ancora 25 aprile

In giro per colline finisco in un paesello di quelli che me li immagino tutti leghisti che non si molla mai la ceppa e d’orgoglio d’accatto e poi invece vedo questo proprio sulla facciata della vecchia cooperativa di lavoratori e allora sì che mi rincuoro e per fortuna sbagliavo.

Tutto questo stare in casa e prendermela con i lombardi mi ha fatto male, devo riequilibrare.

Resistenza, in concreto

Bene manifestare, bene discutere, bene pensarci, bene ricordare, bene resistere. Anche quando in piazza non ci si può andare per ragioni di benessere collettivo. Bene, però, non solo avere memoria ma anche farla, questa benedetta memoria.
È quello che fanno Ilaria e Cecilia che da parecchio tempo girano le strade di Milano e restaurano le lapidi della Resistenza. Prima le cose stanno così

e poi, dopo il passaggio delle due coraggiose e intraprendenti donne, così:

Questo mi piace, mi piace molto. È un modo intelligente di mettere a frutto la propria professionalità e di dare un aspetto concreto, per davvero, alla memoria. Il loro progetto si chiama ‘RAM – Città Aperta – il Restauro della Resistenza a Milano’ e va avanti da parecchio. Ma il restauro costa, a cominciare dall’occupazione del suolo pubblico per finire ai materiali, con tutto il volontariato e l’entusiasmo che ci sta in mezzo. Vanno, dunque, sostenute, sia sul fronte dell’impegno e della passione, sia dal punto di vista economico: ecco come.
Restano sei giorni alla fine della campagna di crowdfunding, io ora verserò tutto il budget che mi sarebbe servito per andare a Milano in manifestazione e fare giornata della Liberazione, per dare un senso a questo 25 aprile un po’ vuoto. Nella stessa pagina ci sono anche i contatti di Ilaria e Cecilia, se avete idee o, come si dovrebbe, volete fare loro sapere che sono brave.

il settantaseiesimo 25 aprile

Il 25 aprile, la Liberazione, il nostro natale laico, la festa più bella di tutte, è ovunque, comunque, ordunque. Quindi non importa non essere in piazza per il secondo anno consecutivo – anche se, ovviamente, non c’è paragone -, non importa se saremo in casa, o in un parco, o a camminare o a osservare le foglie nuove, da soli o in due, è lo spirito della Festa che conta. E, di più, lottare tutto il resto dell’anno contro i nefandi.

Buona festa ai buoni, dunque, e niente ai fasciomentecatti, sovranisti, leghisti, omofobi e tutta la risma schifosa. E niente anche agli indifferenti, quelli che reggo meno.

almanacco dei sette giorni, per immunizzare (21.15)

✘ Il testo unico sul pubblico impiego (DL 165/2001) esclude l’accesso nella pubblica amministrazione ai cittadini non europei privi di un permesso di soggiorno di lungo periodo. Ma l’articolo 13 del decreto legge “cura Italia” del marzo 2020 deroga e permette l’assunzione “per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore sociosanitario di tutti i cittadini di paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge”. Ciò nonostante, e nonostante l’emergenza, il nostro paese ignora l’articolo e continua a ostacolare l’assunzione di medici e infermieri stranieri. Molto poco saggio. L’articolo a riguardo di Adil Mauro per Internazionale.

✘ Dovendo translare le mummie di diciotto re e quattro regine dell’antico Egitto dal vecchio museo al nuovo Museo della civiltà egizia (NMEC), il regime di Abdel Fattah al Sisi ha ben pensato di mettere in piedi una parata dimostrativa imponente, che fa leva sul ‘faraonismo’ del paese per coccolare l’esercito, mostrare all’estero la forza del paese, incentivare di nuovo le visite turistiche, crollate dopo gli attentati e per la pandemia. Tutta la baracca era davvero kitsch, comprese le arche a quattro ruote.

◼ A Girona, in Catalogna, un sessantenne con cittadinanza spagnola e svizzera ha guidato per circa 40 chilometri in contromano sull’autostrada che collega la Spagna alla Francia. Cercando di fermarlo, la polizia ha istituito un posto di blocco, che l’uomo ha aggirato uscendo dall’autostrada e buttandosi per stradine, alla fine facendo un incidente con un’altra auto. A quel punto i poliziotti hanno constatato che al posto del passeggero c’era un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Non oso pensare al verbale e alle contravvenzioni. L’uomo al volante ha poi dato spiegazioni diverse, contraddicendosi, magari la storia è più romantica e voleva riportare il compagno in qualche luogo per seppellirlo. A occhio, guidare contromano in autostrada non è la strategia migliore per farlo, ma non so, non me ne intendo.

✘ Il direttore del Centro nazionale per il Controllo delle Malattie, Gao Fu, ha ammesso pubblicamente che i vaccini cinesi contro il coronavirus offrono una scarsa protezione contro i sintomi della COVID-19. Sorprende la franchezza, insolita per la Cina e, insieme, non sorprende la qualità scadente dei vaccini, come un po’ tutte le robe che vengono da là al di fuori dei vasi Ming.
I vaccini cinesi sono stati acquistati da Messico, Turchia, Indonesia, Brasile e Ungheria. In UE non sono stati autorizzati e l’unico paese che sta somministrando un vaccino cinese, Sinopharm, è l’Ungheria. Bravi.

☀ La Francia ha da gennaio una legge che impone alle aziende di indicare sui propri prodotti il ‘grado di riparabilità’: una valutazione da uno a dieci che dica quanto è facile ripararli. Questo per scoraggiare l’obsolescenza programmata e permettere agli acquirenti valutazioni più approfondite. E Samsung, una delle aziende più riottose e sospettate di dare una scadenza ai propri prodotti, si è adeguata, pubblicando addirittura un manuale per riparare uno dei propri modelli più recenti. Naturalmente il manuale è in francese ed esiste solo in quella lingua. Ovvio. Anzi no: l’iniziativa è del Ministère de la Transition écologique e anche noi ne abbiamo uno, ora. Non che debba fare la stessa cosa ma a me piacerebbe avere cenni di vita.

✘ Roma continua nell’impresa impossibile di fare sempre peggio. Federica Angeli, delegata del Comune alle periferie, ha avuto l’ideona del progetto itinerante ‘Spaccio Arte’, che punta a portare la cultura nelle periferie romane, in particolare nelle note zone di spaccio. Il punto è che nelle prime due tappe, di otto previste, lo spaccio di cultura si è tradotto in un autobus a due piani che procede a passo d’uomo e che emette da alcuni altoparlanti… mmm, proclami? Minacce? Dotte frasi di persone colte? No, stornelli romani. L’iniziativa è stata un successo nel senso che gli spacciatori si sono davvero allontanati per quei due minuti durante il passaggio dell’autobus, lasciando le piazze libere. Sono andati a farsela addosso dal ridere. L’impudente Angeli aveva dichiarato: «Andare ad occupare quei luoghi con la bellezza, chiudendo le otto principali strade e piazze contemporaneamente, è un danno incalcolabile per la criminalità romana. È ora che le mafie capiscano che lo Stato, quando gioca in attacco, vince». Attacco micidiale al cuore del crimine.

La mestizia che contraddistingue l’iniziativa tutta

☀ Il Senato ha approvato la mozione proposta da Sinistra Italiana che impegna il governo in ogni sede internazionale a votare la fine delle sanzioni economiche e dell’embargo a Cuba. Buona notizia. Peccato aver votato molto male qualche giorno fa.

◼ È morto Bernie Madoff. Ritenerlo un Ponzi contemporaneo e liquidare la sua truffa come un gioco evoluto delle tre carte significa aver capito pochino della finanza contemporanea, creativa e non. Perché il modello-Madoff ha «la stessa logica che sta alla base delle politiche di compressione artificiale del premio di rischio operata dalle Banche centrali nella loro risposta alla pandemia». Ma non starò qui a spiegare il concetto, chiedete al vostro consulente di investimento.

✘ La commissione contenziosa del Senato ha deliberato di riassegnare il vitalizio al pregiudicato Formigoni, agli arresti domiciliari. Scelta discutibile sotto molti aspetti, si discute su un articolo della legge che regola il reddito di cittadinanza che prevede di togliere il diritto ai soli condannati che «si siano volontariamente sottratti all’esecuzione della pena». Ci sarà ricorso, si prevede, e in ogni caso si attendono le motivazioni. La cosa interessante, per me, è questa: la commissione è composta da cinque membri, tre politici e due persone della società civile, di solito magistrati in pensione. I tre politici sono uno di Forza Italia, uno della Lega e uno del M5s, che già non è una grande espressione di equilibrio istituzionale. Il membro (la membra, membressa) del M5s, Alessandra Riccardi, nel frattempo è pure passata alla Lega, peggiorando ancor più l’inesistente rappresentanza delle parti. Quindi, hanno deciso in sostanza due della Lega e uno di FI, ottimo. Ma non basta: l’altro della Lega è Simone Pillon, deficiente di prima grandezza, organizzatore dei ‘Family day’, che lotta instancabilmente contro le sue fantasie – una lobby gay, il gender e buona notte – e contro aborto, libera determinazione, anticoncezionali e, ultimamente, si è messo di traverso e ostacola anche l’approvazione del sacrosanto Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia. Ed è pure vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, santoddio. Questo tizio ce lo ritroviamo ovunque, possibile che persone del genere, minime sia per preparazione che per argomentazioni, riescano davvero a ostacolare il progresso civile di un paese? Possibile, purtroppo, e questi – e chi li vota – sono i miei nemici giurati.


L’indice degli altri almanacchi.

…tranne che alle tentazioni

Oddio, è forte, non potrei resistere se fosse davvero così: far sparire Mario Biondi ascoltando Radio Cremona International. Tralasciando i toni da protezionismo destroide di ciò che è nazionale, a prescindere, il concetto espresso da Biondi, peraltro soggetto coinvolto, presuppone un fatto: che la musica italiana sia buona e che la crisi che sta vivendo dipenda dal basso numero di passaggi in radio. Peccato non sia così.

La crisi è del sistema musica, i sottosistemi periferici ne risentono di più, e se poi, come è, la musica italiana è perlopiù molto, molto scadente, mal prodotta, priva di idee, ripetitiva e provinciale, allora davvero l’unico modo per tenerla in vita sarebbe ordinare l’autarchia musicale per legge. Libera nos domine.
Caro Biondi, la mia musica è quella di Capossela come quella di Gardel, di Lauzi come degli Who, di Guccini come dei Metric, di De Gregori come di Mozart, di sicuro la mia musica non è la sola italiana o, peggio, la tua perché siamo entrambi italiani. Fattene una ragione, fatevene una ragione e cominciate a pensare a musica migliore.
Quella è la via.

camouflage

Il camouflage, traducibile con ‘mascheramento’, ‘mimetizzazione’, con etimo incerto supponendo per la forma un passaggio dal francese all’inglese ma, di certo, recente e non più antico di uno o due secoli, è in realtà – e qui proprio non avrei detto – termine militare, prima che figurato. E si intende la pratica di confondersi con l’ambiente circostante, magari con un paio di frasche sull’elmetto a corredo di una mimetica, appunto, del color del fango e delle foglie. La delicatezza del termine, presunta a dire il vero, mi aveva sempre fatto pensare a una qualche pratica settecentesca di trucco o parrucco o che diavolo ne so ma connesso alla moda, intrisa di gentilezza e grazia. Non che anche l’arte del nascondimento, seppur militare, non abbia una certa propria grazia ma non spingerei la cosa troppo in là, altrimenti si finisce in un baleno ai Monty Python militari di ‘E ora qualcosa di completamente diverso’. No, non è quello.
Il camouflage, passando per i camuffi veneziani, ladri che appunto nascondevano le cose, per le stampe camouflage, al Marpat, la stampa mimetica dell’United States Marine Corps, al Vegetato, il pattern ufficiale dell’Esercito Italiano, al glam rock, alle sfilate di moda degli anni Ottanta, alla pop art, insomma ha una storia di una certa consistenza, ancorché non troppo lunga. Oddio, per noi, perché a dire il vero la natura, anzi la Natura, lo fa da sempre, con risultati eccellenti. Anche perché si tratta di vivere o morire, mica si scherza.

Poiché noi, intendo umani, non ne siamo capaci di natura, allora ci vestiamo e copriamo, così da essere meno visibili. In generale, perché se i militari, storicamente, vi si dedicavano all’aperto e in natura, i civili possono anche decidere di nascondersi al chiuso, in ambienti articifiali, magari per essere notati meno. Che so, al mare o a un evento pubblico o in giro, all’evenienza.

Il rischio, naturalmente, è che qualcuno vi si sieda addosso.
Si possono anche nascondere oggetti, come una sedia, un bicchierone, una tortilla/piadina, pezzi di bagno, il caffelatte del mattino. Bastano la luce, l’ambiente adatto e, serve dirlo?, la giusta attitudine.

Alcuni, particolarmente bravi, riescono anche a nascondersi parzialmente, si fanno camaleonti a seconda dello sfondo, come le due donne e l’uomo senza gambe qui sotto.

Negli Stati Uniti c’è una piattaforma di contenuti, Reddit, poco usata da noi ma dalla bazzeccola di 542 milioni di utenti al mese là, che sostanzialmente consente di diffondere, scambiare, commentare e integrare, argomenti e temi suddivisi in sottoaree di interesse. Tra essi, c’è anche chi si occupa di camouflage e, nello specifico, di camouflage involontario, con esiti spassosi. Ecco. L’ultima cosa che conosco, al momento, sul camouflage è la canzone di Stan Ridgeway, che parla di un militare PFC dei Marines in Vietnam e devo riconoscere che, finora, non avessi capito granché del significato, fraintendendo di parecchio il senso del ritornello, uo-o-o-oh, camuflasg. Pensavo, come ho detto, fosse una roba sulla moda, figuriamoci. Dio, troppa roba da sapere.

I Learned The Hard Way

L’ho già detto e ridetto ma per le cose belle vale la pena ripetersi: il 2012 fu l’anno in cui incontrai dal vivo Sharon Jones, a giugno (24) a Francoforte, al Luften-Mouson Arts & Music Festival, e a luglio, il 10, al Magnolia a Milano, all’idroscalo. Furono due occasioni ravvicinate e travolgenti, dal vivo era davvero un’altra cosa rispetto a quella, già trascinante, dei dischi. Non a caso veniva paragonata a James Brown per la carica sul palco.
Comunque, ho trovato stamattina per caso un concerto del 2010 completo e di qualità che si avvicina abbastanza a quelli che ricordo io, per scaletta, era il tour di I Learned The Hard Way, composizione della band e tipo di suono, nonostante sia al chiuso e più intimo, al Crossroads Festival di Bonn. Per chi ne avesse voglia, condivido, in assenza purtroppo di concerti reali.

Già apre fortissimo al minuto due con When I Come Home, fa addirittura il treno sul palco, quasi una messa gospel laica trascinante. Irresistibile e non calava mai di intensità.

confluenze: 12

Quest’estate ero placido alla confluenza tra Reno e Mosella – pare un’altra vita – e facevo considerazioni confuse sui fiumi, le loro anse, le città sui fiumi. E le città su due fiumi. O tre. E su una panchina tedesca mi ero messo a elencare a memoria le città costruite su confluenze che mi venissero in mente. Lo sforzo è stato quasi vano, pochine, allora, tre o quattro. Poi, man mano, me ne vengono in mente altre e qualcuno mi ha dato anche qualche suggerimento.
Ieri sera pulivo l’argenteria e, come accade quando lo faccio, ne ho trovate altre tre: Mannheim che sorge proprio dove il Neckar si getta nel Reno; la più difficile Kaunas, tra Nemunas e Neris; Magonza, all’incontro tra Reno e Meno – bisticcio! Kaunas ha un’altra particolarità che meriterà post apposito.

Mannheim
Kaunas
Mainz

Aggiornamento grazie alle mie pensatone e ai contributi ricevuti:

Confluenze di tre fiumi:
– Passau: Danubio, Inn e Ilz

Confluenze di due fiumi che ne generano uno nuovo:
– Pittsburgh: Allegheny e Monongahela generano l’Ohio
– Ponte di Legno: Narcanello e Frigidolfo generano l’Oglio (sub iudice, i primi due sono torrenti)

Confluenze di due fiumi:
– Belgrado: Danubio e Sava
– Bressanone: Isarco e Rienza
– Coblenza: Reno e Mosella
– Kaunas: Nemunas e Neris
– Lione: Saona e Rodano
– Magonza: Reno e Meno
– Mannheim: Reno e Neckar
– Treviso: Sile e Botteniga (sub iudice, il Botteniga è lungo due chilometri)
– Washington: Potomac e Anacostia

Sono anche lieto di constatare che mi manca solo Pittsburgh, in saccoccia. Se mi liberaste, io andrei avanti con il mio lavoro…

e la Ever Given?

Una volta sbloccato il canale, è calato l’immancabile disinteresse sulla vicenda della Ever Given – chiamata ‘Evergreen’ da tre quarti di pianeta -, la nave che aveva ostruito il canale di Suez intraversandosi.

Ma ci sono un paio di aspetti interessanti da considerare. La prima è che la nave, adesso, invece di far fumare il camino felice là in fondo al mar, è ferma nei Laghi Amari, poco più a nord sempre nel canale di Suez. È ferma perché le autorità egiziane l’hanno di fatto sequestrata, chiedendo un miliardo di dollari come risarcimento danni alla casa madre. Suona un po’ come un riscatto, e quello in sostanza è.
Qui sotto la posizione attuale, ferma.

Dunque, marinai e capitano, dopo giorni passati a sentire gli insulti di centinaia di navi in coda, ora stazionano senza scopo. Se avete ordinato kiwi o batterie dall’oriente e non arrivano, sapete plausibilmente dove siano ora.
L’altro aspetto interessante, rimarchevole, è che prima di stoppare il canale la Ever Given, in attesa del proprio turno per entrare, zonzolava al largo di Suez. E di qua e di là, visto che la traccia è segnata dal GPS, il capitano ha ben pensato di fare un disegno. E, come di solito fanno gli aerei in attesa dell’autorizzazione all’atterraggio, hanno disegnato un enorme pene, leggibile dalla traccia. Un cazzone, in gergo specialistico.
All’inizio si pensava fosse stata un’altra nave e, invece, no: Ever Given. E qui la vicenda assume davvero sfumature di quella ricca scemenza che permea molte delle attività umane.

Dalla traccia, comunque, si evince chiaramente che il capitano la nave la sapeva guidare eccome. Perché provate a farlo con una portacontainer di quattrocento metri, provate.

Cazzoni a parte, sull’argomento il signor C. mi segnala in tema un’intervista a Sergio Bologna, uno dei maggiori esperti italiani di logistica e trasporti marittimi: “L’incidente di Suez e la fabbrica del mondo“. Complicata come complicata è la questione ma se si vuol saperne di più, serve lo sforzo.

almanacco dei sette giorni, per figliuoleggiare (21.14)

☀ Cominciamo con il fatto storico: in Italia è stata abolita la censura, almeno quella cinematografica. Mica poco. Ora i film non potranno essere tagliati o esclusi dalla proiezione. Se qualcuno fa spallucce, significa che sa proprio pochino. Basti dire, qui, che Bertolucci per ‘Ultimo tango a Parigi’ non solo fu censurato ma perse anche i diritti civili – votare, per capirci – per anni. Per me e per molti, è una cosa epocale, il principio che una ristretta commissione di bigotti rinciuliti non possa più metter becco nelle opere cinematografiche a me dà grande sollievo. Qui qualche contenuto al riguardo. Certo, potrebbe obiettare qualcuno, se poi non esistono più i cinema… eeeeh, già, altro problema serio.

✘ L’11 aprile, a Mezz’ora in più su Rai 3, Nicola Zingaretti – ex segretario del PD – ha detto che la cosiddetta “variante inglese” è «40 volte più contagiosa» di quelle già in circolazione. È vero che la variante inglese (Voc-202012/01 o B.1.1.7) è più contagiosa e lo è, però, tra il 30 e il 75 per cento, a seconda dei metodi di calcolo utilizzati. Secondo quanto detto da Zingaretti lo sarebbe del 3.900 per cento ed è evidente la sciocchezza detta. Vorrebbe dire, in estrema sintesi e senza gallerate, che una persona in media contagerebbe altre quaranta persone. E se così fosse, noi saremmo belli che fottuti, per dirla tenue. Però, perdio, se almeno i sinceri democratici stessero un po’ più attenti a quel che dicono in tema di pandemia, non si andrebbe ad aggiungere patema agli allarmismi e alle notizie false sparsi a piene mani dal centrodestra. È chiedere troppo? Secondo me la precisione e la correttezza nell’informazione dovrebbero far parte del bagaglio di ogni persona retta, ancor più se di sinistra. Ecco, l’ho detto.

☀ Ancora sulla pandemia: Tre lezioni positive della pandemia, un bell’articolo di Zeynep Tufekci, pubblicato sul The Atlantic, rivista americana. Nessun ottimismo inutile, merita segnalazione. E lettura, se possibile.

✘ In Brasile, a Encantado, nel sud del paese, qualche matto patocco sta facendo costruire una statua del redentore ancor più grande di quella di Rio, cinque metri di altezza in più. Vabbè, la cosa però interessante non è tanto che sia finanziata con donazioni di privati e aziende, e già uno si chiede, quanto più il costo previsto: 350 mila dollari. Mica tanto per una sboldronata così, mica tanto. Cioè: sarebbe troppo poco, costasse di più a certa gente non verrebbero queste idee malsane. Ma, visto il costo, sto accarezzando l’idea di finanziarne una qui, ma non di Gesù. Adesso ci penso seriamente, se di Andrea Pazienza o Libero Grassi o di una megabanana o del primo sciatore marocchino alle olimpiadi, si accettano idee brillanti.

☀ Gli Who ripubblicano ‘Sell out’, il loro disco del 1967 concepito come una trasmissione radiofonica, con tanto di spot intramezzati alle canzoni, uno dei quali era “Heinz Baked Beans”, un altro lo strepitoso “Odorono”. Le prime 1.967 copie del disco, in versione deluxe, saranno corredate da una lattina vera e propria di fagioli, prodotta appositamente. Le lattine saranno autografate dagli Who viventi e il tutto sarà devoluto in beneficienza. Ben fatto. I fagioli Heinz si trovano, invece, regolarmente al supermercato, autografati al massimo dal commesso.

☀ Per qualche giorno sul sito di Gallimard (il più importante editore francese, per chi non avesse mai masticato Queneau) è apparsa la scritta: «Date le circostanze eccezionali vi preghiamo di rimandare gli invii. Prendetevi cura di voi e godetevi la vostra lettura». Significa: abbiamo capito che siete chiusi in casa e avete colto l’occasione per scrivere il romanzo del secolo ma noi siamo sommersi e, mediamente, ciò che ci inviate fa schifo al cavolo. Perché, invece di scrivere, non leggete un po’ di buona letteratura? Magari Gallimard?

◼ È scomparso Gianluigi Colalucci, restauratore e accademico italiano che dal 1980 al 1995 diresse i lavori di restauro della cappella Sistina. Le polemiche furono forti, perché fu molto forte il contrasto tra la cappella com’era, coperta di fuliggine e nero di secoli di conclavi, torce e visitatori, e come apparve subito dopo il restauro, splendente di colori, per i critici, troppo vivi. Colaucci, che doveva essere uno con le spalle larghe e che non la mandava certo a dire, rispose: «La Sistina è così. Non perché è pulita troppo forte, ma perché è pulita fino al punto da recuperare la pittura di Michelangelo. Punto e basta. Se poi il salto tra com’era ridotta a com’erano i colori di Michelangelo è forte, non è un problema mio». Punto. E. Basta.

☀ Il prossimo street artist da conoscere, magari? Adrian Wilson. Non è nuovo, è solo poco noto da noi, ha lavorato nel campo della fotografia, della pittura, il suo motto è: «le idee non sono niente al di fuori della realtà» e con questo sostiene l’importanza dell’arte di strada, effimera nella propria breve durata. Ha fatto molte cose, in metropolitana piuttosto che fuori, è piuttosto noto per i vestiti fatti di mascherine chirurgiche cucite insieme. Qui sotto un’opera in metropolitana e non si riferisce a Pilippo di Inghilterra, d’attualità, ma a Prince il cantante, ed è una serie.

✘ Il Comune di Roma, ormai prossimo alle elezioni, è allo sbando anche nelle piccole cose. In un video promozionale per la Ryder Cup 2023, un’importante gara di golf che si terrà a Roma, appaiono immagini dell’arena di Nîmes in luogo di quelle del colosseo. Il tutto pubblicato dalla Raggi, non so se la voce metallica che si sente sia la sua. Amen. Inoltre, i bunker dei Savoia e di Mussolini, rispettivamente a villa Ada e a villa Torlonia, chiudono e resteranno senza manutenzione perché il Comune non ha indetto un nuovo bando per decretare chi in futuro dovrà prendersene cura. Per chi non mastica, sono luoghi molto frequentati dai turisti e producono entrate. Amen due. Ormai c’è solo da sperare in un cambio di amministrazione.

◼ Lens Store, che vende lenti a contatto online, ha messo sul proprio sito immagini di sette città cui è possibile applicare dei filtri che corrispondono a difetti visivi, come cataratta, glaucoma, daltonismo e così via, per rendersi conto di come veda una persona affetta da uno di quei disturbi. Secondo me il daltonismo è molto attenuato, chissà. Lo scopo promozionale è chiaro ma potrebbe anche servire a rendere più consapevole qualcuno delle patologie oculari.

Patapum: nuovo sito per il Louvre e tutta la collezione di opere, o quasi, disponibile online. Mezzo milione, cinquecentomila opere. Non bastasse, hanno aggiunto anche le sculture dei giardini delle Tuileries e del Carrousel. Esagerati.

Settimana più dedicata a cose altre, come si vede, sarà che seguo meno le vicende politiche e pandemiche per ragioni di stomaco e di nervi.


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