minidiario scritto un po’ così tra i franzosi che protestano: uno, sapone, criminali, tegole, vetrine infrante, un pastis grazie e una spruzzata di ero

In Camargue ci sono stati tutti, ad Arles ad Aix ad Avignone ad Aigues-Mortes tutti tutti, a Marsiglia no, nessuno mai. Perché? Beh, facile, per i marsigliesi – intendo le bande, i criminali, quelli alla Lino Ventura per capirci. E poi perché è una città portuale della quale, a parte il sapone, appunto, i banditi e certi coppi da tetto particolari con doppio incastro, nessuno saprebbe citare una cosa una. Provare. Ed è così, una ragione ci sarà. E sebbene sia un’ottima base per poi risalire la valle del Rodano, per esempio, andando incontro a certe meraviglie come Orange, Vienne, Avignone, Valenza fino a Lione, nessuno poi ci va. Non è nemmeno semplicissima da raggiungere, devo dire, se non con l’aereo. Treno non se ne parla e l’autoroute A8, La Provençale, passa più sopra.
In realtà il piano era più articolato: volo a Bordeaux poi Saint-Michel-de-Montaigne a vedere, proprio, la torre-studio di Montaigne, quella con i celebri motti scritti sulle travi, poi un bel pezzo di Occitania, Languedoc-Roussillon, Midi-Pyrénées e così via per dirla alla loro moderna, fino a Marsiglia, bel giretto da quattro, cinque giorni. Ma i franzosi no, i franzosi che si incazzano e i giornali che svolazzano e a causa delle loro proteste, misurate al punto di decidere di bruciare il portone del municipio di Bordeaux, il volo viene cancellato. Fine del giro. Eh, però il ritorno è ancora lì, che fare? Pigliare un’andata qualche giorno dopo a basso costo, ecco cosa fare io. Quindi, il giro si riduce e diventa Marsiglia-su-Marsiglia e semmai dintorni, poco più, va bene lo stesso.

Città difficilina, in effetti, un bel miscuglio Genova-Napoli-Tangeri, un minestrone mediterraneo in posizione clamorosa condita qua e là da progetti dispendiosi per favorire la gentrificazione e motorini bruciati, colline vista mare di grande bellezza e comode piazze di spaccio, viali alberati con jumbo metrò e cataste di rifiuti ingombranti, il tutto dietro a un porto interno strepitoso tutto tutto pieno di barche di una certa importanza. Sgarrupatina, invero, poggiata molle su dolci colline che discendono al mare, una cattedralona Sacre Coeur su una cimetta che han proprio copiato Parigi, due forti, nel senso militare, che chiudono le bocche del porto, come tutte le città man mano che si va fuori la situazione un po’ si complica. Però, sensazione di pericolo o di fastidio, mai. Certo, e spero di non risultare cinico, non provo stupore ora a sapere che sia crollato un condominio in centro e che, anche, non si abbia granché idea di quante persone ci vivessero dentro. Perché, oltre al sovrannumero non registrato di persone che per scarsità di mezzi si raggruppano, la città stessa, il modello è parigino, fraziona gli spazi in misura insensata e li fa pure pagare parecchio. Verificare i tagli qui sotto.

Possibile affittare un appartement da diciassette metri quadri? Possibile, eccome, da dormir sulla tazza. Siccome i palazzi sono con evidenza da grandi appartamenti primo Nove è chiaro che la fanno sporca suddividendo a colpi di pareti di carton gesso per aumentare il realizzo, a discapito dei gentiluomini e delle gentildonne che poi ci vanno a vivere. E non sono sarcastico, sono persone se non ricche certamente con stipendi significativi.
Non so se siano incazzati per la casa, non mi pare anche se dovrebbero, ma di certo sono incazzati per le pensioni, i franzosi. Le vetrine del centro, quelle delle catene, sono tutte frantumate a sassate o bulloni, tamponate con cartoni e pezzi di compensato. Le scritte, ovunque, e tutte ovviamente contro Macron, reo di voler portare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Una cosa che nei paesi più disgraziati, dal tempo della trojka in Grecia a Monti da noi, è stata digerita da tempo.

Per la struttura dello Stato che si sono dati, di fatto un re ce l’hanno ancora ed è responsabile di tutto, per cui è facile, anzi inevitabile, che la protesta si indirizzi verso una persona sola, il presidente. Sfido chiunque là fuori a citare un primo ministro francese degli ultimi venti o trent’anni. Dai, sapete-sappiamo solo quelli che poi sono diventati presidenti, è inutile provarci. Quindi Macron è il cattivone, e nulla fa per piacere ancor meno adesso che al secondo mandato non ha il patema della rielezione e, secondo molti, spinge così la destra di Le Pen ove non arriverebbe da sola.
I commentatori di sinistra in Italia ovviamente apprezzano la protesta popolare e spiegano nei corsivi che si tratti del rifiuto dell’accettazione passiva della riforma più che della questione dell’età in sé, «la contestazione attuale non si limita alla semplice difesa dello status quo. I francesi in piazza (…) vogliono partecipare alla discussione su una riforma delle pensioni, che è sentita da tutti come necessaria. Semplicemente non vogliono farlo nei tempi e secondo i presupposti dettati dall’esecutivo». Non saprei, difficile capirlo da qui, i sassi sono già stati tirati e quello che si vede ora sono scioperi, astensioni e difficoltà per chi si deve muovere. Non capisco nemmeno se lo sciopero generale annunciato per il prossimo sei abbia a che fare con questo o sia altro, non conosco la ragione per cui i controllori di volo protestino. Compro una copia de La Marseillaise, giornale regionale di sinistra, ma non trovo sintesi comprensibili per me foresto. Una catasta di rifiuti solidi rimane tale e per me è difficile capire senza il carbonio 14 a che epoca risalga, se sia nativa della città o se sia il risultato delle proteste dell’ultimo mese. Un po’ e un po’, secondo me. Gli scooter bruciati e smembrati no, preesistono, almeno dall’epoca dei focesi.

Comunque, a me le città vivaci con temperamento piacciono, per cui anche a Marsiglia mi trovo bene. Non ci vivrei, non la consiglierei come destinazione unica, non ci passerei una settimana, no, ma per un passaggio per me va bene. Ci sono ancora un paio di storie sulla città che vorrei raccontare, vorrei dire di un bel museo, di un quartiere sopra la collina, di un porto antico, tutte cose che rimando alla prossima. Ora è quel momento della giornata in cui il sole radente appena prima del tramonto colora le case, la terra, l’acqua accentuandone i toni, golden hour la chiamano gli inglesi, dando una patina splendente a tutto quanto. Durando al massimo pochi minuti, va da sé che merita tutta la mia attenzione, il resto si posticipa addomani. Orvuar.


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