«la peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo» (un anno dopo)

Oggi Primo Levi avrebbe compiuto cento anni.
Oppure: il più grande scrittore italiano e una delle menti più lucide, decise e garbate del Novecento è nato cento anni fa.
Leggerlo e rileggerlo è uno dei grandi piaceri della mia vita, ed è un piacere anche quando racconta le tragedie del nostro tempo, perché mi permette davvero di capire. Se ancora non l’avete fatto, fatevi un regalo enorme: leggetelo.

turismo critico: la torre Eiffel

Adooooro il mondo delle recensioni e, sopra tutto, quelle ponderate e misurate.
Il meglio è quasi sempre nei titoli. Oggi facile: torre Eiffel.

L’antiruggine almeno, vivaddio. E scostumati.

Però è ordinato.

Stona, stona.

E’ demode.

Forse non ho capito il sistema dei pallini…

I polizziotti che non si presentano come altri.

Tra l’altro, a parte l’entusiasta Renato, per tutti gli altri vale la scusante che era davvero impossibile prevedere il ferro e le code.

siamo stati delvonizzati

Milano, una sera d’estate in un posto fighetto dentro l’ex-Ansaldo – enorme fabbrica in centro città recuperata a uso ricreativo, bellissima – siamo stati delvonizzati da lui, Delvon Lamarr.

Egli, Delvon, è l’hammondista seduto a destra, accompagnato nel trio dal batterista dei Polyrhythmics, se non erro tra le altre cose, e un chitarrista ottimo tanto quanto disadattato, Jimmy James, e ci ha deliziato con un paio d’ore di robusto soul-jazz spaziando da Wes Montgomery a Jimmy Smith ai Van Halen ai suoi pezzi da venti minuti ciascuno a quanto possa piacere stropicciare in generale su un Hammond.
Cento persone forse meno, ottima dimensione, suoni buoni, serata calda e piacevole, insomma tutto al proprio posto. Come dev’essere.
Spero di essere delvonizzato ancora.