Ei fu, il cinque maggio, ma non avevo fatto i conti: duecento anni tondi. La visione storiografica e comune su Napoleone, oggi, non hanno ancora trovato una posizione stabile, mi pare, di sicuro poco si tramanda dell’entusiasmo che quel giovane militare portò in Europa, minacciando regni incartapecoriti che le rivoluzioni ancora non avevano toccato. Piuttosto, uno dei temi prediletti dai responsabili della cultura di certe pagine cartacee e online è se Napoleone avesse un pene molto piccolo oppure no.
Lancia il Fatto, riprende Libero, commenta Historicaleye e così via. È ovvio: che fosse gran condottiero è fuori di dubbio ma se poco dotato, dice il lettore comune rassicurandosi, allora non ne vale la pena, resto Mario Rossi e l’invidia, appunto, svanisce. E ogni anno è così, ogni benedetto anno. E non da oggi, la questione del pene di Napoleone nasce fin da subito, si racconta che il medico incaricato dell’autopsia o il clerico Vignali abbiano provveduto all’asportazione dell’immemore pisellino, variamente vendendolo o tramandandolo ai familiari nei secoli. Ne esistono anche foto varie, in eleganti astucci personalizzati. Il discorso, in Italia, oggi è questo. L’Inghilterra, invece, come ogni anno invia alcune fregate per celebrare la vittoria di Trafalgar in occasione del cinque maggio e la Francia, per non lasciar campo libero, invia qualche barcolina di contrasto. Il clima da Brexit non aiuta, in questo. Cosa di meglio dunque, ieri sera, che andare per colline ascoltando in cuffia un Barbero militare sulla battaglia di Waterloo? Poco, in effetti, ed è abbastanza appassionante cercare di capire come la cavalleria possa entrare – il termine tecnico è quello – in un quadrato di fanteria armato di baionette. Non può, ci gira attorno senza sparare. E poi la cruda verità, mai abbastanza ricordata: senza l’arrivo dei prussiani – con tempismo perfetto – alle spalle delle guarnigioni napoleoniche col cavolo che il Duca di Wellington sarebbe passato alla storia come vincitore. E qui una cosa interessante, riporto sempre dalle notazioni del saggio professore: se è normale che gli inglesi si riferiscano alla locuzione ‘una Waterloo’ come a una vittoria, perché per noi, non direttamente coinvolti, è invece sinonimo di sconfitta? C’è un’evidente tendenza filonapoleonica nel nostro atteggiamento che, probabilmente, vien fin da allora, per i motivi cui ho accennato sopra. Non diamo il nome di Waterloo alle nostre vie e in effetti è una cosa che va considerata, perlomeno. Punti di vista, appunto. Ricordo la visita al museo di Breslavia dedicato alla battaglia di Raclawice del 1794 (Muzeum Panorama Racławicka), in cui curiosamente non riuscivo a capire perché la battaglia, famoso episodio dell’insurrezione di Kościuszko per difendere l’indipendenza polacca terminato con una tremenda sconfitta, sia ricordata come la più grande vittoria polacca sui russi. Mistero. Ma l’orgoglio, specie se nazionale, va un po’ dove gli pare e preferisce. Punti di vista, appunto, come accade anche nei contrasti quotidiani, familiari o lavorativi, o alle anche elezioni politiche, in cui alla fine tutti hanno vinto.
✘ Al largo dell’isola di Santa Catilina, in California, scienziati marini dell’Università di San Diego hanno trovato 27 mila barili depositati sul fondale. Purtroppo, pare sia DDT. Tanto per cominciare bene. Ricordo perfettamente le scene in cui negli anni Settanta gettavano le auto in mare al largo di Genova. Barbari ed eravamo noi.
◼ Un pezzo di futuro prossimo. In Oregon l’amministrazione statale ha visto calare di molto gli introiti derivanti dalle accise sui carburanti, perché le persone stanno comprando auto elettriche. Allora, di fronte al rischio di diventare insolvente, sta convertendo questo tipo di imposte in tasse sulle miglia percorse. Bene, è un’anticipazione vera e propria, noi saremo però in chilometri.
☀ La 59esima edizione del Salone del Mobile di Milano, prevista per il prossimo settembre a Milano, è stata confermata. Buona notizia, non tanto per i mobili, quanto perché mi fa ben pensare sulle previsioni dei prossimi mesi. Spero non sbaglino.
✘ L’amministrazione Raggi – sperando sia l’ultimo atto di sempre – fa scempio delle rive del Tevere, fatte di porfido, promuovendo una bella colata di asfalto che ha chiamato ‘Pista ciclabile’? Il dissenso si è fatto sentire, fino alla performance di ieri sera citando Celentano. A essere onesti, non è che sotto l’asfalto ci fosse l’erba, prima, e nemmeno il porfido: c’era l’asfalto. Magari steso meglio, quello sì, magari più chiaro, ma quello lo diventa. Insomma, non che io voglia difendere una giunta che non mi piace, e che non ha certo bisogno delle mie parole, ma stavolta forse il putiferio non è giustificato. Si poteva fare meglio? Quello sì, probabilmente.
◼ Se volete essere al passo in questo 2021 e siete uomini, potete fare tante cose. Una tra queste è la mencure. Ovvero la manicure per uomini mettendovi lo smalto. Niente di che, da sempre si fa, dalla preistoria a parecchi re Luigi fino al glam rock di cinquant’anni fa, quasi, nulla si crea e, va da sé, nulla si distrugge. Oggi sono in parecchi, Gazzè da noi per dirne uno, Beckham, Ronaldo, Leto, Styles e così via, e le bibbie delle modine, GQ, Chanel e così via, sono più che pronti a gettarsi su un mercato già parecchio aperto. Anche i piedi, eh, se siete allo stadio successivo.
✘ Il ministero della Cultura italiano ha pubblicato i dati degli afflussi del 2020. C’è da dirlo? Ovviamente un disastro. I visitatori sono passati da 54,8 milioni a 13,3 milioni, con un calo del 75,6 per cento. Gli incassi, di conseguenza: da 242 milioni del 2019 a 52,3 milioni del 2020, perdita secca del 78,4 per cento. Ecco il grafico brutto che mostra la cosa.
☀ La pantomima della destra lungo il percorso dell’approvazione del Ddl Zan prosegue e si arricchisce ogni giorno di novità per affossarlo. Fortuna che c’è qualcuno che riesce a mantenere lo spirito acceso e si è inventato un giochino buffo:
«La lobby gay può uccidere tutte le chiese». E non è il senatore Pillon (stronzone), anche se sembra.
✘✘✘ La cosiddetta ‘plastic tax’ viene rimandata al prossimo anno dal governo Draghi. Male male male. Un articolo del Fatto lo spiega meglio di quanto farei io.
✘ Il ritorno di Gallera: alla presidenza della commissione Bilancio di Regione Lombardia. I lombardi, metà, rabbrividiscono.
Bah, settimana intermedia, in attesa di capire come saranno i prossimi tempi.
Non è che mi piaccia da impazzire ma non riesco a resistere: devo averlo. E lo compro.
mia
Certo, il colore, verde più chiaro, la forma, sì, anche quella perché piramidale è più affascinante che tondolotto, ma è la frattalanza che mi rapisce: le rosette riproducono la forma complessiva e ognuna di esse è disposta a spirale ed è, essa stessa, a spirale. Un turbinio di cose-dentro-ad-altre-cose con un principio inebriante, l’autosomiglianza, che prosegue per parecchi livelli. Magnifico. Il fatto che sia una cultivar non sminuisce per nulla la magia.
di Ivar Leidus
Sì, poi ha anche le vitamine e gli antiossidanti, per me è più che sufficiente.
Ci sono momenti perfetti, ma momenti. Fuggevoli, bisogna saperli pigliare. E goderli. Poi ci sono le giornate perfette o, almeno, perfette per me: vento, sole, nuvoloni, clima da mar Baltico. E sotto una primavera che ribolle ed esplode di giorno in giorno. E i luoghi giusti. E, se possibile, le persone. Ecco, domenica è stato un giorno perfetto, uno dei giorni perfetti che, per fortuna, capitano anche in pianura padana.
Nemmeno un minuto uguale all’altro, luce strabiliante, uno di quei giorni in cui stare al chiuso è un delitto. Contro sé stessi. Penso vivrò per sempre fuori casa.
A 1:06:10 il film svolta e comincia la versione di Amy. In auto, definisce il marito «quel pigro bugiardo fedigrafo». Totò avrebbe esultato. (E Fincher qualsiasi cosa faccia, io la guardo).
Gialli, dunque. Tutti gialli tranne la Sardegna, che era l’unica bianca fino a poco fa e, ora, è l’unica rossa. Curioso. Dopo un bel po’ di tempo, ho perso il conto, si ritorna in zona gialla. La sensazione è che sia il risultato di un compromesso tra situazione sanitaria e spinte politiche e sociali, il che è del tutto normale e comprensibile, e ciò è confermato anche da chi queste cose le studia (mi riferisco allo studio dell’istituto Bruno Kessler): invece di optare per il «rischio calcolato» aprendo tra un mese, abbiamo scelto il «costo calcolato» di procedere ora, il che significa che abbiamo considerato accettabili un tot di morti al giorno, trecento, la possibilità che a breve i contagi ricomincino a salire e, di conseguenza, l’eventualità che si sviluppino varianti e la semicertezza di richiudere di nuovo, da qualche parte in qualche momento. Si poteva aspettare ancora? Sarebbe stato meglio, non c’è dubbio, dal punto di vista sanitario è fuori discussione. In Europa molti Stati chiudono di nuovo, seriamente, nel mondo la situazione non è buona, India su tutti con i contagi e i morti del tutto fuori controllo. E una variante indiana, cosiddetta, che ancora non si capisce se ci preoccupi oppure no, il fatto di aver bloccato tutti i voli farebbe pensare di sì. E la famiglia veneta di origine indiana che è andata sul Gange per la festa di vattelapesca tornando contagiata mi lascia interrogativo: io manco riesco a uscire dalla provincia e là fuori c’è un mondo che va a contagiarsi al Kumbh Mela e torna indietro? È che noi siamo tutti presi dal grande dibattito: coprifuoco alle 22 o alle 23? L’intensità della discussione riesce pure a superare quella sulla superlega europea, già massima, e il resto passa in terzo piano. In quarto, l’ostruzione vergognosa della Lega alla legge Zan contro l’omotransfobia, cinque mesi, per citare un argomento degno di maggior spazio nel pubblico dibattito. Il corso delle vaccinazioni, da quando è stato preso in carico dallo Stato e sfilato alle Regioni, ha preso una direzione sensata, soprattutto in Lombardia. Il numero complessivo si è attestato sulle trecentomila al giorno e, sebbene sia lontano dalle dichiarazioni incaute di molti, comincia a dare qualche risultato: i pazienti fragili hanno finalmente ricevuto la prima dose e con loro i conviventi, gli ultrasettantenni pure e ora ci si sta avviando ai sessantenni, la corsa ai vaccini per estrazione lavorativa e sociale finalmente è stata fermata. Anche l’isteria quotidiana sulle mancate consegne dei vaccini da parte delle aziende sanitarie pare essersi sedata, nonostante la questione sia ancora effettiva, è tutta questione di toni e di atteggiamenti tendenti al dramma. Per le poche competenze lasciate alle Regioni, la Lombardia qualche disastro riesce a farlo comunque: tre giorni fa dichiara ufficialmente che, a causa della mancanza delle dosi, AstraZeneca non sarà più somministrato come prima dose ma solo come richiamo, oggi stablisce l’esatto contrario, ritornando alla situazione di prima. Ed è a questo punto che Bertolaso, consulente della Regione per il processo di vaccinazione, sente che è arrivato il momento di lasciare, dichiarando come un supereroe sbilenco «missione vaccini compiuta» e con un gesto del mantello fare ritorno alla batcaverna. Ma non hai fatto nulla, dice la popolazione della città, ma lui è già volato via. Volato dove? A Roma, dicono i bene informati, arroma per candidarsi come sindaco. Aridaje. Dopo i fallimenti come consulente covid in Lombardia, Umbria, Sicilia e di nuovo Lombardia, dopo i trascorsi tremendi alla Protezione civile ai tempi del terremoto dell’Aquila, del G8 alla Maddalena, che ancora gridano allo scandalo, dei massaggi pecorecci sulle rive del Tevere, giova anche ricordare che si era già candidato a sindaco di Roma, ai tempi con Forza Italia, promettendo – non è una battuta – «il Tevere balneabile», descrivendo Roma come «una città terremotata come l’Aquila» (non furono contenti in Abruzzo), spiegando che il suo programma era stato approvato dalla moglie. Poi, come sempre fa, mollò sul più bello e se ne andò.
Grande giornalismo da queste parti.
Sono sollevato, lo confesso, per la vaccinazione di parenti e amici a rischio per età o per patologie varie, una delle cose che mi angustiava sta andando un pochino a posto, me ne rendo conto, anche se solo al primo turno. Capita di discutere con vicini o conoscenti sulla vaccinazione in sé e più passa il tempo più i miei toni diventano duri e decisi, sopporto poco le argomentazioni di chi ha deciso di soprassedere. Perché, ed è la cosa che non comprendono o non valutano, la loro scelta ha delle conseguenze ben precise e verificabili sulla nostra di vaccinarci, cosa non reciproca. Ne vanificano o rendono incerti gli effetti, offrendo il fianco allo sviluppo di varianti, cosa che si ripercuote poi su tutti. Al contrario, ricevono solo frutti positivi da chi si sottopone a vaccinazione. Vaccinazione peraltro che, ricorderei sempre, nessuno di noi fa volentieri, potendo evitare farmaci quando possibile. Non escludo testate. In attesa mentre accompagnavo altre persone al vaccino, riflettevo. Scene da film catastrofico, enormi strutture piene di persone, tutte distanziate, operatori in camice, tutti con la mascherina, schermi iperattivi che continuano a chiamare numeri, file tra accettazioni, anamnesi e somministrazioni, ed è tutto purtroppo vero. Un milione di morti in Europa dall’inizio, un milione. E se dovessi raccontare tutto questo a chi nulla sapesse, a chi non ha fatto in tempo a vedere? Non ci crederebbe, non potrebbe crederci. Gli parlerei di lockdown, di Ddl del sabato sera, di controlli, di divieti, di misure sanitarie, già immagino gli occhi sgranati e le domande incredule: e le scuole? Chiuse. Ma come chiuse? Non può essere. E tutti la mascherina, sempre fuori di casa. Strabuzzano. E due mesi chiusi in casa, ma chiusi chiusi. Non ci crederebbero, impossibile. E un milione di morti. Penserebbero alla spagnola ma è un racconto lontano, come si racconta la peste di Atene. Per loro, per noi non più. E i ristoranti chiusi, i cinema, i teatri, le librerie, le bocciofile, le scuole guida, rimandate tutte le scadenze, anche fiscali, rimandati i controlli medici per patologie gravi, rimandati gli esami, rimandata la vita. Anche il me di quindici mesi fa non ci potrebbe credere ma pensare di raccontarlo a una persona precisa mi rende la cosa più evidente.
Ora, però, siamo gialli. Quindi, è l’ora delle nuove prime volte e stasera vado al ristorante. Sono un po’ emozionato, si può fare. Certo, secondo le regole bisogna stare seduti all’aperto, ed è aprile, e alle ventidue bisogna essere a casa (altro dibattito fondamentale: alle ventidue alzati o accasati? Quante energie ben spese). Quindi, golfino, cappello, guanti, prenotazione per le diciannove, diciannoveetrenta, e via, si ritorna a un qualcosa che assomiglia lontanamente a ciò che conoscevamo ma che, al momento, va benissimo così ed è persino emozionante.
Un vecchio filmato di non so quale trasmissione idiota di Bongiorno, lui celia, dice scemenze e banalità, parla di canzoni di «contestazione» e poi le dice che è proprio una Diva e che in Germania è osannata. Lei, Milva, non gli lascia finire la frase sciocca e dice: «Non sono una Diva, sono una persona che lavora». E io pum! rapito per sempre.
◼ In testa perché è importante. Perché molti hanno paura dei vaccini anti-covid? Paure razionali? Irrazionali? Un interessante articolo di Tim Hartford. Utile anche se dovete argomentare con qualcuno vicino.
✘ È finita la tapioca. Fine, kaputt, nisba. A causa della pandemia e del lockdown, non ce n’è più. Essendo un prodotto tratto dalla manioca, immagino che se la manioca non è finita, prima o poi ci sarà anche la tapioca. O no? Ma poi: ma checcazzo è la tapioca? Ah, ho capito, le nuvole di drago. Vabbè.
☀ Cygames, per festeggiare l’anniversario del videogioco “Princess Connect! Re: Dive”, che produce, ha organizzato una cosetta a Shanghai in cui 1.500 droni hanno svolazzato qua e là e a un certo punto hanno disegnato in cielo un QR code scannerizzabile. Beh, notevolissimo a vedersi, uno puntava il telefono e veniva reindirizzato sul sito del gioco. Ma al di là della funzionalità, è impressionante e avvincente. Una pubblicità futura che corrisponde all’immaginario tipo-Blade runner e Shanghai si presta benissimo, come sempre.
✘ False molte delle firme della petizione di Fratelli d’Italia contro il ministro Speranza. False nel senso di proprio farlocche, ripetute più volte, inventate. Sono stato coinvolto involontariamente nella cosa, non sono ancora sicuro che mi faccia piacere o dispiacere, non ho ancora capito.
◼ Qualcuno ha calcolato che sulla terra, dall’inizio-inizio, ci siano stati circa 2,5 miliardi di tirannosauri. Quindi non stiamo contando i brontosauri, i megalodonti, gli schifosauri e tutti gli altri. Vien meno da fare gli sbruffoncelli, o no?
☀ Abbiamo volato su Marte, con Ingenuity, piccolo elicottero-drone. Non inganni il nome, significa ‘ingegno’. Prima volta di sempre, momento storico e tappa fondamentale, per chi sa apprezzare. Sottolineo, per chi non ci pensasse, che è facile volare con l’aria, meno senza.
✘ È morta Milva. Aveva fatto cose belle, da Brecht a Strehler a Battiato. E per la compostezza che la contraddistingueva. La ricordo per “Alexander Platz”, come quasi tutti, dove, ovviamente, c’era la neve. Ne ho anche un ricordo visivo, lei che nel 1990 la cantava a Berlino. Ma non nella piazza, bensì in un parchetto, di fianco a due solitarie panchine, una roba un po’ triste, davanti alla Brandenburger Tor. Immagino fosse per l’impossibilità di girare a Berlino est, al tempo, e che fosse stata una scelta semplice per trovare un luogo identificabile come Berlino. Ma che poco ci azzeccava.
✘ È morto anche Luciano Ventrone. Era un pittore e faceva delle nature morte che, al di là del gusto personale, erano davvero impressionanti, per quanto fossero spinte al massimo del realismo. Non ne so molto altro, colpa mia.
☀ Ahah, sembra uno sparatutto, e un po’ anche lo è, ma bisogna suonare. Insieme o da soli. E per sconfiggere i nemici. È Rustissimo, una cosa completamente sbalestrata di quelle che piacciono a me, quindi se avete capito e snasato la cosa e vi colpisce, i riferimenti ci sono. Sciapò.
✘ Mai più senza. La borsa-aereo di Luis Vuitton alla modesta cifra di.
◼ SpaceX ha vinto la gara della NASA per fornire un mezzo missilistico per le prossime missioni nello spazio, a partire dal 2024. Prima senza astronauti, poi sì. SpaceX è l’azienda di Elon Musk o, almeno, ne è il volto più visibile, non ho studiato attentamente la proprietà, e ha battuto Blue Origin, che è di Jeff Bezos, e Dynetics, altra azienda statunitense in gara, che non so di chi sia. Il contrattino è da 2,9 miliardi tanto per cominciare. Secondo molti esperti, la scadenza del 2024 è troppo ravvicinata, irrealistica. Vedremo.
✘ Secondo uno studio approfondito, si può considerare non toccato dall’impatto umano solo il 3 per cento della superficie del pianeta. Mmm.
✘ Infine, visto che è stato l’argomento principe della settimana per molti, il che fa molto pensare, condivido il miglior contributo al riguardo che ho letto:
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