
O è una photo opportunity?
O è una photo opportunity?
Ricordo che una decina di anni fa una mia amica mi chiese se avessi un posto a casa per ospitare un amico inglese che passava una sera in città per un DJ set. Certo, dissi. Era Rourke. Poi non se ne fece nulla, andò a dormire da non so chi, il ricordo mi è venuto in mente oggi leggendo della sua scomparsa.
Sarebbe stato interessante, credo, o forse no, sarebbe stato normale. Di certo oggi ci penserei in modo diverso.
Ancora midjourney, per dire ancora, il musical di Alien.
L’ultima, quella qui sopra, in cui il coso canta mi fa abbastanza ridere.
La possibilità di generare immagini lasciando scorrere la propria immaginazione mi attira parecchio, dovessi fare io un’immagine così ci metterei molte ore e il risultato non sarebbe all’altezza. Anche lavorativamente, una svolta incredibile per chi fa il mio lavoro, il costo dell’abbonamento è bassino, ma un problema per i fotografi, per esempio. Uno degli altri problemi, invece, il più visibile, è che manca quasi niente che siano indistinguibili dalle immagini reali. E non servirà nemmeno più saper distinguere, bisognerà dubitare di tutto. Non tanto bene.
Non so, un midjourney a caso, senza un significato particolare.
Che ne si pensa? Io fossi in qualcuno venderei le azioni di shutterstock e di qualsiasi repertorio di immagini, e in gran fretta. A occhio, settore in rapida estinzione.
(Ovviamente non è vero, venderanno immagini generate con AI, il problema sarà dei fotografi, credo).
Il primo ritratto ufficiale di carloiii.
Tutto sua madre. C’è da dire che meglio un ritratto a olio, là dove il pittore di corte dava un po’ di enfasi alle virtù mancanti, arrotondava dove doveva e assottigliava dove meglio, quando la fotografia in 16k invece non lascia alcuna pietà.
Dev’essere per forza bravissimo.
Dell’Acqua è stato nominato commissario contro la siccità. Quando la realtà è vivere a Topolinia. Tra l’altro, bene farlo a maggio, anzi magari avrei aspettato ancora un pochino per farlo in periodi più propizi per sconfiggere la siccità. Chiamate Manetta.
Già la sequenza di cappellate è stata notevole, varrebbe quindi la pena provare a non aggiungerne di proprie. Le poche lingue di un portale dedicato al turismo, il tedesco con i nomi dei paesi tradotti e ora rimosso, i domini non acquistati, le immagini di repertorio per la presentazione che rappresentano la Slovenia e così via, per citare le ultime. Ma se, appunto, le cappellate sono cappellate, è poi difficile che se ne faccia una dritta. Ed ecco che open to meraviglia continua a riservare sorprese ormai quotidianamente e, oggi, di una certa sostanza: l’agenzia Armando Testa decide di pubblicare una lettera aperta sul Corriere in risposta alle polemiche sulla loro campagna.
Mossa improvvida. Anche gli studenti di comunicazione del primo anno conoscono la regola di condotta: non rispondere alle polemiche della rete. N-no-n-d-i-rr-e-nie-nt-e. Ma loro no, perché naturalmente sono Testa e hanno un’alta considerazione di sé, e scrivono una lettera da cui traspare senza incertezze l’irritazione e il fastidio. Vorrebbero partire gentili, con l’anafora del ringraziamento, però sbagliano il tiro fin da subito: ringraziando per ciò che non richiede ringraziamenti, cioè i supposti meriti dell’agenzia, e mettendo in evidenza le manchevolezze altrui, cioè del resto del mondo, indifferenti e sciocchi perché non abbiamo capito che è «una campagna solo presentata ma non ancora uscita». E non solo, stolti noi che abbiamo erroneamente capito che «il video destinato alla presentazione del progetto (…) fosse già lo spot ufficiale della campagna», sciocchi, «e dunque realizzato con materiale di repertorio» e qui casca ancor di più. Chi lo dice che in un video di presentazione si devono usare materiali di repertorio, magari provenienti da un altro paese tipo, dico per dire, la Slovenia? Una campagna seria è fatta così? Toppa buco peggio eccetera. Poi la lettera prosegue ancor peggio, risentita con il miglior tono passivo-aggressivo di cui sono capaci, segnalandoci paternamente tutti i punti su cui abbiamo sbagliato tutti noi e loro sono nel giusto – i compensi milionari, il modo corretto per comunicare con gli altri paesi ignoranti, il successo della campagna e poi basta, perché comincio ad annoiarmi – e vedo la scena in cui i giovani dell’agenzia timidamente si dicono alla macchinetta del caffè che sarebbe meglio non rispondere e invece no, non si può dire perché il capo sta eruttando bile. Ottima condizione per rispondere, peraltro, garanzia di successo. Sta diventando una telenovela quotidiana, vediamo se continuano ad agitarsi e a peggiorare le cose.
Continua la pletora di reazioni alla cattiva campagna del Ministero ‘Open to meraviglia’, ne ho detto qualche post fa e, per aggiungere un’altra cosa, il signore qui sotto ha sottoposto lo stesso tema – Venere di Botticelli a spasso per l’Italia – alle AI per immagini più in voga, midjourney e GPT. Il risultato è ugualmente kitsch ma, almeno, sono costate pochi euri.
E, comunque, peggio no.
E ancora: le immagini dello slider caricate sul sito del Ministero per la campagna sono immagini inviate via whatsapp, quindi compresse, sgranate, senza nemmeno cambiare i nomi dei files (grazie MV).
Avessero lavorato bene, la campagna sarebbe costata novanta milioni di euro, altro che nove.
Sul finire dell’Ottocento i circhi, Barnum su tutti, costruirono la loro fortuna più che sugli animali esotici, quello venne dopo, sui freaks, ovvero le persone con stranezze fisiche, la donna barbuta, l’uomo con tre gambe, the elephant man, le deformità divennero spettacolo, la stranezza attrazione. Non colpisca più di tanto, nello zoo di Bruxelles nel 1958 si poteva visitare il recinto dei congolesi esattamente come le bestie e non è mica l’unico caso.
Nel 1890 Chauncey Morlan era l’uomo più grasso del mondo e molti pagavano un biglietto per vederlo. Oggi, io ve lo mostro gratis, eccolo:
Sì, l’abbiamo pensato tutti: grassoccio, certo, ma al centro commerciale qui sotto se ne possono vedere anche di più robustoni con facilità, certo un medico di oggi gli direbbe per carità di buttar giù peso ma certi campioni del sumo o messicani semisoffocati dal proprio metano che vanno tirati fuori di casa con il letto intero e la gru il filiforme Morlan se lo papperebbero in qualsiasi competizione. È la media che è cambiata e fa impressione. Va apprezzato lo sforzo e la tenacia, perché superare i duecento chili alla fine dell’Ottocento senza avere a disposizione tutto il cibo raffinato e zuccherato odierno è impresa superiore allo sbogiare ora, io stesso se non sto attento in un paio di mesi potrei raggiungere Morlan, se ciò mi garantisse ricchezza e fama.
Pensavo stamattina, immagina se uno degli spettatori del circo di allora lo portassimo oggi in un Walmart qualsiasi, vorrei proprio vedere la sua espressione. Ma anche uno qualsiasi dei nostri nonni che han fatto la guerra, così smagrini e asciutti nelle poche foto, li vedrei increduli.
Perché lo diceva la Gazzetta ad Aosta fin da febbraio:
La crisi è alle spalle, avanti con fiducia. Almeno alle spalle della valle.