserendo più denaro nei portafogli: 94,15 dollari. La percentuale di chi ha restituito i soldi è cresciuta ancora, il 72 per cento delle persone ha scritto al proprietario. Magnifico. Lo studio è poi stato pubblicato sulla rivista scientifica Science.

(Lo so, non l’ho detto apposta e ora lo dico: gli italiani sotto la media in tutti i casi).

✘ Nel golfo del Messico la rottura di una condotta sottomarina di gas ha prodotto un fenomeno orrendo, finora visto solo nei Simpsons e nello sciagurato caso del fiume Cuyahoga negli anni Sessanta: l’acqua che brucia. Brutto brutto.

☀ Il che mi ha visivamente richiamato uno dei migliori capi di abbigliamento che io abbia visto negli ultimi anni: la gonna con l’occhio infuocato di Sauron. Bella idea, ben fatta, ben posizionato, sicuramente ci si sente a proprio agio indossandola. Sì, è lì.

☀ L’essere aperti alla vita, in particolare avere interesse per le novità ed essere estroversi, in una parola la neofilia, e lo stato di felicità sono strettamenti connessi. L’interessante articolo di Arthur C. Brooks su Internazionale, ‘Non fate gli schizzinosi nell’approcciare la vita‘, pubblicato in origine su The Atlantic.

☀ Dal 18 settembre Parigi impacchetterà l’arco di trionfo, realizzando uno dei progetti incompiuti di Christo. L’Arc de Triomphe empaqueté è un progetto di Christo e Jean-Claude di oltre sessant’anni fa, avrebbe dovuto essere realizzato lo scorso settembre ma a causa della pandemia no. 25mila metri quadrati di polypropylene argentato e 3mila metri di corde riciclabili rosse, per dare due numeri.

Settimane abbastanza buone, anche solo perché ci si può dedicare ad altro che alla pandemia o agli arancioni aggravati. Certo, c’è sempre Renzi in agguato, vero, come le sciagure. O Feltri, candidato in lista di FdI a Milano, altra iattura bollita e volgare. Ma c’è anche altro, per fortuna.


L’indice degli altri almanacchi.

«combatto non per la patria ma per rivedere il volto di mia madre»

È morto Angelo Del Boca, storico rigoroso. Fu il maggior storico della questione coloniale italiana, fece molto per fare chiarezza, eliminare tanta spazzatura di propaganda fascista, di qualunquismo post bellico, di invenzioni di convenienza che inquinavano la storiografia delle conquiste italiane in Africa. Fondamentale il suo Italiani, brava gente?, e il punto interrogativo è fondamentale, che sfatò quell’idea orrenda per cui sì, noi italiani certo eravamo andati a prenderci le colonie ma non eravamo certo come quegli altri, i tedeschi, magari gli inglesi o i portoghesi o gli spagnoli, quelli sì che erano cattivi, noi no, noi avevamo tutto sommato il cuore buono. Oleografia un po’ stile Mediterraneo, se il paragone può reggere. Balle, come Del Boca dimostrò con grande perizia. La bufala era però talmente forte che tutt’oggi persiste anche in numerose persone di buona fede ed è ciò che tocca fare a noi, ora: utilizzare gli strumenti di cui Del Boca ci ha dotato per contrastare queste convinzioni idiote. E la questione è ben viva, come dimostrano i fatti recenti della statua di Montanelli. Fu, anche, partigiano. Spiace, una fortuna averlo avuto.

minidiario scritto un po’ così delle cose recidive, ovvero perseverare nella pandemia: luglio, le carte in regola, delta alfa pi kappa, risollevo il turismo, i futuri costumi sessuali

Doppia vaccinazione, fatta. Green pass, cioè la carta che dovrebbe permettere di viaggiare in Europa ed entrare in posti (concerti? discoteche? cene eleganti?) che se non ce l’hai, no, ottenuta. Su carta, via Immuni – ah, allora esiste – e IO, l’app per i rapporti con la PA. Quanta grazia, eccellenza. Qui a sinistra la mia carta, valida dal primo luglio come tutte, e sono furbaccini quelli che le postano serenamente sui social senza oscurarne almeno il qrcode. Immagino ce ne sia un certo mercatino sotterraneo, a seconda dei vantaggi che la carta darà.
I dati? Buoni, in calo costante e sensibile contagi, ricoveri, decessi. Anzi no, i contagi non più: da qualche giorno si segnala l’arresto della discesa del numero complessivo, la curva si è stabilizzata. Questo dovrebbe essere dovuto alle varianti, Delta, Delta+, Alfa e buonanotte, che si stanno diffondendo e diventando predominanti. Pare, però, che ai contagi non corrispondano ricoveri o, peggio, decessi, almeno non nella stessa proporzione. In Gran Bretagna, la cui situazione è avanzata rispetto ai contagi da variante Delta, dal 19 luglio decadranno tutte le restrizioni, comprese mascherine e distanziamento, e sì che nelle ultime settimane tutte le notizie provenienti da là davano in aumento vertiginoso i contagi, dovuti presumibilmente alla scelta di privilegiare le prime dosi e la diffusione dei vaccini. Evidentemente, la situazione non prende pieghe preoccupanti, oppure sono completamente pazzi. Al momento, credito alla prima ipotesi.
A proposito di restrizioni, dal 28 giugno non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, se non in condizioni di assembramento. È una cosa che apprezzo molto, capitandomi spesso di camminare per una città tutto il giorno, ed è una certa soddisfazione vedere e mostrare i propri brutti musi in pubblico. Per svariate ragioni, compresi i rari ma non impossibili colpi di fulmine. Tocca però tornare a lavarsi i denti, pulirsi il moccio dal naso, tagliarsi la barba o decolorarsi i baffetti, a seconda. L’anno scorso la liberazione dalle mascherine era arrivata il 15 luglio, abbiamo guadagnato qualcosa, qualsiasi cosa sia.
Da parte mia, in assenza della figura titolare, sto cercando di fare la vita del turista giapponese: Roma, Firenze, Venezia, Bologna, ancora Venezia, tutto in meno di venti giorni. E poi alcune tappe minori, Parma, Sabbioneta. Il tutto con grande soddisfazione – ne dirò più estesamente, fa ancora parte del mio piano-pandemia, fare le cose che normalmente non si fanno per troppo afflusso – perché, mancando i pullman e gli occupanti, è tutto più facile e comodo: si vede un tavolino libero, ci si siede e con soddisfazione inenarrabile ci si gode la cortesia degli osti e degli albergatori, per nulla avvezzi, specie a Firenze e a Venezia, abituati a sdegnare addirittura il servizio al tavolo. Oppure, dentro agli Uffizi senza riuscire a fare nemmeno un minuto di coda, volendolo.
Durerà, questo stato di cose? Oppure no? Difficile dirlo. E come sarà il post-pandemia? Ci sarà un grande, collettivo periodo di baldoria? Alla fine del 1665 Samuel Pepys, noto politico e scrittore inglese, scrisse: «l’epidemia si è ridotta quasi a zero» ma, soprattutto: «non ho mai vissuto così gioiosamente». E non sapeva che l’anno dopo Londra sarebbe bruciata, ma non c’entra. Pepys registrava le manifestazioni di gioia delle persone per strada, scampate al pericolo, le danze e gli abbracci, la felicità per la libertà riacquisita. Qualcuno, a questo proposito, ha citato anche i Roaring Twenties, cioè gli anni Venti dopo la prima guerra mondiale e l’epidemia di spagnola, periodo di grande espansione non solo economica, caratterizzati da una certa sguaiatezza nei modi, esuberanza eccessiva, forse, ma è indimostrabile, dovuti alle restrizioni e alle sofferenze del decennio precedente.
Naturalmente il paragone è improprio, ma non è difficile immaginare l’aumento delle interazioni sociali, dell’aggregazione e la maggiore ricerca di piacere e divertimento quando l’attuale pandemia sarà un ricordo. L’epidemiologo Christakis ha detto al Guardian che «durante le epidemie si diventa più religiosi, le persone rinunciano di più ai piaceri, risparmiano i soldi» – e la prima parte di questa frase mi spiegherebbe molte cose degli ultimi mesi – e sempre secondo lui, passata la buriana, aumenteranno le interazioni sociali, il senso di religiosità tornerà a ritirarsi – ne faccio speranza – e potrebbero diffondersi anche abitudini sessuali più libere. Spero anche qui.
Al momento, è difficile dire: ci sono gli Europei di calcio, e siamo in semifinale, è estate e le vacanze sono di fatto un obbiettivo possibile, fa caldo, gira qualche deludente tormentone canoro, oggi è mancata Raffella Carrà, la Lega continua a ostruire il ddl Zan, insomma il paese è distratto, completamente, al limite del rinciulimento, classico estivo. Forse è anche questo un modo di reagire, che non condivido, mi pare molto simile all’atteggiamento precedente alla pandemia.
A me, al momento, basterebbe che molti di noi, alcuni perché non siamo certo tutti uguali e non ci siamo comportati allo stesso modo, seguissero il consiglio scritto vicino a una porta veneziana, sintetica esortazione che contiene già tutto ciò che serve. Forza. E vaccinatevi, checcazzo.


Le altre puntate del minidiario scritto un po’ così delle cose recidive:
26 ottobre | 27 ottobre | 29 ottobre | 1 novembre | 3 novembre | 4 novembre | 6 novembre | 8 novembre | 11 novembre | 14 novembre | 18 novembre | 21 novembre | 25 novembre | 30 novembre | 4 dicembre | 8 dicembre | 12 dicembre | 19 dicembre | 23 dicembre | 30 dicembre | 6 gennaio | 15 gennaio | 19 gennaio | 26 gennaio | 1 febbraio | 15 febbraio | 22 febbraio | 24 febbraio | 1 marzo | 25 marzo | 9 aprile | 28 aprile | 31 maggio | 5 luglio |