Il tipo del ristorante libanese assomiglia ad Antonio Catania da giovane. Oddio, ristorante: più che altro da asporto e consegne, ha tre tavolini in croce e un poster storto di Beirut. Si mangia molto bene, la cucina libanese ne batte parecchie. Lui, il gestore e cameriere, sa molte cose che io non so. A parte la differenza tra baba ganush e hummus, ovviamente. Parla arabo, francese, inglese, ovviamente olandese, anche italiano perché c’è stato. Ha vissuto in molti paesi e ne ha sperimentato la burocrazia e le leggi, ha affittato e disdetto, ha comprato e venduto licenze, ha cucinato per molti. Ha visto parecchio mondo per davvero. E a differenza mia sa una cosa fondamentale: che le cose cambiano. E in fretta, pure. Questa è la cosa del mondo e della vita che io non so, che mi sarebbe utile sapere. Per me, europeo, solo la morte e la malattia, un rovescio finanziario se si è imprudenti, cambiano le cose. Ci sono volute una crisi economica disastrosa – “non può fallire un paese”, dicevamo -, una pandemia – “non si può chiudere un paese”, sempre per non vedere l’evidenza – e ora una crisi climatica – ma il numero degli orsi polari non sta calando, si scrive – per intravedere qualcosa. E ovviamente non posso e non voglio contemplare la possibilità di una guerra, non rientra nei miei orizzonti. Che la facciano gli altri. Lui invece tutte queste cose le sa, che poi è solo una consapevolezza determinante: le cose cambiano. E come lo sa lui, lo sa la maggior parte del mondo là fuori, teniamoci strette le scarpe.

E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato… Ah no, non italiano, olandese. Ecco come si compone un sabato utrechtiano o amsterdamiano: si noleggia un barcone, diciamo da dieci persone, lo si riempie di lattine di birra in un fattore almeno di cinque a uno con i presenti – lattine da mezzo, gente – e si percorrono in tondo i canali della città per ore, fino al termine del carico o finché qualcuno non cada in acqua. Attenzione, però: la cosa va fatta facendo distinzione assoluta tra maschi e femmine, non si mischiano mai. Il perché non lo so, visto che da fuori se non per estetica non si notano differenze. Sarà che si parla meglio, sarà che si fa più camerata. Sarà che così le coppie durano di più.
A Utrecht, dove sono passato di ritorno, le cose stanno come le ricordo: bella città ma non ci vivrei, molto turistica. I canali sono magnifici e hanno avuto la lungimiranza di tornare su decisioni prese, scoprendo vie d’acqua ricoperte d’asfalto decenni fa, in pieno fervore automobilistico. Quando passai di qui erano in vigore le norme di distanziamento con la polizia per strada e sotto erano tutti al bar a bere birra in allegria, città universitaria, che ci vuoi fare? Oggi uguale, per le rive dei canali si cammina a stento. Così, per divertimento la stessa foto di cinque anni fa.

Ad Amsterdam fa freddo. Freddino, diciamo. I corridori della maratona hanno facce e gambe rosse, per lo sforzo e per il freddo. Sono talmente tanti che non c’è modo di attraversare, serve cercare ponti per scavalcarli.

Dopo anni di bagordi e di promozione dissennata della città, oggi Amsterdam sta cercando di superare l’immagine di luogo dove venire a sballarsi e a eccedere il più possibile per una clientela più posata e danarosa che crei meno problemi. Per carità, una parte centrale della città, aggrumata di turisti come forse solo Venezia e piena di locali per addii al celibato e bevute leggendarie di alcolici sottomarca, ancora esiste, si percepisce fin dall’aereo, con Barcellona – altro luogo che cerca di proporsi in modo diverso – è ancora uno dei tunnel del divertimento europeo. Un divertimento sottocosto, fatto di offerte discount e di spasso più da raccontare che da vivere. Il punto di una scelta di riqualificazione è trovare il modo giusto, che non sia sempre lo stesso: alzare i prezzi. E così è, qualcuno non se la può più permettere, tutti gli altri pagano, soprattutto i cittadini e le botteghine. Ed è qui che, per età e capacità di spesa, mi sento ancora chiamato in causa. Lo ero allora, per spendere poco e senza agio, lo sono oggi per sistemazioni comode e confortevoli, care per quanto acquistato.







