ottima idea, sindaca! stavolta abbiamo fatto centro

Il gabinetto, in senso politico, serve a questo: uno si alza e, con toni garbati, dice al sindaco (presidente, megadirettorenaturale, insomma quello che comanda) che ha detto una stronzata. Servirebbe, alla Raggi.
L’ideona è stata questa:

Ossia: abbonamenti gratuiti ai mezzi pubblici ai sopravvissuti romani all’Olocausto. Siccome non li si vorrebbe certo far pagare ai contribuenti, viene varato un progetto di sponsorizzazione ad hoc: chiamasi co-marketing. Ma l’ideona è buona, buona davvero, chi mai oserà criticarci? Nessuno, sindaco, nessuno.

Va bene. Ma uno che si alza e dice: sindaco, ma quanti saranno questi sopravvissuti? Pare di no. Dieci i superstiti residenti a Roma, l’undicesimo, Umberto Aboaf, è morto due giorni fa, porello. L’investimento, dunque, a conti fatti sarebbe di 1.500,00 euro/anno. Ma perché il condizionale? Perché l’abbonamento annuale per metro, autobus, tram e alcune ferrovie regionali è da sempre gratuito per i superstiti, infatti le loro pensioni, come deportati o perseguitati razziali, sono equiparate alla prima categoria delle pensioni di guerra; di conseguenza, sono previste agevolazioni come – per dire – l’abbonamento per i trasporti pubblici.
Criticoni?

no ban

Sentire le dirette dagli Stati Uniti, ieri sera, sentire che le persone vengono prelevate agli sbarchi, ammanettate, imprigionate e rimandate indietro, tra l’altro esponendole a rischi incalcolabili, mi fa stare malissimo. Via da quella che loro chiamano casa da anni.

Vedere la mobilitazione delle persone giuste negli aeroporti, vedere gli avvocati e i governatori al lavoro per bloccare le espulsioni mi ha fatto sentire un po’ meglio per ora. Come a tutti credo. Sarà durissima.

690,40 chilometri (corri forrest, corri)

Se da Chopda, nel Maharashtra, uno volesse andare al mare, per esempio a Ratnagiri, stesso Stato, ma evitando Mumbai perché c’è troppo casino, il percorso sarebbe questo:

690,40 chilometri, metro più metro meno. Ovvero, esattamente la distanza che ho corso nel 2016, sommando tutte le uscite. In India fa poca impressione, avessi detto Roma-Mezzaselva in direzione Brennero forse qualcosa in più. Quest’anno la distanza da coprire dev’essere superiore a mille. Cioè minimo: da Alicante a Casablanca. Minimo.

passi lei

Un maxi-ingorgone di kayacchi, chissà come.

Andrea Battaglia | Sports Illustrated | Getty Images

In realtà il perché c’è: in 1902, ciascuno col proprio kayacco, hanno cercato di tenersi per mano per formare la zattera più grande del mondo per almeno 30 secondi. Pare ce l’abbiano fatta, siamo contenti. Il posto? Fourth Lake, nei Monti Adirondack.

 

sconti sui coffee table books

Taschen fa scontoni fino al 29/1: libri lievemente danneggiati fino al 75% di sconto.
Negozi (in Italia solo a Milano) o sito, tanti libroni buoni buoni da accaparrarsi, i cosiddetti coffee table books: non solo da leggere ma da mostrare.
In Italia, i Taschen più venduti sono Genesi di Sebastião Salgado, Il libro dei simboli, Alchimia e mistica di Alexander Roob, The Polaroid Book di Barbara Hitchcock, la monografia di Frida Kahlo curata da Andrea Kettenmann, Fotografia del XX secolo di Steven Heller e Jim Heimann, la monografia di Vincent Van Gogh a cura di Rainer Metzger e Ingo F. Walther, ed Escher. Grafica e disegni.
Il libro qui sopra è clamoroso (non i poster, il libro).

il giorno della memoria: Georg Elser

Un carpentiere, qualche esperienza di lavoro in una fabbrica di orologi, suonava la cetra ed il contrabbasso per il coro locale, amante delle lunghe passeggiate, protestante moderato, basso di statura e con i capelli neri pettinati all’indietro, il suo tedesco semplice, con forte accento della Svevia, rivelava la sua scarsa istruzione e la sua provenienza dal meridione della Germania. Il suo nome era Georg Elser.

«Non ha la faccia tipica del criminale», scrisse il 22 novembre 1939 il giornale nazista «Völkischer Beobachter». «I suoi occhi sono profondi […] e pensa a lungo e con attenzione prima di rispondere. […] Quando lo si guarda, ci si può per un istante dimenticare di quale mostro satanico egli sia, di quale colpa, di quale terribile peso la sua coscienza si faccia carico con una così intollerabile semplicità». Il mostro satanico altro non fece che cercare di uccidere Hitler.

La sua storia è raccontata da Danny Orbach nel suo libro «Uccidere Hitler. La storia dei complotti tedeschi contro il Führer», da cui cito: «Aveva escogitato, completamente da solo, un piano molto sofisticato per uccidere Adolf Hitler. Nella storia del Terzo Reich nessun altro tentativo di assassinio – neppure il famoso complotto dinamitardo di Stauffenberg del 20 luglio 1944 – venne pianificato in maniera così meticolosa e arrivò così vicino al successo. In ogni caso, al contrario di Stauffenberg, di Oster e degli altri attentatori provenienti dal movimento della resistenza, Elser non aveva una rete di appoggio: non aveva complici, né contatti nell’esercito o amici politici. Nessuno gli fornì coperture o gli diede bombe o case di copertura o istruzioni. Non fece mai trapelare il peso psicologico che sopportava, né rivelò mai agli amici la sua terribile missione».

Elser decise di colpire Hitler nella birreria di Monaco in cui, annualmente, celebrava con i suoi fedeli il fallito putsch. Si fece assumere in una cava e piano piano sottrasse l’esplosivo necessario; poi, con ancor più meticolosità, si fece chiudere dentro la birreria per molte notti scavando una nicchia nella colonna dove sarebbe stato il palco di Hitler, inserendo poi la bomba.
Come racconta ancora Orbach: «La missione di Elser sembrava irrealizzabile da vari punti di vista. Doveva procurarsi da solo gli esplosivi, costruirsi una bomba, arrivare a Hitler (cosa non facile per un ufficiale, figuriamoci per un semplice operaio) e superare il suo apparato di sicurezza. Doveva riuscire ad avere informazioni precise, impresa praticamente impossibile da compiere da solo, senza agenti e uomini di fiducia. Eppure Elser riuscì a ottenere tutto questo grazie alla sua formazione, alle sue capacità non comuni e a una serie di circostanze fortuite».

L’8 novembre del 1939 tutto era pronto: Hitler cominciò il suo discorso alla birreria, la bomba era regolata per esplodere alle 21:20 e, vista l’abitudine del Führer di proseguire i propri discorsi per ore, pareva tutto a posto. Purtroppo, il tempo si guastò e rese impossibile volare con l’aereo quella notte: così Hitler decise di rientrare a Berlino in automobile e fu questo il motivo per cui interruppe il proprio discorso alle 21:05, lasciando la birreria. «Il piano di Elser era stato salvato più di una volta dal caso. Ma questa volta il caso lo tradì».

Elser fu arrestato alla frontiera, torturato, deportato infine a Dachau e ucciso poco prima della liberazione. Grande fu la sua lungimiranza, poiché intuì fin dall’inizio a cosa il nazismo avrebbe portato, e concepì il suo piano – oltre che tutto da solo – almeno fin dal 1938: quanto sarebbe cambiato se fosse riuscito a uccidere Hitler nel 1939! Sarebbe bastato un quarto d’ora in più.
Georg Elser è stato uno degli uomini più coraggiosi e lungimiranti che siano mai vissuti, oggi è il giorno giusto per ricordarlo. L’uomo che da solo quasi riuscì a cambiare la storia.

Riferimenti:
– Danny Orbach, «Uccidere Hitler. La storia dei complotti tedeschi contro il Führer», Bollati Boringhieri, 2016;
– Hermut Ortner, «L’attentatore solitario. Georg Elser, l’uomo che voleva uccidere Hitler», Zambon Editore, 2003;
– «L’orologiaio» (in inglese «Seven Minutes» e in tedesco «Georg Elser»), film del 1991 con Klaus Maria Brandauer;
– «13 minuti», film del 2015 di Oliver Hirschbiegel.