laccanzone del giorno: the Kinks, ‘Strangers’

Se i Kinks sono a livello degli Who, e lo sono, eccome se lo sono, allora ‘Strangers‘ sta a livello di ‘They are all in love‘: ovvero quelle dieci, quindici canzoni nella storia della musica – venti, dai – che procurano al cuore estasi, struggimento, dolore e insieme gioia, tantaggioja.

Se il testo di ‘Strangers‘ è un po’ più facile rispetto alla canzone degli Who, la melodia è più complessa e la voce di Ray Davies, praticamente i Kinks da solo, canta in quel modo che solo lui che pare stonato, che pare sopra o sotto e invece, accidenti, è proprio quello giusto.
Da Lola Versus Powerman and the Moneygoround, Part One, in molti si sono accorti di questa canzone nel tempo, specie nelle colonne sonore, e non c’è nulla di male, anzi: è sempre bello riascoltare e cantare insieme If I live too long I’m afraid I’ll die. Eccezionale, con l’inconfondibile batteria elastica che sta sotto a tutto il pezzo e, meraviglioso, chiude.

un mondo migliore è possibile (sostieni la causa)

C’è un’altra via, un modo diverso, un modo rispettoso e dignitoso per tutti per ricercare la felicità personale e, già che ci siamo, abbattere per sempre il sistema capitalista: il comunismo nella sua versione texana.

Esatto: il CPTX, ovvero il Communist Party of Texas, ovvero la quarta o quinta via alla dittatura del proletariato armato di AK47 e coltello bilama da assalto, e sì, sono sette in tutto, e allora? ‘Azzo vuoi?
La grande forza che abbatterà finalmente i nazisti dell’Illinois è qui tra noi, il CPTX, e se vogliamo che la CasaPound del Texas stia al suo posto, bisogna sostenere. Viva il comunismo, viva il Texas, viva i compagni texani che marciano insieme a noi verso il sole dell’Avvenire con i loro pickups! Venceremos.
(Sì, lo stemma pare una roba da Call of duty, eh, lo so).

mostri nei Settanta

Quello a destra qui sotto è Edmund Kemper III, efferato serial killer americano. Quello a sinistra è Cameron Britton, un simpatico e gioviale attore che interpreta, appunto, Kemper.

Ma la somiglianza davvero inquietante è quando lo interpreta in movimento, l’assenza di affettività, la presenza dominante, insomma ottima resa e ottimo livello.
Per vedere Kemper-Britton bisogna vedere Mindhunter, nuova serie tv su un argomento trito e ritrito che però tira sempre: i serial killer. La differenza, stavolta, la fa l’ottimissima fattura del prodotto, ambientazione, scrittura, dialoghi, trama, gran recitazione, una seconda stagione già confermata eccetera, e la regia di Fincher, che è uno che basta dire: Seven, Fight club, Zodiac e un po’ di House of cards. Non male no.
Certo, deve piacere il genere e a me, modestamente, non lo piace. Ma questa sì, questa mi è piaciuta, nonostante parecchi abominii. E poi c’è lei: Dànamm.
(Qui una recensione più sensata della mia).