memoria: una cosa da fare

Avendo già visitato Buchenwald e Dachau, avendo già visitato la risiera di San Sabba, avendo letto Primo Levi, Pahor, Schneider, Jonas, Debenedetti, Liblau, Goldensohn, Steinbacher, Venezia, Wiesenthal, Höss, Goldhagen, Hillesum, Pilecki, Frank, Wiesel negli ultimi anni, avendo fatto tutto questo ero indeciso se andare a visitare Auschwitz o meno. Pensavo di averne tutto sommato un’idea, di sapere molto e che non avrei visto nulla che – più o meno – non sapevo già.

Poi ci sono andato comunque, quest’estate. E pensavo di essere pronto.

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Prima ad Auschwitz e poi a Birkenau (Auschwitz II).

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E lì ho visto il pasto di un intero giorno (il cubo in alto a sinistra lo chiamavano formaggio ed era per lo più segatura).

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Ho visto i volti delle persone.

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Ho visto gli appunti di Mengele.

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Ho visto l’incommensurabile (sono scarpe, e sono le scarpe dei soli ultimi due mesi di deportazione).

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Ho visto il patibolo sul quale fu impiccato Höss, a fianco della sua villa sontuosa.

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Ho visto la crudeltà.

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Ho visto l’abominio.

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E ho capito che non sapevo ancora niente.

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Andateci, vi prego, e portateci più persone che potete. Portateci i ragazzi. Lo so, farà male, malissimo, avrete incubi e pensieri orrendi ma è proprio questo che va fatto, a quello serve. Non pensate di sapere già, non è vero.
Troverete però persone come voi lì per lo stesso motivo, troverete guide nobili e coraggiose, troverete vita dove un tempo c’era solo morte.
Andateci, non sarete più gli stessi. Sarete migliori, come spero di esserlo io.

il quarantaseiesimo dodici dicembre

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Racconta Giovanni Pesce che il 12 dicembre 1969 si trovava in stazione Centrale a Milano quando udì un tuono lontano, un colpo secco, un’esplosione.
Dalla stazione si precipitò in centro, riuscì a superare i cordoni della polizia in piazza Fontana: “Nella mia non breve vita sono stato in guerra più di una volta e ho partecipato a parecchie tremende battaglie, ma mai avevo osservato uno spettacolo tanto terribile: corpi insanguinati, brandelli di carne disarticolati. Tornai nella strada non riuscendo a reggere quella vista“.
Che la memoria non si spenga, perdono mai.

1 dicembre 1955

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«Non potevo immaginare che in quel momento si stesse facendo la Storia, ero solo stanca di arrendermi sempre». Rosa Parks, 1955. Incredibile, a pensarci bene: non il gesto, ma il contesto, solo sessant’anni fa.
A tutti coloro che decidono di non arrendersi, anche solo a un certo punto.

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BObama seduto nell’autobus originale nel quale Rosa Parks fece la sua protesta (è conservato all’Henry Ford Museum):

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