Il venti settembre 1870 il Papa promise scomunica a chi osasse ordinare di aprire il fuoco contro il sacro stato vaticano. Chiamarono un giovin soldatino ebreo per dare il via. Sai mai. E fu Porta Pia, oggi tot tempo fa. Ma siccome il pezzetto bellino l’ho già scritto tre anni fa, rimando a quello e non mi ripeto.
1974, alle ore 1.30 del 4 agosto, una bomba esplose nel secondo
scompartimento della quinta carrozza del treno Italicus, Roma-Monaco di
Baviera, mentre transitava all’interno della galleria della Direttissima
a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Morirono dodici persone: Nunzio Russo di Merano, tornitore delle
ferrovie, la moglie Maria Santina Carraro e Marco, il figlio
quattordicenne. Nicola Buffi, 51 anni, segretario della Dc di San
Gervaso (Fi) ed Elena Donatini rappresentante Cisl dell’Istituto
Biochimico di Firenze. E poi Herbert Kontriner, 35 anni, Fukada
Tsugufumi 31 anni, e Jacobus Wilhelmus Haneman, 19 anni. La bomba uccise
anche Elena Celli, 67 anni e Raffaella Garosi, di Grosseto, 22 anni.
Silver Sirotti, invece, non era stato coinvolto nell’esplosione. Aveva
24 anni ed era stato assunto dalle Ferrovie da dieci mesi, stava
svolgendo servizio sul treno quella notte e, quando vide le fiamme in
galleria, impugnò un estintore e incominciò a estrarre i feriti. Rimase
anche lui bloccato tra le fiamme. Fu decorato con la medaglia d’oro al
valor civile. L’incendio rese irriconoscibili molti corpi, tra cui
quello di Antidio Medaglia, 70 anni, che venne riconosciuto dalla fede
al dito.
L’attentato fu subito rivendicato. Fu fatto ritrovare un volantino di Ordine nero che proclamava: “Giancarlo
Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che
siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in
qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per
l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti“.
Poi qualcuno fece il nome di Tuti, qualche pista portò poi a Gelli
(Arezzo è vicina), al SISMI e così via. Facile indovinarne la
conclusione: nessun colpevole individuato.
Questo è un post di ottonovedieciundici dodici anni fa. E la cosa tragica è che non fa nessuna differenza.
Oggi Primo Levi avrebbe compiuto cento anni. Oppure: il più grande scrittore italiano e una delle menti più lucide, decise e garbate del Novecento è nato cento anni fa. Leggerlo e rileggerlo è uno dei grandi piaceri della mia vita, ed è un piacere anche quando racconta le tragedie del nostro tempo, perché mi permette davvero di capire. Se ancora non l’avete fatto, fatevi un regalo enorme: leggetelo.
Quarantacinquesimo anniversario della strage, anche oggi in piazza.
Molta gente, per fortuna, più degli ultimi anni. Sarà che il clima politico attuale è tremendo, saranno i risultati elettorali dell’altro ieri, saranno i fascisti in giro, insomma qualcuno sente il bisogno di vedersi e affrontare le cose.
Anche il 27 marzo, ricordare è necessario. Che poi, basta guardarsi attorno per incontrare, in questo caso, Piero Lanfranchi, che cadde su un piccolo piazzale in collina.
Oggi è il mio, nostro natale laico. La festa più bella. E tra le feste belle, la più bella per me fu quella del 1994, pioggia e lotta contro Berlusconi e i fascisti al governo.
Come ora, se non che Berlusconi mi manca, quasi*. Buona festa a tutti coloro che domani manifesteranno, in qualsiasi maniera, che staranno insieme e che ricorderanno chi non c’è più e ha lottato per noi. Agli altri no. Buon 25 aprile a voi, amici.
* Non è vero, era per amor di battuta. Ma nemmeno per sogno, maledetto.
facciamo 'sta cosa
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