la gioja del disco nuovo: Hitchcock

L’uscita di certi dischi è gioja, gioja pura per me e per chi ha dalla musica un piacere non sporadico: Robyn Hitchcock, Robyn Hitchcock, uscito alla fine di aprile.
Se esistessero ancora i negozi di dischi, sarei corso.

Quei tocchi un po’ così che Hitchcock ha sempre, la camicia psicolica, il gatto da pensionato inglese, la copertina a mosaico, e un disco che giganteggia come sempre tra i generi più diversi: alla Johnny Cash alla festa del porcello, I Pray When I’m Drunk, al rock schitarrone e bello, I Want to Tell You About What I Want, la canzone che non capisci bene al primo giro ma che al secondo ti ha già conquistato nonostante il verso improbabile tra ritornello e titolo, Sayonara Judge, il pezzo da matto che più inglese non si può, Detective Mindhorn, il coutry minimo di 1970 in Aspic tutto in slide.
Insomma, il solito pazzo completo che sforna dischi a go-go che qui, io, non si può non amare parecchio.

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