L’anno prossimo 166:

L’anno prossimo 166:


Chissà che ha tradotto o chissà a che prodotto si riferisce (posso però immaginare). A parte questo, AGPTek ha resuscitato i lettori mp3 e lo fa decisamente bene: se come me non potete pensare di ascoltare la musica col telefono, questi sono buoni. Non solo per gli uomini di linea maschile.
Da Stefano Amato, Avete Il gabbiano Jonathan Listerine (e altri incontri ravvicinati in una libreria di provincia):
CLIENTE: Mi consiglia un libro da regalare? È per una persona che legge moltissimo, quindi credo le piaccia un po’ tutto.
A giugno o giù di lì uscirà il film su Wonder Woman, tutto bene, bella aggressiva, ipervitaminica, salterella e spadosa, tutto come dev’essere in quest’epoca di saturazione, occhei.

Ma quant’era bello l’aereo invisibile della serie tv di WWoman degli anni Settanta con Lynda Carter?

Che poi: teoria vorrebbe che WWoman sia in grado – lo leggo dalle bibbie dei nerds dei fumetti – di correre a una velocità superiore a quella della luce, in determinate condizioni (quali? Scadenze fiscali?). Ne consegue la domanda: che te ne fai dell’aereo, Wonder?
Prima nei titoli di questo elegante e sofisticato blog non potevo mettere le lettere accentate, perché il font dei titoli (typo slab serif light) non lo permetteva.
Poi il mio amico J. mi ha spinto a risolvere la cosa, ed ecco qua. D’ora in poi, solo titoli accentati a sproposito (per chi le vedesse strane o in grassetto, F5, F5, F5, ctrl+F5 ad libitum, ammesso che freghi qualcosa).
Da Stefano Amato, Avete Il gabbiano Jonathan Listerine (e altri incontri ravvicinati in una libreria di provincia):
IO: Mi dispiace, il libro che cerchi è finito. Ti conviene provare in qualche altra libreria, qui vicino se vuoi ce n’è una.
CLIENTE (indicando lo schermo del computer): Tu da qui puoi controllare se loro ce l’hanno?
IO: E come?
CLIENTE: Boh, non siete tutti amici fra voi, tipo su Myspace eccetera?
Il 12 aprile 1961 Jurij Gagarin terminò la propria missione.

Da allora, in Unione Sovietica il 12 è il giorno del Cosmonauta, in senso ampio (infatti, quello qui sopra è Aleksej Archipovič Leonov), e qui lo festeggiamo.
Il titolo di “cosmonauta” si riceveva solo dopo essere stati nello spazio, mica come quegli sbrindelloni degli americani, per i quali bastava iniziare l’addestramento e avere la tuta. Credo che rivedrò “Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli, film commovente tutto pieno di cose belle e per me nostalgiche che hanno un bel po’ a che fare con quegli anni. E “Good-bye Lenin” per nutrire la mia ostalgie.

Kobo aveva alzato l’asticella con One, ora mi pare che l’avanguardia nel campo degli ereader sia in mano a Tolino (che iddio abbia in gloria i creativi che inventano i nomi): il vision 4 HD.

Così al volo, i pro battono ampiamente i contro in una veloce sfida:
PRO
Non ultimo, anche se non essenziale, la meravigliosa presa USB simmetrica, che dovrebbe essere uno standard da almeno quindici anni, ma tant’è.
CONTRO
Irrilevante, a parer mio, il fatto che sia subbaqquo, ma evidentemente è una funzione davvero richiesta. Il resto, magari, più avanti, ovvero qualche indicazione sull’utilizzo effettivo affiancato al mio Kobo Aura HD: lo compro oggi, vedremo.
Un pensiero affettuoso, come sempre, a quei poverelli schiavi del Kindle.
Oggi ma un sacco di anni fa moriva Primo Levi.

Il perché e il come, che pur avevano avuto importanza al momento, ora non ne hanno più molta. Di sicuro, a me manca.

L’ho già detto, lo ripeto, lo considero il più grande scrittore italiano. E non lo dico per le sue opere concentrazionarie, lo dico per La chiave a stella, per Vizio di forma, per Il sistema periodico, per le Storie naturali, i racconti di Lilìt, gli articoli di L’altrui mestiere. E viviamo in un periodo fortunato se con solo diciannove euro (meno di nove in formato elettronico) si può avere copia cartacea di tutta questa meraviglia e, dico, possederla.
Guardandolo così, in una rara foto in cui sorride (non sono sicuro sorridesse raramente, di sicuro lo faceva raramente nelle fotografie), come si fa a non volergli bene?

Non si può dire che stavolta non abbia fatto le cose in grandissimo.
Prima un colossone decapitone di diciotto metri, occhio: di bronzo.



Poi la storia del ritrovamento subbaqquo (non si intitolerebbe: Treasures from the Wreck of the Unbelievable) e l’esagerazione fatta quantità.



Hirst a Venezia, tanta roba. Le trentasette pagine della guida, per chi volesse.
Ma perché tutto questo? «Perché me lo posso permettere», presumo.