Un pensiero per Paolo Borsellino.
E uno per i morti di Stava, stesso giorno anni prima.
Stesso post di due anni fa, il ricordo non cambia.
Un pensiero per Paolo Borsellino.
E uno per i morti di Stava, stesso giorno anni prima.
Stesso post di due anni fa, il ricordo non cambia.
Le parole, schifose come sempre, sono di Carlo Giovanardi. Questo per dire che c’è uno scopo nel ricordare con fermezza e precisione: ostacolare i vigliacchi che nemmeno decenni dopo smettono di insultare la memoria delle vittime e l’intelligenza di coloro che sono ancora vivi.
Trentasette anni, quando scompariranno i Giovanardi?
Due ergastoli confermati per Carlo Maria Maggi leader di Ordine nuovo e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti, riconosciuti anche dalla Cassazione come mandante ed esecutore materiale della strage di piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974. Oggi si è scritta una verità, giudiziaria, ma una verità. Quella storica chi ha voglia di conoscerla, la conosce già.
[aggiornamento 21/06: pare che Tramonte si sia dato, vigliacco ancora una volta di più]. [aggiornamento 21/06 ma dopo: pare che Tramonte sia stato arrestato in Portogallo. Bene].
Nell’estate del 1991 i miei mi portarono a Berlino: era il momento giusto per andarci, una Berlino così nessuno l’avrebbe mai più rivista.
Porsche e trabant, bancarelle con i pezzi di quello che doveva essere un muro più lungo della muraglia cinese, manifesti che inneggiavano ai soldi e al guadagno, gente felice che non ricordava nemmeno più dove passasse il muro, gente spaventata perché i soldi dell’est divennero improvvisamente carta straccia e i marchi dell’ovest altrettanto improvvisamente furono costosissimi. Era il posto dove essere, il posto da vedere. Good-bye Lenin racconta tutto molto meglio di me.
Tra le mille cose che accadevano, una ci colpì: davanti al palazzo del Bundestag si fermò un tram e ne scese un omone alto, grosso e pelato, che svettava su tutti per imponenza. Era Helmut Kohl, l’uomo determinante del momento in Germania e, direi, nell’Europa del tempo. Era semplicemente sceso da un tram per andare in parlamento e si era incamminato in mezzo alla folla.
Noi italiani? Secchi. Niente auto blu, niente sirene e, magari, i cecchini c’erano ma noi non li potevamo vedere, insomma il potere vero che non si comportava come eravamo abituati a vedere noi, a casa. Fummo molto stupiti e a tutt’oggi ne abbiamo, tutti, un ricordo preciso: quello era un momento da scorte su scorte. Eppure no, forse era solo costume tedesco, forse era un modo di dimostrare tranquillità e sicurezza.
Kohl è morto oggi e io ne conservo questo ricordo, a prescindere.
Un’altra volta, si ricorda, è importante esserci.
Come ogni anno, noi abbiamo portato le nostre rose.
Miccia, Tuttiglialtri, A. e Morbo.
Ancora una volta è l’anniversario dell’attacco di via Rasella.
Per chi volesse, ne ho scritto qui, qui e qui, per esempio. Non ho mai capito, mai, perché si celebri oggi, invece, il ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Mistero. Fatto sta che il sindaco, quest’anno, è a sciare. Ognun pensi ciò che desidera.
Un carpentiere, qualche esperienza di lavoro in una fabbrica di orologi, suonava la cetra ed il contrabbasso per il coro locale, amante delle lunghe passeggiate, protestante moderato, basso di statura e con i capelli neri pettinati all’indietro, il suo tedesco semplice, con forte accento della Svevia, rivelava la sua scarsa istruzione e la sua provenienza dal meridione della Germania. Il suo nome era Georg Elser.
«Non ha la faccia tipica del criminale», scrisse il 22 novembre 1939 il giornale nazista «Völkischer Beobachter». «I suoi occhi sono profondi […] e pensa a lungo e con attenzione prima di rispondere. […] Quando lo si guarda, ci si può per un istante dimenticare di quale mostro satanico egli sia, di quale colpa, di quale terribile peso la sua coscienza si faccia carico con una così intollerabile semplicità». Il mostro satanico altro non fece che cercare di uccidere Hitler.
La sua storia è raccontata da Danny Orbach nel suo libro «Uccidere Hitler. La storia dei complotti tedeschi contro il Führer», da cui cito: «Aveva escogitato, completamente da solo, un piano molto sofisticato per uccidere Adolf Hitler. Nella storia del Terzo Reich nessun altro tentativo di assassinio – neppure il famoso complotto dinamitardo di Stauffenberg del 20 luglio 1944 – venne pianificato in maniera così meticolosa e arrivò così vicino al successo. In ogni caso, al contrario di Stauffenberg, di Oster e degli altri attentatori provenienti dal movimento della resistenza, Elser non aveva una rete di appoggio: non aveva complici, né contatti nell’esercito o amici politici. Nessuno gli fornì coperture o gli diede bombe o case di copertura o istruzioni. Non fece mai trapelare il peso psicologico che sopportava, né rivelò mai agli amici la sua terribile missione».
Elser decise di colpire Hitler nella birreria di Monaco in cui, annualmente, celebrava con i suoi fedeli il fallito putsch. Si fece assumere in una cava e piano piano sottrasse l’esplosivo necessario; poi, con ancor più meticolosità, si fece chiudere dentro la birreria per molte notti scavando una nicchia nella colonna dove sarebbe stato il palco di Hitler, inserendo poi la bomba.
Come racconta ancora Orbach: «La missione di Elser sembrava irrealizzabile da vari punti di vista. Doveva procurarsi da solo gli esplosivi, costruirsi una bomba, arrivare a Hitler (cosa non facile per un ufficiale, figuriamoci per un semplice operaio) e superare il suo apparato di sicurezza. Doveva riuscire ad avere informazioni precise, impresa praticamente impossibile da compiere da solo, senza agenti e uomini di fiducia. Eppure Elser riuscì a ottenere tutto questo grazie alla sua formazione, alle sue capacità non comuni e a una serie di circostanze fortuite».
L’8 novembre del 1939 tutto era pronto: Hitler cominciò il suo discorso alla birreria, la bomba era regolata per esplodere alle 21:20 e, vista l’abitudine del Führer di proseguire i propri discorsi per ore, pareva tutto a posto. Purtroppo, il tempo si guastò e rese impossibile volare con l’aereo quella notte: così Hitler decise di rientrare a Berlino in automobile e fu questo il motivo per cui interruppe il proprio discorso alle 21:05, lasciando la birreria. «Il piano di Elser era stato salvato più di una volta dal caso. Ma questa volta il caso lo tradì».
Elser fu arrestato alla frontiera, torturato, deportato infine a Dachau e ucciso poco prima della liberazione. Grande fu la sua lungimiranza, poiché intuì fin dall’inizio a cosa il nazismo avrebbe portato, e concepì il suo piano – oltre che tutto da solo – almeno fin dal 1938: quanto sarebbe cambiato se fosse riuscito a uccidere Hitler nel 1939! Sarebbe bastato un quarto d’ora in più.
Georg Elser è stato uno degli uomini più coraggiosi e lungimiranti che siano mai vissuti, oggi è il giorno giusto per ricordarlo. L’uomo che da solo quasi riuscì a cambiare la storia.
La settimana dal 27 novembre, due giorni dopo la morte, al 4 dicembre, il giorno della sepoltura al cimitero di Santa Ifigenia.
La biblioteca nazionale cubana – L’Avana, Cuba, 27 novembre 2016 (AP Photo/Desmond Boylan)
L’Avana, Cuba, 27 novembre 2016 (PEDRO PARDO/AFP/Getty Images)
L’Avana, Cuba, 28 novembre 2016 (AP Photo/Dario Lopez-Mills)
Alexis Tsipras a Plaza de la Revolución – L’Avana, Cuba, 29 novembre 2016 (PEDRO PARDO/AFP/Getty Images)
Cuba, 30 novembre 2016
Santa Ifigenia, Santiago, 4 dicembre 2016 (Marcelino Vazquez Hernandez/Pool Photo via AP)
Santa Ifigenia, Santiago de Cuba, 4 dicembre 2016 (Chip Somodevilla/Getty Images)
Santa Ifigenia, Santiago de Cuba, 4 dicembre 2016 (YAMIL LAGE/AFP/Getty Images)
Santa Ifigenia, Santiago de Cuba, 4 dicembre 2016 (Chip Somodevilla/Getty Images)