mistico serto di luce e fior

Settimana scorsa ‘Aida’ all’Arena.
Lasciate le piramidi zeffirellate, la messa in scena contemporanea di Stefano Poda ci è piaciuta, con la manona che si apre e chiude e la luna e sole volante, i pugni aperti e chiusi, oltre a costumi splendidi e molte variazioni sul tema.

Notevoli per un profano come me anche orchestra e solisti, che voci potenti.
L’unica valutazione che farei è che, mentre Verdi usava la patina egiziana come pretesto per parlare di tutt’altro, Patria, libertà, indipendenza, fedeltà, con atteggiamento ovviamente colonialista e di appropriazione culturale ai nostri occhi, oggi non c’è alcun motivo – non potendo comunque modificare testo e ambientazione – di usare simboli complessi della cultura e religione egiziana a caso su costumi contemporanei, per esempio l’occhio di Iside stampato sulle vesti bianche e le teste di Ra indossate dal coro. Visto che tutto è rivisitato, non c’è bisogno di tali richiami, a parer mio. La cosa funzionerebbe lo stesso e striderebbe meno, direi.

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